carbon neutrality

Per il raggiungimento degli obiettivi di decarbonizzazione l’azione concreta da porre in essere è quella della misurazione, in particolare la necessità di uno standard condiviso per il carbon accounting. Fondamentale è inoltre il ruolo degli istituti finanziari nell’accompagnare le piccole e medie imprese piccole lungo il percorso della transizione energetica per la carbon neutrality. È uno degli aspetti emersi al convegno Il mondo dopo COP26: strategie del governo e delle imprese per promuovere la spinta verso il net zero e la neutralità carbonica organizzato il 14 dicembre dall’azienda di servizi legali Dla Piper.

Come è stato sottolineato, è soprattutto la collaborazione tra pubblico e privato ad assumere una funzione indispensabile per raggiungere gli obiettivi stabiliti dalla Cop26 e per tale ragione è essenziale che ogni singolo Stato “attui piattaforme e programmi che consentano di sfruttare i finanziamenti pubblici e privati volti a concretizzare la carbon neutrality”, viene spiegato nella nota stampa.

Carbon neutrality: l’Italia e il ruolo dei giovani

L’incontro ha visto il confronto di personalità istituzionali e rappresentanti delle imprese sugli scenari emersi alla Cop26. In particolare, la tematica della carbon neutrality sulla quale Dla Piper ha da tempo intrapreso una politica interna che porterà a completare il processo di approvvigionamento energetico da fonti rinnovabili dal 61% attuale al 100% entro il 2030.

Verso il raggiungimento del net zero, l’Italia gioca un ruolo chiave: “In questo contesto non va dimenticato il ruolo dei giovani che sono e saranno i più interessati da queste scelte. Questo momento di confronto intende, dunque, contribuire alla costruzione della fiducia e di un senso di responsabilità verso le comunità in cui viviamo, che riteniamo essere un tassello fondamentale”, ha dichiarato in una nota stampa il country managing partner di Dla Piper Italia, Wolf Michael Kühne.

Ruolo della tassonomia UE e delle Ong

Tra gli altri punti che sono stati affrontati all’incontro, anche quello del “divario tra Stati Uniti e Cina quale elemento critico che renderà i negoziati climatici sempre più politicizzati”, si afferma nella nota. Spazio di confronto anche sulla tassonomia UE, a cui è riconosciuto il ruolo importante nello stimolare la finanza privata e la necessità di una più forte azione dell’Unione europea a livello globale, in particolare attraverso un accordo con gli Stati Uniti.

Un altro punto emerso ha riguardato il ruolo delle Ong nella lotta al cambiamento climatico, dove si osserva “una crescente incidenza dei casi di climate change litigation che sempre più, grazie alla capacità delle associazioni di fare network oltreconfine, mettendo in comune esperienze, metodi e risultati, portano casi nazionali ad avere un impatto a livello internazionale”, viene evidenziato nella nota stampa sottolineando inoltre che tale aspetto vincolerà gli Stati a dover rendere conto dei progressi rispetto agli impegni presi a Cop26.

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