Agenda 2030, solo il 15 per cento degli obiettivi è vicino al raggiungimento

Occorre accelerare la transizione energetica e far fronte alla triplice minaccia dei cambiamenti climatici, dell’inquinamento e della perdita di biodiversità. Lo ha dichiarato António Guterres in apertura dell’SDG Summit 2023.

New York
La sede dell’ONU a New York © The Blowup/Unsplash

Il numero 17, in Italia, è sinonimo di sfortuna. A livello globale, al contrario, è un simbolo di speranza. Sono proprio 17, infatti, gli Obiettivi di sviluppo sostenibile inclusi nell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite (i cosiddetti Sustainable Development Goals, SDGs): ognuno di essi prevede specifici traguardi da raggiungere entro la fine del decennio per assicurare all’umanità un futuro migliore. Viene da chiedersi: a che punto siamo lungo il percorso? Per avere delle risposte, i leader mondiali si sono riuniti a New York in occasione dell’SDG Summit 2023, in programma presso il palazzo di vetro il 18 e il 19 settembre.

Il ruolo dell’Agenda 2030 e degli SDGs

“È un onore accogliervi all’SDG Summit 2023. L’Agenda 2030, adottata all’unanimità nel 2015, è un invito a eliminare la povertà, proteggere il nostro Pianeta e assicurare prosperità a tutti”, ha dichiarato Dennis Francis, presidente dell’Assemblea Generale dell’ONU, aprendo il vertice. “I suoi obiettivi servono come simbolo di speranza e roadmap per un’azione collettiva verso un mondo più equo e sostenibile. A metà del percorso, dobbiamo fare un resoconto dei risultati raggiunti e del lavoro che resta da svolgere. Perché nessuno dev’essere lasciato indietro”.

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Dennis Francis, presidente dell’Assemblea Generale dell’ONU

L’impatto di pandemia, conflitti e crisi climatica

Francis ha spiegato che una combinazione di molteplici fattori, tra cui la pandemia di Covid-19, i cambiamenti climatici e la guerra in Ucraina hanno generato delle crisi interconnesse. A soffrire l’impatto peggiore sono sempre i più vulnerabili. 1,2 miliardi di persone vivono ancora in condizioni di povertà. 680 milioni di persone, oltre l’8 per cento della popolazione globale, soffriranno ancora la fame nel 2030 se non si farà nulla per invertire la tendenza.

“Possiamo accettare questi numeri? O fingere che non esistano? Assolutamente no. Dobbiamo fare tutto ciò che è in nostro potere per rispettare gli SDGs. Non usiamo questo summit per trovare dei colpevoli o arrenderci, ma per rafforzare il nostro impegno. È ancora possibile far sì che 124 milioni di cittadini sfuggano alla povertà entro il 2030, e che 130 milioni smettano di soffrire la fame. Ogni Paese deve mobilitare le proprie risorse. Possiamo dimostrare che l’ONU conosce i bisogni delle persone, ed è in grado di soddisfarli”, ha concluso il presidente dell’Assemblea.

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L’appello di António Guterres

“Abbiamo promesso di non lasciare nessuno indietro”, gli ha fatto eco il segretario generale delle Nazioni Unite, António Guterres. “Una promessa che abbiamo fatto ai poveri, agli affamati, ai bambini, alle vittime di guerra, ai genitori che vedono i figli morire per colpa di malattie che si possono prevenire. Alle comunità devastate dagli effetti dei cambiamenti climatici. L’Agenda 2030 non è solo un elenco di obiettivi. Raccoglie le speranze di tutte quelle persone”.

Solo il 15 per cento degli SDGs è in linea con i traguardi prefissati entro la fine del decennio, ha detto Guterres. Ha poi citato il numero due, “sconfiggere la fame”, e il numero sette, “energia pulita e accessibile”: “Dobbiamo accelerare la decarbonizzazione del sistema energetico e assicurare un passaggio equo dalle fonti fossili alle rinnovabili. Un’altra transizione che deve velocizzarsi è quella digitale, per garantire a tutti l’accesso a internet, specialmente agli studenti. E dobbiamo far fronte alla triplice minaccia dei cambiamenti climatici, dell’inquinamento e della perdita di biodiversità”.

Agenda 2030

Ridurre il digital divide e aumentare l’uguaglianza di genere

Guardando ai processi di digitalizzazione della società, Paula Narváez, presidente del Consiglio economico e sociale delle Nazioni Unite (ECOSOC), ha evidenziato come il digital divide stia ampliando le disuguaglianze, specialmente quelle di genere, impedendo il progresso.

Al contrario, l’empowerment femminile potrebbe davvero fare la differenza: la presenza delle donne nei parlamenti nazionali porta all’adozione di politiche ambientali più rigorose. La loro leadership in ambito lavorativo è associata a una maggiore trasparenza riguardo all’impatto climatico. E la loro partecipazione alla gestione delle risorse naturali assicura risultati migliori a livello di conservazione.

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Paula Narváez, presidente del Consiglio economico e sociale delle Nazioni Unite (ECOSOC)

“L’ECOSOC è pronto a sostenere gli sforzi dei singoli Paesi: il multilateralismo ci può guidare attraverso le crisi che stiamo vivendo, e far sì che lo sviluppo sostenibile non sia solo un obiettivo, ma una realtà”. Queste le parole di Narváez.

SDG Summit 2023, la dichiarazione politica

L’Assemblea Generale ha quindi adottato una dichiarazione politica, suddivisa in 43 punti, che ribadisce l’impegno dei governi a rispettare l’Agenda 2030. “Vogliamo vedere azioni, non promesse, da parte vostra”, ha però commentato Mayada Adil, giovane leader per gli SDGs. “Guardatevi intorno, cosa vedete? Io vedo una stanza piena di capi di stato e decisori politici, ma non vedo i giovani. Invitate sempre qualcuno sul palco, ma cosa avete fatto per includere i giovani nei processi decisionali? Solo il 3 per cento dei parlamentari è sotto i trent’anni. Meno dell’1 per cento, se consideriamo solo le giovani donne. Cosa avete fatto per le donne afgane? E per il mio Paese, il Sudan, costretto a fronteggiare siccità e conflitti? Se non riuscirete a mitigare il riscaldamento globale, metterete a rischio il futuro di intere generazioni”.

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Mayada Adil, giovane leader per gli SDGs

Il potenziale del carbon pricing

“La mia generazione è cresciuta pensando che la prossima sarebbe stata meglio. Ma la crisi climatica e la guerra, con il suo impatto sulla sicurezza energetica e alimentare, dicono il contrario”, ha confermato Ursula von der Leyen, presidente della Commissione europea. Von der Leyen ha messo sul tavolo una soluzione concreta all’aumento delle emissioni climalteranti: il carbon pricing.

Solo l’anno scorso, il sistema di carbon pricing europeo ha fruttato 38 miliardi di euro da reinvestire nelle politiche per la transizione ecologica. “Solo il 20 per cento delle emissioni globali è coperto da un sistema simile: pensate all’impatto che deriverebbe da una percentuale più alta”, ha concluso la presidente.

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Nata in provincia di Sondrio, ha studiato a Milano e Londra. Giornalista pubblicista, si occupa di questioni legate alla crisi climatica, all’economia circolare e alla tutela di biodiversità e diritti umani.