Il ruolo dell’Italia nel percorso globale di riduzione delle emissioni di metano

Al webinar di Amici della Terra è intervenuto anche il nostro Inviato speciale per il clima, Francesco Corvaro.

Durante la ventottesima Conferenza delle Parti (COP28), svoltasi a Dubai tra novembre e dicembre 2023, la comunità internazionale ha compiuto dei significativi passi avanti sul tema della riduzione delle emissioni di metano. Lo ha ricordato Monica Tommasi, presidente di Amici della Terra, in apertura di un webinar organizzato dall’associazione il 22 febbraio.

La COP28 e la firma dell’Oil & Gas Decarbonization Charter

Gli Emirati Arabi Uniti hanno sfruttato il proprio legame con gli altri “Petrostati” per impegnare cinquanta compagnie del settore Oil & Gas, tra cui ventinove società nazionali (National Oil Corporation, NOC), a raggiungere un quantitativo di emissioni nette di metano prossimo allo zero entro il 2030. Un impegno sancito dalla firma dell’Oil & Gas Decarbonization Charter. I 155 governi firmatari del Global Methane Pledge, lanciato da Unione europea e Stati Uniti, hanno accolto positivamente l’iniziativa e hanno anche annunciato la mobilitazione di oltre un miliardo di dollari di fondi solo nell’ultimo anno.

Il Piano Mattei e le parole di Corvaro

“Il metano ha avuto un ruolo centrale alla COP28, ma anche al Meeting ministeriale dell’IEA, e verrà nuovamente rimesso in primo piano alla COP29 in Azerbaigian. Questo perché gli interventi legati alla riduzione delle emissioni di metano hanno il vantaggio di essere relativamente economici, tecnologicamente fattibili, e hanno un effetto molto significativo”, ha commentato Francesco Corvaro, Inviato speciale italiano per il clima.

fughe di metano
Corvaro ha presentato una mappa delle fughe di metano.

“L’Europa è uno dei massimi emettitori, appoggiandosi molto al gas naturale come gas di transizione: nel 2020 abbiamo emesso 14 milioni di tonnellate di metano che, come sappiamo, è più impattante della CO2 (anche se permane di meno nell’atmosfera, n.d.r.). Fino a poco tempo fa, le fughe di metano venivano sottovalutate. Diversi studi hanno messo in evidenza la necessità di rivalutare attentamente queste perdite, grazie ai rilevamenti satellitari. Il settore dell’energia è il primo a poter intervenire su questo: gli strumenti di cui disponiamo in Italia sono il Piano Mattei e il Fondo Clima, destinato a ridurre gli impatti climatici nei Paesi in via di sviluppo, specialmente africani”.

E se l’Italia diventasse un hub della “transizione energetica”?

La Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, ha infatti l’obiettivo di sfruttare il Piano per trasformare l’Italia, alla presidenza del G7, in un “hub naturale di approvvigionamento energetico per l’intera Europa”. Secondo Flavia Sollazzo, rappresentante di Environmental Defense Fund Europe, abbiamo l’opportunità di trasformarci in un “hub della transizione energetica, garantendone l’equità e includendo gli obiettivi di riduzione delle emissioni di metano in tutti gli accordi con i Paesi africani. Attendiamo anche gli ultimi aggiornamenti del PNIEC.

Leggi anche: Vertice Italia-Africa, Meloni su Piano Mattei

Il nuovo regolamento europeo sulle emissioni di metano

A proposito di normative, Kitti Nyitrai, a capo dell’Unità per la Transizione verde e l’Energia della Commissione europea, ha assicurato che il nuovo regolamento europeo sul metano sarà pubblicato a breve sulla Gazzetta ufficiale dell’UE. Come ha spiegato Nyitrai, l’obiettivo del regolamento è di portare a una prima riduzione delle emissioni degli Stati membri sulla base di best practice industriali, avviando nel frattempo la raccolta di dati più completi e affidabili al riguardo. Sono coinvolti il settore dell’oil & gas e del carbone, con misure che riguardano anche le importazioni. Le informazioni saranno raccolte in un database e sarà reso disponibile anche uno strumento di monitoraggio, comprensivo di dati satellitari.

Il contributo del Methane Alert and Response System

Manfredi Caltagirone, responsabile IMEO – UNEP, ha fatto riferimento proprio al ruolo dei satelliti e al lancio del Methane Alert and Response System che, dopo una prima fase sperimentale avviata lo scorso anno, è stato ufficialmente implementato nel 2024. Si tratta del primo sistema globale di rilevamento e notifica satellitare che fornisce dati utilizzabili sulle fuoriuscite di metano più rilevanti in tutto il mondo.

La “fuoriuscita” dai combustibili fossili

Dopo una tavola rotonda che ha visto anche il coinvolgimento di Eni, Snam e Proxigas, è intervenuta la Viceministra dell’Ambiente, Vannia Gava. “È cresciuta la consapevolezza, a livello nazionale e internazionale, di come l’obiettivo posto dal Global Methane Pledge di ridurre le emissioni di metano di almeno il 30 per cento entro il 2030, rispetto ai livelli del 2020, sia un’opportunità per ridurre nel breve-medio termine il riscaldamento globale. Grandi passi avanti possono essere fatti con l’ausilio di tecnologie esistenti. Bisogna intervenire subito, tenendo conto della strada che stiamo percorrendo verso una riduzione graduale dell’utilizzo del gas naturale e l’integrazione delle fonti energetiche rinnovabili”, ha detto Gava.

Alla COP28 si è infatti discusso anche della necessità di “fuoriuscire” dall’era delle fonti fossili: secondo António Guterres, segretario generale delle Nazioni Unite, mantenere il riscaldamento globale al di sotto di 1,5 gradi Celsius “è possibile solo smettendo di usare i combustibili fossili. Non riducendone l’utilizzo, né ricorrendo alle strategie di abbattimento delle emissioni (come gas flaring e CCS, n.d.r.)”.

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Nata in provincia di Sondrio, ha studiato a Milano e Londra. Giornalista pubblicista, si occupa di questioni legate alla crisi climatica, all’economia circolare e alla tutela di biodiversità e diritti umani.