Presentato il Manifesto per la sostenibilità digitale dell’intelligenza artificiale

L’IA può dare un grande contributo agli obiettivi dell’Agenda 2030, ma dev’essere usata nel modo corretto, avverte la Fondazione per la sostenibilità digitale.

Intelligenza artificiale
Foto di Markus Winkler su Unsplash

L’intelligenza artificiale (IA), intesa come l’insieme delle tecnologie finalizzate a realizzare algoritmi che mostrino abilità tipicamente umane quali il ragionamento e l’apprendimento, è destinata ad avere un forte impatto su economia, società e ambiente, secondo la Fondazione per la sostenibilità digitale.

Un impatto che può essere molto positivo, come nel caso delle tecnologie sfruttate per studiare le specie animali o migliorare la gestione del traffico, ma anche molto negativo: il rischio è che aumenti la diffusione delle tecniche di deep fake e, quindi, la realizzazione di video “falsi” non distinguibili dagli originali.

È per questo che, nella giornata di oggi 4 ottobre, la Fondazione ha lanciato il “Manifesto per la sostenibilità digitale dell’intelligenza artificiale”. L’obiettivo non è di limitare l’IA, ma di massimizzarne i benefici nel rispetto dei principi di sostenibilità.

È importante conoscere la tecnologia

“Lo sviluppo del manifesto ha visto l’impegno attivo di un gruppo di lavoro differenziato e multidisciplinare, composto tanto dai professori delle università del nostro network quanto dagli esperti delle aziende che sostengono la Fondazione”, ha spiegato il presidente, Stefano Epifani.

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“È fondamentale, per ciascuno di noi, approfondire la conoscenza di queste tecnologie per poterne comprendere le potenzialità”, ha aggiunto Marzio Bonelli, CIO di MM. “Scopriremmo quanto gli algoritmi possano stravolgere i modelli di business, ma anche quanto essi siano condizionabili da chi li ha generati, e quanto sia importante riconoscere tale rischio per interpretare correttamente i risultati che l’IA ci propone, approcciando a questa tecnologia in modo costruttivo e consapevole”, ha concluso Bonelli.

Intelligenza artificiale, quali caratteristiche deve avere

Il manifesto si divide in tre parti. La prima definisce l’IA, mentre la seconda elenca i principi che devono guidare il suo utilizzo:

  1. rispetto dei diritti fondamentali;
  2. privacy;
  3. trasparenza;
  4. assenza di discriminazioni;
  5. sicurezza;
  6. interoperabilità (agevolazione dello scambio di informazioni);
  7. portabilità (possibilità di esportare i dati);
  8. accessibilità;
  9. revoca (supervisione);
  10. riconoscibilità;
  11. proporzionalità del rischio;
  12. efficienza energetica.

Il ruolo dell’IA nell’Agenda 2030

La terza parte del documento, infine, riguarda gli Obiettivi di sviluppo sostenibile (SDGs) e il crescente ruolo dell’intelligenza artificiale nell’Agenda 2030. L’IA può infatti contribuire alla riduzione dell’impatto ambientale delle attività industriali, ottimizzando i consumi energetici e idrici. Attraverso il monitoraggio e l’analisi dei dati, i processi gestiti tramite l’IA possono promuovere un uso più sostenibile delle risorse (SDG6 e 7). L’SDG11 (Città e comunità sostenibili) può essere raggiunto attraverso lo sviluppo di sistemi di mobilità intelligenti, contribuendo alla riduzione delle emissioni di gas serra e al miglioramento della qualità dell’aria nelle aree urbane.

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Al di là degli utilizzi nell’ambito della sostenibilità ambientale, sono tanti anche quelli nell’ambito sociale: l’accessibilità, per esempio, è una caratteristica che riduce le disuguaglianze e dev’essere un punto di riferimento per tutte le tecnologie digitali che mirino a favorire l’inclusione. L’SDG16, infine, si propone di promuovere società pacifiche, giuste e inclusive: un’IA non discriminatoria e progettata in modo etico consente l’implementazione di sistemi e algoritmi che evitano discriminazioni basate su caratteristiche come l’etnia, il genere o la religione.

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