transizione energetica

Negli ultimi 15 anni in Italia è diminuito del 18% il fabbisogno di energia rispetto al picco del 2005 e sono più che raddoppiati i consumi da fonti rinnovabili (19%). In tema di transizione energetica c’è però ancora tanto da fare per trasporti e usi residenziali. Passi in avanti sono stati compiuti anche nel campo dell’economica circolare: negli ultimi vent’anni, la raccolta differenziata è triplicata e il conferimento in discarica è passato da circa il 70% al 21% (ma deve arrivare al 10% entro il 2030).

Lo rilevano i dati del rapporto Tea-Transizione ecologica aperta. Dove va l’ambiente italiano? presentato dall’Ispra lo scorso 13 dicembre e redatto per sottolineare le trasformazioni in corso nel Paese e tracciare la giusta direzione per quelle future.

Transizione energetica a passo sostenuto ed emissioni in calo

Si riducono le emissioni di gas serra, calate del 19% negli ultimi trent’anni, come anche le principali fonti di inquinamento atmosferico. La riduzione è avvenuta soprattutto grazie ai grandi utilizzatori: -46% nel settore dell’industria manifatturiera e -33% nelle industrie energetiche.

Destano preoccupazione la presenza dell’ozono a bassa quota durante l’estate, la situazione dei grandi centri urbani e la Pianura Padana, dove l’orografia e le condizioni meteorologiche non favoriscono la dispersione degli inquinanti.

Non dà tregua l’aumento delle temperature, ormai dal 1985, e si aggravano le isole di calore nelle città. Le anomalie annuali di temperatura media, rispetto al trentennio climatologico 1961-1990, sono state sempre positive ad eccezione del 1991 e del 1996. Il 2020 ha chiuso il decennio più caldo mai registrato, con anomalie medie annuali comprese tra +0,9 e +1,71°C. Anche la temperatura superficiale dei mari italiani negli ultimi 22 anni è stata sempre superiore alla media. L’analisi della precipitazione cumulata annuale non mostra invece variazioni significative. Il rapporto afferma che l’impatto dei cambiamenti climatici sarà presumibilmente più intenso nel bacino Mediterraneo e potenzialmente più disastroso a causa dell’elevata vulnerabilità dell’area.

Dimezzato il consumo di materiali, ritmi elevati nella perdita di suolo

Dal picco del 2006 il consumo di risorse materiali (come metalli, cemento, legna, pietra, combustibili) da parte dell’economia si è quasi dimezzato. Complessivamente, questi ultimi quindici anni hanno visto la produttività̀ delle risorse aumentare da 2,12 a 3,54 euro per kg: è il migliore dato europeo.

Nonostante una leggera flessione, a partire dal 2012 il consumo di suolo è ancora forte e viaggia al ritmo di 60 chilometri quadrati l’anno: il 7,11% della superficie nazionale contro il 4,2% della media europea.

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