Povertà di mobilità ed energetica due fenomeni da non dimenticare nella transizione ecologica

“Dovremmo ricordarci che uno degli obiettivi per cui dobbiamo ridurre a povertà energetica è per combattere la crisi climatica”: così Alison Gilliland del Dublin City Councillor apre il suo intervento nella terza conferenza dedicata a questo tema a cura dell’European Economic and Social Committee dal titolo “Tackling energy poverty for a just transition”.

In questo caso si guarda alla povertà energetica e al suo impatto sulla mobilità delle persone. Come ricorda Pietro De Lotto, CCMI president, EESC “Povertà energetica e dei trasporti sono estremamente collegate, e possono essere affrontate con misure complementari, volte a diminuire la pressione sui cittadini vulnerabili“.

“Secondo l’indicatore Eurostat nel 2014 il 5,8% dei cittadini europei non può prendere i trasporti ogni volta che serve” Yamina Saheb, lead author at Intergovernmental Panel on Climate Change. Un indicatore recente rispetto all’origine del problema e aggiornato solo ogni due anni, sottolinea Saheb che rimarca come l’Unione europea debba considerare la mobilità un diritto umano da garantire, altrimenti non si raggiungerà una transizione ecologica e solidale.

Yamina Saheb, Lead author at Intergovernmental Panel on Climate Change
Yamina Saheb, Lead author at Intergovernmental Panel on Climate Change

Al momento il Climate social fund regolamento 955/2023 è il primo e unico documento ufficiale europeo che prende in considerazione e tutela questo aspetto, conclude la lead author at Intergovernmental Panel on Climate Change.

Uno degli impatti ce lo spiega Mari Martiskainen, professor of energy and society all’University of Sussex Business School“A volte la scelta delle persone vulnerabili è dover decidere tra quante volte andare al supermarket e quanto cibo poter conservare in casa, perché magari dispongono di piccoli frigoriferi e hanno più di un figlio”. Spesso in questi casi si sceglie di andare meno a fare la spesa, per abbattere i costi del trasporto, e si usano i ticket restaurant per mangiare cibo del fast food, quindi poco salutare. Così come altre scelte fondamentali la scarsità di risorse limita le scelte su servizi essenziali come pagare i conti delle bollette.

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Chi è a rischio di povertà nei trasporti nel corso della transizione energetica. Mari Martiskainen, professor of energy and society all’University of Sussex Business School

Cosa si intende per povertà nei trasporti

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Morgane Mayoux, project-lead for Clean International Mobility, GCE

Quando si parla di povertà nella mobilità ci si riferisce all’incapacità o alla difficoltà di affrontare i costi per un mezzo pubblico o privato per le persone che siano singoli individui o famiglie. “O anche la mancanza o la limitazione ad accedere a servizi e attività socio economiche essenziali” ricorda Morgane Mayoux, project-lead for Clean International Mobility, GCE.

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I nuovi poveri energetici vittime di povertà anche nei trasporti

Come la povertà energetica, ribadisce Mari Martiskainen, anche la povertà nei trasporti tocca diverse categorie trasversali tra loro.

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Mari Martiskainen slide

Un problema che affligge sopratutto le fasce più deboli come donne, persone con disabilità e giovani. Sono questi difatti il nuovo target attenzionato sulla povertà energetica. Uno scarso reddito limita anche le possibilità di muoversi.

Quando sei giovani è cruciale avere accesso al lavoro e all’educazione” spiega la project-lead for Clean International Mobility, GCE. “Non avere questa opportunità significa essere emarginati dalla società. Per questo la povertà in crescita nei giovani ci preoccupa”.

Morgane Mayoux, project-lead for Clean International Mobility, GCE
Morgane Mayoux, project-lead for Clean International Mobility, GCE

Affrontare le cause alla radice a partire dalla pianificazione della mobilità cittadina e le misure a sostegno delle famiglie, è l’approccio con cui guardare al problema. Secondo Mayoux, inoltre, sarebbe necessario rafforzare il sistema di trasporti a livello regionale così da evitare sbilanciamenti sui territori a livello regionale. Un supporto può arrivare dalla sharing mobility, magari con agevolazioni pensate appositamente per i target in povertà. Infine, lo sguardo della project-lead for Clean International Mobility, GCE si sposta sul piano europeo, dove la mobilità via treno deve essere agevolata anche supportando di più le linee notturne e tassando maggiormente i trasporti che vanno a carburante inquinante.

Le soluzioni messe in campo a Dublino

“La nostra sfida a livello locale è guardare a implementare i trasporti pubblici, ad aumentare i percorsi a piedi e in bicicletta” riprende Alison Gilliland. Scelte quest’ultime che, ricorda, hanno un impatto positivo sulla salute personale e riducono il rumore cittadino.

“Vorremmo che le persone scegliessero un mezzo pubblico pulito e green, ma non sempre ne hanno a disposizione. Quando è così, il rischio è che si usino vecchie e inquinanti automobili”. Per questo a Dublino è stata avviata una politica di sostegno per l’utilizzo dei mezzi pubblici “così da aiutare le persone ad accedere a un costo agevolato, e in alcuni casi anche gratuito. Per farlo abbiamo utilizzato anche strumenti come riduzioni sulla tassazione” spiega la Dublin City Councillor.

Le misure prese in a atto da Dublino hanno sempre tenuto presente tre variabili: convenienza; accessibilità e affidabilità (affordability; accessibility e reliability).

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Giornalista, video maker, sviluppo format su più mezzi (se in contemporanea meglio). Si occupa di energia dal 2009, mantenendo sempre vivi i suoi interessi che navigano tra cinema, fotografia, marketing, viaggi e... buona cucina. Direttore di Canale Energia; e7, il settimanale di QE ed è il direttore editoriale del Gruppo Italia Energia dal 2014.