emissioni di CO2
foto Pixabay

Lo scorso 22 giugno, la plenaria del Parlamento europeo ha approvato la risoluzione sulla proposta della Commissione europea per la riforma del mercato dei permessi di emissione di CO2 (Ets – Emission trade system).

È un testo fondamentale per riportare il mercato Ets sulla riduzione del 55% al 2030 delle emissioni, invece che del 40% come precedentemente fissato, e per adattarlo al nuovo “meccanismo di adattamento del carbonio alle frontiere” (Cbam). Il Cbam è il sistema di dazi climatici che si applicherà a partire dal 2026 ad alcune merci importate da Paesi che non hanno regimi simili all’Ets per la riduzione delle emissioni.

La spaccatura all’interno del Parlamento

Lo scorso 8 giugno, l’Aula aveva bocciato la stessa risoluzione. Voto su cui si è spaccata la maggioranza. Il Ppe e i liberali di Renew avevano votato a favore, Socialisti, Verdi e Sinistra contro, come l’estrema destra sovranista (Id) e la destra conservatrice (Ecr). Il Ppe tentò, riuscendoci, di far passare alcuni emendamenti per ritardare fino al 2034 la fine del sistema delle quote di emissioni gratuite per l’Ets, attualmente concesse alle industrie energivore, che saranno eliminate con l’entrata in vigore dei dazi climatici del Cbam.

Il testo frutto del compromesso 

Pertanto, il testo è stato alla Commissione Ambiente per cercare un compromesso sostenuto da una maggioranza. Questo compromesso, appoggiato dai tre maggiori gruppi e dai Verdi, prevede che le quote gratuite per l’industria siano eliminate tra il 2027 e il 2032, ovvero due anni prima di quanto richiesto dal Ppe e, tre anni prima rispetto alla proposta originaria della Commissione.

Le concessioni al Ppe

Il Ppe ha comunque ottenuto che la riduzione sia inizialmente graduale e lenta: nel 2027, le quote gratuite saranno il 93% rispetto all’anno precedente, nel 2028 l’84%, nel 2029 il 69%, nel 2030 il 50%, nel 2031 il 25%, per giungere allo 0% nel 2032.

Altra concessione per il Ppe, contenuta nel compromesso, è che ci sia una deroga a favore delle produzioni industriali destinate all’esportazione fuori dall’Unione, che sono soggette alla concorrenza di Paesi che non devono rispettare alcuna riduzione delle emissioni. Questa deroga però dovrebbe essere sottoposta alla Commissione UE, dopo che sia stato verificato che non sussista alcuna incompatibilità con le regole del Wto (Organizzazione mondiale del commercio).

Cosa prevede la risoluzione approvata per i permessi di emissione di CO2

La risoluzione prevede che: i permessi di CO2 immessi sul mercato vengano ridotti del 4,4% a partire dal 2024, del 4,5% dal 2026 e del 4,6% dal 2029. Così facendo, la riduzione totale delle emissioni arriverà al 63%.

Altre due risoluzioni votate dal Parlamento sono state: quella sul nuovo Fondo sociale per il clima, che sarà finanziato in parte con le entrate dell’Ets e, di un Fondo per il Cbam.


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