Una politica abitativa e sociale per combattere la povertà energetica

Povertà energetica, politica abitativa e sociale, e crisi energetica sono due elementi strettamente correlati. Diversi strumenti messi in campo in Europa per contendere queste fenomeno, come il REpowerEU, in parte sono stati incentivati nelle loro misure proprio a seguito dell’aumento dei prezzi e delle difficoltà di approvvigionamento causati dalla guerra in Ucraina. Su questo interrogativo si aprono a Bruxelles i lavori della terza conferenza dedicata a questo tema a cura dell’European Economic and Social Committee dal titolo “Tackling energy poverty for a just transition”.

E’ aumentata la conoscenza e l’empatia rispetto la povertà energetica

Sconfiggere la povertà energetica non è un problema semplice a causa dei molteplici fattori che la causano, ma certamente serve una politica di sostegno che guardi a realizzare aiuti alle persone e spazi fino a una politica abitativa. Un fattore che la crisi energetica ha stressato ulteriormente, portando di contro a una maggiore conoscenza ed “empatia” sull’argomento, come rimarca Adela Tesarova, head of unit for consumers, local initiatives, just transition, European Commission.

“Ad oggi sei protetto sulla tipologia di consumi in bolletta, ma non sei protetto su come consumi energia” sottolinea Eoin Kelly, energy policy officer, BEUC.

Eoin KELLY, Energy Policy Officer, BEUC.
Eoin KELLY, Energy Policy Officer, BEUC.

Difatti il tema dell conoscenza è centrale per rendere efficaci tutte le misure ma non è banale. Lo stesso John Comer, TEN Section Bureau Member, EESC sottolinea quanto sia complesso raggiungere i cittadini a causa dell’alto muro di diffidenza che li circonda “Le persone sono diventate così sospettose per cui è sempre più difficile entrare in contatto con loro”.

Povertà energetica, un fenomeno che riguarda anche i giovani

Tutti però concordano che serve un coinvolgimento generale degli stakeholders e dei cittadini affinchè la transizione ecologica sia anche solidale. Non a caso stanno crescendo le fasce a rischio di povertà energetica.

Carlotta FERRI, Vice President, European Youth Energy Network
Carlotta FERRI, Vice President, European Youth Energy Network

“Giovani, donne e persone con disabilità sono tra le categorie più a rischio” ricorda Carlotta Ferri, vice president, European Youth Energy NetworkPer questo siamo coinvolti come associazione di giovani”.

Come affrontare la politica abitativa

Una politica abitativa serve ed è centrale, ribadisce la Adela Tesarova. E su questo l’Europa i fondi li ha e intende investirli.

Serve un capitale iniziale che le persone non sempre hanno, per ottimizzare i consumi nelle proprie abitazioni” ricorda Massimiliano Mascherini, head of unit for social policies, Eurofound. “Sopratutto chi è in povertà energetica. Quindi c’è un importante peso dell’aspetto finanziario a cui bisogna rispondere con strumenti adeguati”.

Il tema economico è il centro della questione anche secondo Anna Bajomi, policy officer, European Federation of National Organisations Working with the Homeless (FEANTSA) “E’ importante rimarcare come investire in una abitazione più efficiente non sia una perdita di denaro ma un’occasione per migliorare la propria qualità della vita e magari anche le opportunità di studio dei propri figli”.

La povertà energetica comporta anche un costo sociale che paghiamo tutti, in quanto chi vive in queste situazione si ammala di più e questo costa sul sistema sanitario di tutti. Un costo che si potrebbe evitare” ricorda Kieran Pradeep, Co-coordinator, Right to Energy Coalition. “Non credo che si possa separare la politica sociale dalla crisi climatica perché queste due cose sono tra loro coordinate”.

D’altro canto “Investire nella propria abitazione è un problema molto complesso da risolvere vista l’eterogeneità degli immobili e delle tipologie di città presenti in Europa. Su questo l’Italia ha investito in tax credit con il SuperBonus 110% ma la sostenibilità di questo intervento ora è molto discussa” rimarca Mascherini di Eurofound. “Quando si immaginano questi interventi è importante realizzarli in modo che arrivino a chi ha più bisogno”. 

Non è neanche semplice coinvolgere il settore privato in azioni di efficientamento e recupero verso persone in difficoltà o sull’edilizia pubblica, ricorda Anna Bajomi per questo servirebbe un fondo dedicato in grado di garantire gli investimenti dei privati.

Per incentivare questo tipo di investimenti bisognerebbe agire di più sul ruolo degli affitti, suggerisce Kieran Pradeep, sia sotto il profilo dei proprietari che degli affittuari.

La green transition è una transizione di carattere politico, quindi serve un appoggio dell’elettorato per far sì che sia efficace e seguita. Per questo è importante non lasciare indietro nessuno” sottolinea l’Head of Unit for Social Policies, Eurofound. “Ci serve un quadro sociale e legale chiaro che protegga questa transizione”.

“Credo che siamo molto indietro rispetto ai target. Gli sforzi richiesti siano ancora troppo pochi per cambiare davvero la vita delle persone in difficoltà” conclude la Bajomi.

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Giornalista, video maker, sviluppo format su più mezzi (se in contemporanea meglio). Si occupa di energia dal 2009, mantenendo sempre vivi i suoi interessi che navigano tra cinema, fotografia, marketing, viaggi e... buona cucina. Direttore di Canale Energia; e7, il settimanale di QE ed è il direttore editoriale del Gruppo Italia Energia dal 2014.