Direttiva sulla prestazione energetica nell’edilizia (EPBD): cos’è e quali sono i suoi obiettivi

Gli Stati membri dell’Unione europea sono chiamati a ridurre i consumi energetici e le emissioni climalteranti degli edifici.

Il 14 marzo 2023, il Parlamento europeo ha approvato la proposta di revisione della Direttiva sulla prestazione energetica nell’edilizia (Energy Performance of Buildings Directive, EPBD) avanzata dalla Commissione. L’obiettivo delle due istituzioni è quello di mitigare l’impatto ambientale del settore a livello comunitario.

ristrutturazione edifici, Direttiva sulla prestazione energetica nell'edilizia
Foto di Milivoj Kuhar/Unsplash

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Alcuni dati sul settore dell’edilizia in Europa

L’edilizia, nel suo complesso, è il più grande consumatore di energia nell’Unione europea. Gli edifici – il 75 per cento dei quali è inefficiente dal punto di vista energetico – sono responsabili del 40 per cento dei consumi totali. Circa il 42 per cento dell’energia utilizzata per il riscaldamento degli ambienti residenziali deriva dal gas naturale; seguono il petrolio, con il 14 per cento, e il carbone, con il 3. Le fasi di costruzione, utilizzo, ristrutturazione e demolizione degli immobili, inoltre, sono colpevoli del 36 per cento delle emissioni totali di gas serra.

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La ristrutturazione degli edifici esistenti garantirebbe all’UE una riduzione di emissioni e consumi pari almeno al 5 per cento. Migliorare l’efficienza energetica del parco immobiliare, quindi, è fondamentale per ridurre la dipendenza degli Stati membri dai combustibili fossili e per arrivare al raggiungimento della neutralità climatica nel 2050, uno degli obiettivi del Green Deal europeo.

Le scadenze della Direttiva sulla prestazione energetica nell’edilizia

In vista del 2050, l’EPBD stabilisce che:

  • gli edifici di nuova costruzione occupati o gestiti da enti pubblici o di proprietà di questi ultimi siano a emissioni zero dal primo gennaio 2026;
  • tutti gli edifici di nuova costruzione siano a emissioni zero dal primo gennaio 2028.

Stabilisce, inoltre, che gli edifici e le unità immobiliari di proprietà di enti pubblici, così come gli edifici e le unità immobiliari non residenziali, conseguano al più tardi:

  • dal primo gennaio 2027, almeno la classe di prestazione energetica E;
  • dal primo gennaio 2030, almeno la classe di prestazione energetica D.

Chiede, infine, che gli edifici e le unità immobiliari residenziali conseguano al più tardi:

  • dal primo gennaio 2030, almeno la classe di prestazione energetica E;
  • dal primo gennaio 2033, almeno la classe di prestazione energetica D.

Per gli edifici di interesse storico o architettonico che non sono protetti ufficialmente, i governi dovrebbero stabilire criteri per l’applicazione della classe di prestazione energetica più elevata tecnicamente, funzionalmente ed economicamente fattibile, mantenendo allo stesso tempo il carattere dell’edificio.

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Foto di Mischa Frank/Unsplash

La promozione dell’energia solare

Ogni Stato membro è chiamato a predisporre un piano nazionale di ristrutturazione del proprio parco immobiliare e a pianificare gli investimenti necessari, tenendo conto della possibilità di accedere ai meccanismi di finanziamento dell’Unione, come il dispositivo per la ripresa e la resilienza istituito dal Regolamento (UE) 2021/241 del Parlamento europeo e del Consiglio.

Gli Stati membri sono chiamati anche a garantire l’installazione di adeguati impianti a energia solare, se tecnicamente idonei e realizzabili sotto il profilo economico e funzionale, come segue:

  • entro 24 mesi dalla data di entrata in vigore della Direttiva, su tutti i nuovi edifici pubblici e i nuovi edifici non residenziali;
  • entro il 31 dicembre 2026, su tutti gli edifici pubblici esistenti e gli edifici non residenziali;
  • entro il 31 dicembre 2028, su tutti i nuovi edifici residenziali e i parcheggi coperti;
  • entro il 31 dicembre 2032, su tutti gli edifici sottoposti a ristrutturazione importante.

Alcuni dati sul parco immobiliare italiano

Il database dell’ENEA raccoglie 4.627.590 attestati di prestazione energetica (APE) relativi agli immobili italiani (dato del 22 maggio 2023). Di questi, 4.015.198 sono relativi a immobili residenziali, e gli altri 612.392 a immobili non residenziali. Stando a questo campione, gli edifici di classe inferiore alla D rappresentano circa il 70 per cento del totale.

Direttiva sulla prestazione energetica nell'edilizia EPBD
Le caratteristiche del parco immobiliare italiano © ENEA

L’impatto dell’EPBD su povertà energetica e salute dei cittadini

L’inefficienza degli alloggi è una causa sistemica della povertà energetica, fenomeno che riguarda oltre cinquanta milioni di europei e che viene definito come “l’impossibilità da parte di famiglie o individui di procurarsi un paniere minimo di beni e servizi energetici”. Oltre il 20 per cento delle famiglie povere dell’Unione vive in un’abitazione che presenta muffa, umidità o marciume: diversi studi, fra cui una ricerca dell’RSE, hanno evidenziato la correlazione fra case troppo umide, troppo calde o troppo fredde e l’insorgenza di problemi di salute, fra cui disturbi dell’apparato respiratorio e cardiocircolatorio. Per questo, è fondamentale che i governi nazionali stabiliscano un piano di aiuti che dia priorità alla ristrutturazione degli edifici in questione, sostenendo gli inquilini che non dispongono dei mezzi necessari per portare a termine gli interventi.

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E non dimentichiamoci che, a causare problemi di salute, è anche una cattiva qualità dell’aria. In base alle ultime stime dell’Agenzia europea dell’ambiente (AEA), nel 2020 almeno 238mila persone sono morte prematuramente nell’UE a causa dell’esposizione all’inquinamento da PM2,5 a livelli superiori ai 5 µg/m3 menzionati nelle linee guida dell’OMS. Secondo quanto emerge dall’analisi dell’AEA, la principale fonte di inquinamento da particolato in Europa è rappresentata dalla combustione di combustibili nel settore residenziale, commerciale e istituzionale. Tali emissioni sono dovute principalmente all’utilizzo di combustibili solidi per il riscaldamento degli edifici. Nel 2020, la combustione a fini di riscaldamento è risultata responsabile del 44 per cento delle emissioni di PM10 e del 58 per cento di quelle di PM2,5. Ridurre la domanda di energia con edifici più efficienti e limitare l’utilizzo di fonti fossili con impianti a energia solare rappresentano, quindi, veri e propri metodi per salvare vite umane.

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Nata in provincia di Sondrio, ha studiato a Milano e Londra. Giornalista pubblicista, si occupa di questioni legate alla crisi climatica, all’economia circolare e alla tutela di biodiversità e diritti umani.