Il sistema energetico cambia, le città puntano all’intelligenza, le case diventano uffici, la capacità di comunicare con il cittadino e il cliente della pubblica amministrazione e dell’impresa diventa salvifico in tempo di pandemia. Come cambiano le professioni con la digitalizzazione dell’energia? Quali sono le carriere “del futuro” e quali le competenze da acquisire – o continuare a coltivare? L’approfondimento con Davide Boati, executive director di Hunters, brand di Hunters Group, società di ricerca e selezione di personale altamente qualificato.

Cambia il mix energetico e cambiano anche le professioni. Quali sono le figure più richieste nella “conversione elettrica” delle nostre città, penso alla digitalizzazione e alla cyber security dell’infrastruttura energetica, all’IoT e alla domotica? 

Pensando alla conversione elettrica delle città le prime parole che vengono in mente sono legate al concetto di smart city e di conseguenza alla digitalizzazione metropolitana: un nuovo modo di consumare in maniera intelligente, con un’attenzione maggiore all’ambiente e, certamente, anche con più dati da analizzare.

Le figure più richieste sono certamente connesse ai big data della città del futuro, ad esempio traffico, qualità dell’aria o geo-localizzazione in generale. In particolare: data scientist, data analyst e data engineer. Sono professionisti in gradi di analizzare i dati e rappresentano il primo impulso per la costruzione di una nuova realtà basata sull’assunzione di responsabilità e la conseguente accelerazione.
Data scientist e data engineer hanno caratteristiche poliedriche e proprio per questo difficili da reperire sul mercato. Certamente nuove figure stanno nascendo e fioriranno allacciate all’internet delle cose. Basti pensare all’emergenza sanitaria attuale che ha incrementato l’utilizzo di QR code che fungono talvolta da passaporti sanitari e, in altre occasioni, sostituiscono il cartaceo sullo smartphone. Significa che gli esperti e gli sviluppatori metteranno le proprie conoscenze a disposizione di nuovi bisogni e nuove tecnologie. C’è poi il tema legato al mondo della domotica. Il tecnico domotico ha il compito di implementare soluzioni tecnologiche con l’obiettivo di integrare vecchie attività energetiche. Analizzare, configurare, installare e gestire queste soluzioni non è affatto semplice e di conseguenza questa professione ha diversi positivi scenari in un futuro neanche tanto remoto.
Inoltre per far fronte a questa transizione energetica non sono da sottovalutare tutti i profili Ict altamente specializzati. Anche all’interno del Soc (Security operation center), lo specialista che si occupa di reporting, security device management e assistenza tecnica, avrà un notevole sviluppo.

Quali competenze acquisiscono attraverso la formazione e quali sul campo? 
La digitalizzazione dell’energia e il costante sviluppo tecnologico di determinate professioni comporta una formazione sempre più approfondita che, però, non potrà mai pareggiare l’esperienza sul campo. Approfondire la conoscenza, prepararsi a fondo e specializzarsi sono la base per poter affrontare con spirito concreto un mondo che comunque è assolutamente nuovo e le cui esperienze sono tutto sommato molto recenti. Bisogna avere l’umiltà di mettersi in gioco ogni mese, ogni anno, in ogni situazione per stare al passo con il cambiamento. E se competenze Ict e Digital possono essere apprese in classe, l’esperienza vera è sul campo.

big data
Tutto in città è sempre più connesso: dai lampioni per l’illuminazione stradale alle auto. Saper analizzare i dati raccolti aiuta a fornire nuovi servizi al cittadino, a proteggere le infrastrutture critiche e a facilitare la vita nelle aree urbane.

Qual è la retribuzione media annua (in una piccola e grande azienda) e le percentuale di occupati dopo il percorso formativo (laurea o master)? 
La retribuzione media per queste professioni legate a un mondo in divenire possono essere sicuramente più alte in entrata, ma è dopo pochissimi anni di esperienza che si può puntare a Ral che variano fra i 40mila e i 55mila euro. Non esiste una differenza se la professione è svolta in Pmi o multinazionali, conta il grado di legame al progetto del singolo professionista.

Si tratta di competenze sempre più trasversali quelle richieste oggi con la digitalizzazione, pensiamo alla crescita dei Soc interni all’azienda o sotto forma di consulenti esterni.
Centri di sicurezza interni ad aziende nascono con costanza e con grande velocità, ma è anche vero che professionisti del settore possono mettere al servizio di grandi gruppi organizzati la propria esperienza. Tutte le attività di gestione legate alla sicurezza IT sono centralizzate e monitorate in tempo reale.

Quali sono i requisiti essenziali che queste nuove figure professionali devono avere, alla luce della ripresa green post Covid-19 e della transizione ecologica promossa dal ministero italiano? 
Certamente il Covid-19 ha messo alla prova tutte le figure professionali esistenti e molte di queste hanno dovuto trasformarsi per rimanere legate ad un mondo in evoluzione. L’unica certezza è che la reale necessità è quella di studiare e documentarsi ogni giorno con la nuova regola non scritta che nulla è definitivo e che per rimanere allineati con un mercato in continuo cambiamento bisogna essere disposti a cambiare “il proprio codice di apprendimento“. Di rilevanza nazionale il nuovo ruolo svolto dal ministero della Transazione ecologica che mette in primo piano una rivoluzione verde che possa portare modifiche importanti rispetto al tema ambientale. La conseguenza in ambito aziendale è la centralità di alcune professioni spesso lasciate fuori dal mondo delle decisioni come l’ingegnere ambientale, il meccatronico green e l’esperto in gestione dell’energia.

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Giornalista professionista e videomaker, attenta al posizionamento seo oriented degli articoli e all'evoluzione dei social network. Si occupa di idrogeno, economia circolare, cyber security, mobilità alternativa, efficienza energetica, internet of things e gestione sostenibile delle foreste