La povertà energetica riguarda tutti, ecco perché

decreto bollette Ma perché sprecare? Marcello Intraina
Opera di Marcello Intraina “Ma perché sprecare?” presentato al concorso “dai un taglio alla povertà energetica”

Il caro bollette e la guerra in Ucraina hanno messo più in evidenza il fenomeno della povertà energetica. Ma di fatto questo esiste da diverso tempo e ha travalicato i paesi in via di sviluppo annidandosi sempre di più nelle nostre città.

Stando alle ultime stime, sono circa 54 milioni gli europei in povertà energetica. In questo scenario l’Italia detiene un triste primato: nel 2022 è il paese europeo con più morti dovuti a questo fenomeno. La causa le ondate di caldo, secondo i dati dell’Istituto di Barcellona per la salute globale.

Nonostante i dati preoccupanti, nella maggior parte dei paesi dell’UE manca una chiarezza ed evidenza del fenomeno e non ci sono misure mirate per contrastarlo.

Ma cosa è la povertà energetica e come si può morire di questo nel nostro Paese

La povertà energetica altri non è che la difficoltà a pagare le bollette. Non per gusto all’inadempienza ma per mancanza di fondi. Pertanto si è costretti a scegliere tra il cibo e il pagamento di una bolletta o altri aspetti legati a preservare la salute e la sicurezza dell’individuo e delle famiglie. Parliamo di limitare le cure sanitarie o ridurre gli spostamenti, anche solo per andare al supermercato.

Si tratta di un fenomeno che interessa i più deboli, come i pensionati e le famiglie numerose monoreddito o con disoccupati, ma non solo. Stando agli ultimi dati diffusi da European Youth Energy Network, la povertà energetica affligge sempre di più anche i giovani europei.

leggi anche: Meno povertà energetica in Italia, ma aumentano i vulnerabili

Spesso perché con redditi bassi, tipico delle prime fasi di accesso al lavoro. La crescita di questo fenomeno può quindi limitare per una intera generazione, le capacità individuali di accedere a una migliore professione e qualità della vita.

Come riconoscere chi è in povertà energetica

Di fatto essendo la povertà energetica un fenomeno complesso che può essere dovuto a molteplici cause esogene o interne agli equilibri di vita di un individuo è anche complesso poterla contrastare, in quanto sono molti e differenti i parametri da monitorare.

I poveri energetici non sono necessariamente persone in povertà assoluta e questo li rende più difficili da individuare. Stiamo parlando dei cittadini cosidetti vulnerabili.

In questo caso ci si riferisce a coloro che possono con fatica, pagare tutte le spese, ma che al primo imprevisto diventano facili vittime del fenomeno. Mi riferisco banalmente ai lavoratori stagionali e a quello che è accaduto nel periodo del lockdown da Covid-19. Oppure ai danni portati più direttamente dalla crisi climatica agli stagionali agricoli.

Oppure una famiglia numerosa i cui genitori, pensionati, sono rimasti soli a casa si potrebbero trovare con un immobile amplio e di diversi anni. Costoso sia da manutenere sia da riscaldare. Altro esempio è parte della cronaca romana dove nell’inverno del 2023 un pensionato solo e malato non ha potuto effettuare i pagamenti delle utenze ed è morto di freddo dentro la sua stessa abitazione.

Diversi progetti europei e strutture stanno lavorando per studiare il metodo migliore per capire le reali condizioni di una famiglia.

L’Europa ha istituito a fine 2020 l’Energy Poverty Advisory Hub, EPAH. Si tratta di una struttura di durata quadriennale, volta ad assistere i comuni nel contrasto del fenomeno. Inoltre ogni nazione deve istituire un proprio osservatorio. In Italia c’è, e vede a capo il Ministero dell’ambiente e della sicurezza energetica. Ma la strada da fare è ancora molta.

Strumenti per combattere la povertà energetica

Viste le diverse origini del fenomeno è sempre più necessario combatterlo da più fronti. La buona notizia è che di strumenti ne abbiamo molti anche se ancora non sono stati del tutto tarati e armonizzati tra loro.

Ad esempio agire contro la povertà energetica significa impegnarsi contro gli sprechi di energia, migliorando l’efficienza e dei consumi domestici e imparando a consumare meno e meglio. Ma anche agire sulle strutture edilizie. E qui è importante il ruolo della politica. Serve fornire al Paese e all’Europa degli strumenti utili a migliorare l’efficienza delle abitazioni. In questo un tentativo in Italia lo ha fatto il Superbonus 110%. Con questa misura chi è riuscito a coglierne l’opportunità ha potuto realizzare importanti interventi di efficienza energetica, il che vuol dire meno consumi e meno inquinamento per tutti. Perchè spesso, non volendo e sopratutto non sapendo, i poveri energetici sono anche coloro che inquinano di più.

La misura ci ha mostrato anche i suoi limiti e nel nostro campo specifico possiamo dire che sono sopratutto il non essere stata utilizzata dalla maggioranza delle persone che versano in condizioni economiche più gravi e non aver sostenuto le persone in affitto. Perché che siano case di privati o molto più spesso di enti, spesso le persone in povertà energetica sono in affitto. E lo sono in abitazioni economiche e non sempre efficientate o dotate di nuove tecnologie passando dagli infissi alle pompe di calore. Su questo tema ci sono studi in corso. Un progetto che vale la pena citare è Enpoor a cura dell’Enea.

Un ruolo importate lo potrebbe svolgere se ben fatta, la prossima direttiva europea sugli immobili. Certamente il lascito maggiore del 110% è che sono necessari degli strumenti molto agili da usare o mettere in condizione altre realtà di avere un ritorno nell’agire per conto di chi versa in povertà energetica, anticipandone le spese e tutelandone gli interessi.

Bisogna poi agire sul piano della conoscenza dei propri consumi e questo diverse esperienze testimoniano che le azioni “da vicino” con soggetti già attivi e quindi noti, sul territorio siano lo strumento più efficace. Diventa necessario quindi formare  chi già si occupa di disagio sociale a riconoscere e diagnosticare il fenomeno magari fornendo dai primi contatti dei primi elementi per fermare l’emorragia energetica.

La povertà energetica tocca anche aspetti legati alla salute delle persone che sono facilmente soggetti a colpi di calore o esposti a umidità per lunghi periodi dell’anno. Su questo sarebbe importante agire anche nella formazione dei medici di base come evidenzia il progetto EnpowerMed che possono in primis informare anche i servizi sociali del comune interessato e offrire oltre a supporto medico anche alcune regole di efficienza energetica.

Le rinnovabili e le stesse comunità energetiche possono svolgere un supporto importante ai cittadini in povertà energetica, offrendo uno sgravo dei costi dell’energia- Questo sarà possibile sopratutto se la comunità energetica ha un fine sociale. Ma su questo siamo in attesa che Bruxelles approvi o meno le direttive sulle comunità che il nostro Paese ha inviato in verifica.

Oltre a questo si dovrebbe guardare a politiche sulla mobilità garantendo una migliore connessione di mezzi pubblici tra centro e periferie. Difatti chi è in povertà energetica spesso è anche isolato sia perché non può permettersi abitazioni più centrali sia perché spesso non può neanche permettersi un mezzo di locomozione privato.

A tutto questo si aggiungono i necessari bonus in bolletta. Difatti in Italia è stato previsto già da prima della guerra in Ucraiana nel 2020 l’automatismo di questo strumento per tutte le famiglie che dichiarano il proprio Isee. Tale servizio ha visto un ampliate dei parametri di accesso a seguito della crisi energetica europea, passando dagli 8 ai 12 mila euro annui fino ai 15 mila attuali. Di sicuro un piccolo sollievo ancora da perfezionare, ma certamente di supporto.

Perché la povertà energetica riguarda tutti

Chi è in povertà energetica inquina di più ed è origine di un costo sanitario e quindi fiscale più alto. Un elemento da ricordare per chi non ama occuparsi delle ultime fila dell’umanità di propria spontanea volontà. In altre parole la transizione ecologica e la crisi climatica non si combatte, se non ci occupiamo di chi è in povertà energetica oggi e di chi lo sarà in un prossimo futuro.

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Giornalista, video maker, sviluppo format su più mezzi (se in contemporanea meglio). Si occupa di energia dal 2009, mantenendo sempre vivi i suoi interessi che navigano tra cinema, fotografia, marketing, viaggi e... buona cucina. Direttore di Canale Energia; e7, il settimanale di QE ed è il direttore editoriale del Gruppo Italia Energia dal 2014.