smart city

In tema di smart cities, l’Italia è in ritardo ma ha tutte le potenzialità professionali, industriali e tecnologiche per recuperare il gap con i Paesi più avanzati. Ci sono sperimentazioni interessanti, tuttavia manca un disegno complessivo. A fare il punto della situazione è stato l’ultimo appuntamento della rassegna Economia sotto l’ombrellone che si è conclusa il 24 agosto a Lignano Sabbiadoro: “Il nostro problema rimane lo scarso ascolto dei tecnici e la mancanza di una completezza di visione da parte della politica, una burocrazia lentissima, nonché la scarsa programmazione”, si legge a commento nella nota stampa.

Secondo i dati che sono stati rilanciati dagli esperti, nel Nord-ovest figurano sei delle 16 città più smart d’Italia e progetti innovativi come quello della smart beach fra Lignano e Bibione.

Smart beach tra Lignano e Bibione

Il progetto di smart beach punta a diventare la più grande smart city balneare d’Europa. Triveneto Servizi, in collaborazione con lo Joanneum Research, sta iniziando a installare sensori acustici per la sicurezza cittadina, sensori luminosi per monitorare la crescita delle piante e del verde urbano. Nello specifico del progetto di smart beach sulla riviera del Tagliamento, il primo strato per la creazione del distretto smart, ovvero la posa della fibra ottica, è stato completato e oggi le due località balneari condividono ben 96 chilometri di fibra Ftth.

È stato poi redatto un progetto che prevede l’installazione nella prima area di Lignano Pineta come ambiente di test di sensori acustici di sicurezza sulla passeggiata del lungo mare: “Se il Comune darà l’autorizzazione, vorremmo installare la prima torre multimediale e stiamo realizzando un’infrastruttura di sensori di interazione con i turisti con l’obiettivo di conoscere quello che cercano nella località e fornire un’offerta sempre più competitiva e migliore”, spiega nella nota l’amministratore delegato di Triveneto Servizi, Marco Zuin.

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Smart cities, gap da colmare: “Più sostegno dalla politica”

Per sviluppare maggiormente le smart cities in Italia, “serve, da un lato, maggior sostegno da parte della politica che però deve affidarsi ai tecnici e a chi ha le competenze necessarie, dall’altro bisogna fare una forte azione di comunicazione verso la popolazione per diffondere in modo chiaro e comprensibile il valore tecnico ed economico di una smart city, in modo da superare la naturale reticenza di molti rispetto a un’innovazione non percepita”, sottolinea il vicepresidente di Lignano Banda Larga, Andrea Magro.

Nell’ambito delle competenze tecnologiche, lo chief marketing officer di Calzavara Spa, Miguel Beccari, ha messo in evidenza come “la smart city può essere vista anche come un processo di trasformazione della città e dei suoi elementi. Un processo continuo, complesso, su più livelli, con più attori coinvolti, che grazie a digitalizzazione e connettività, ha già trasformato molti elementi del tessuto urbano in oggetti smart”, spiegando che le “barriere principali che ne frenano lo sviluppo sono la mancanza di una regia unica e di un’infrastruttura di telecomunicazioni in grado di connettere tra loro tutti i dispositivi”, si legge nella nota.

A tal riguardo, entro il 2025 le previsioni sostengono che il numero di sim attive nel mondo, e quindi di telefoni in circolazione, passerà da 8,3 a 8,8 miliardi, con un tasso di penetrazione del 107%. A questi, si aggiungeranno 23 miliardi di oggetti IoT connessi (contatori, sensori, wearable, oggetti vari, etc).

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Da smart city a safe city: il cambio di paradigma

Se le smart cities sono città in cui ogni elemento è connesso, dove la mobilità è sostenibile e le risorse sono ottimizzate, la safe city è invece una città il cui obiettivo primario non è lo sviluppo tecnologico ma la sicurezza, elemento che sta assumendo una rilevanza sempre maggiore negli ultimi anni: “Le tecnologie abilitanti per una smart city possono essere usate insieme a una attenta governance, per diventare uno strumento utile per aumentare la sicurezza dell’area, attraverso il controllo remoto, le comunicazioni avanzate e il monitoraggio costante di ogni situazione”, evidenzia nella nota l’innovation manager dello Joanneum Research di Graz, Daniele Cozzi.

La fusione di città intelligenti e sicure va identificata con la cooperazione tra dispositivi come sensori, applicazioni IoT, reti di telecomunicazione e infrastrutture che saranno i mezzi per gestire le situazioni di crisi e prevenire le catastrofi: “Complessivamente, nel Nord-est non siamo messi così male a livello nazionale visto che secondo lo Smart City Index 2020, Trento è al 1° posto, Bolzano al 6°, Pordenone al 9°, Udine al 13°, Padova e Treviso rispettivamente al 15° e 16° in Italia. A confronto con l’Austria, dove Vienna è all’11° posto nel mondo e ha guadagnato 14 posizioni in un anno, non siamo messi così bene. In effetti, Vienna ha fatto passi da gigante nel campo del traffico e della mobilità pubblica, ma anche nei servizi sanitari, scolastici e nell’offerta culturale, come nell’inclusione e accettazione delle minoranze e per fare tutto ciò ha fatto un gran uso di connettività e nuove tecnologie”, conclude Cozzi la nota.

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