Perché l’idrogeno a ridotto contenuto di carbonio sia davvero il vettore della transizione energetica, la tecnologia per produrlo deve diventare conveniente e attraversare processi autorizzativi più snelli. Il ministro per la Transizione energetica Roberto Cingolani, intervenuto durante l’evento digitale del Sole24Ore “La strategia sull’idrogeno e la transizione energetica” (30 marzo 2021), ha affermato che i problemi nell’installazione di nuove tecnologie per la produzione di energia a ridotte emissioni di carbonio sorgono nella “catena dei permessi”.

Il ministro Cingolani sull’idrogeno

È noto, ha aggiunto, che il 37% delle risorse del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) saranno destinate agli impegni ambientali e climatici, in accordo con gli altri paesi europei. Ed è altrettanto noto che il vecchio continente lavora per raggiungere gli obiettivi dell’Accordo di Parigi, in modo da contenere l’innalzamento della temperatura globale sotto l’1,5°. Cingolani ha però evidenziato quanto occorra essere d’accordo anche con Cina e Stati Uniti sul budget calcolato per la riduzione di anidride carbonica in atmosferica, stimato tra le 600 e le 800 tonnellate di CO2 nel prossimo decennio, e su come raggiungere l’obiettivo prefissato.

Pnrr Cingolani
Il ministro della Transizione ecologica Roberto Cingolani, foto d’archivio.

Il Mite è al lavoro sulla “semplificazione delle operazioni, mi riferisco a come si fanno i bandi, o agli accordi di programma col pubblico”, ha assicurato Cingolani, con “procedure ad hoc”. Probabilmente dopo Pasqua porteremo il pacchetto di idee condiviso con i ministri interessati Renato Brunetta ed Enrico Giovannini”, ha annunciato. Così da spendere in maniera mirata le risorse europee per la ripresa dalla pandemia di Covid-19 e per rendere il Paese più attrattivo per gli investimenti: “Guardavo le aste delle nuove installazioni di rinnovabili e in Spagna l’offerta era molto molto più alta della base d’asta, a differenza dell’Italia”. Questo indica, ha concluso Cingolani, “che l’attrattività è bassa proprio perché “ci vuole troppo tempo per avere l’autorizzazione”, “senza nulla togliere al rispetto dell’ambiente”.

La strategia nazionale sull’idrogeno: bussola per le aziende

A breve sarà pubblicata la nuova strategia nazionale sull’idrogeno, come ricordato da Laura Villani, managing director & partner di Boston consulting group. Questa rappresenterà una bussola per le aziende, che su alcuni punti cruciali sembrano essere divisi. Mentre l’amministratore delegato e direttore generale di Enel Francesco Starace è un convinto sostenitore dei pericoli legati al trasporto dell’idrogeno, “è una molecola inefficiente da trasportare” perché “deve essere molto compressa con costi molto elevati”, l’a.d. di Snam Marco Alverà si schiera a favore del trasporto dell’idrogeno, “via tubo che è meno costoso di quello via nave”, alla luce della favorevole conformazione geografica dell’Italia e delle opportunità con il Nord Africa e il Medio Oriente.

L’attrattività dell’idrogeno blu

Le tecnologie a idrogeno non sono nuove. Oggi si guarda con interesse a quello blu: “Non prevedo che produrremo idrogeno blu per la mobilità o lo venderemo a terzi”, ha spiegato l’a.d. di Eni Claudio Descalzi. “L’idrogeno blu lo dobbiamo fare perché, essendo i primi produttori di idrogeno e consumatori in Italia”, diventa conveniente, a livello economico e ambientale, catturare e usare il carbonio. Altre opportunità tecnologiche sono state illustrate dall’a.d. di A2A Renato Mazzoncini, che ha parlato della possibilità di collegare “l’elettrolizzatore al termovalorizzatore”, caso in cui bisognerebbe ridurre gli “oneri di sistema per renderlo competitivamente più economico”. Possibilità avallata anche dall’a.d. di Gruppo Hera Stefano Venier: “Il termovalorizzatore può lavorare 8.000 ore l’anno” così da ottimizzare i tempi di rientro dell’investimento.

Tassazione e oneri di sistema

Sul tema degli oneri di sistema si è soffermata Clara Poletti, commissario dell’Autorità di regolazione per energia reti e ambiente (Arera) nonché presidente del board dei regolatori dell’Agenzia europea per la cooperazione dei regolatori dell’energia (Acer). Ha ricordato che la direttiva sulla tassazione energetica è in corso e che il tema della tassazione è fondamenta per “disegnare” i mercati. “Il recupero delle tariffe di questi oneri di sistema (in passato ndr) ha inciso sul funzionamento dei mercati”. Guardando al futuro “tali oneri peseranno sulla produzione di idrogeno verde”,con effetti potenzialmente distorsivi” per i consumatori finali.

Poco spazio al residenziale

Tornando alle possibilità tecnologiche, il presidente di Maire Tecnimont Fabrizio Di Amato ha parlato di idrogeno circolare “da rifiuti non plastici, potrebbe essere un apripista”. L’a.d. di Italgas Paolo Gallo dell’opportunità di diffusione insieme al biometano. Tutti i protagonisti dell’industria sono stati d’accordo su un punto, palesato dall’a.d. di Edison Nicola Monti: “Non credo che il domestico sia un mercato di sbocco per l’idrogeno”. Più concreto puntare sull’industria hard to abate, come acciaio e chimica, sulle raffinerie, sul trasporto marittimo e pesante.

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Giornalista professionista e videomaker, attenta al posizionamento seo oriented degli articoli e all'evoluzione dei social network. Si occupa di idrogeno, economia circolare, cyber security, mobilità alternativa, efficienza energetica, internet of things e gestione sostenibile delle foreste