In Italia più di un RAEE su tre sfugge alla corretta filiera

A rivelarlo è un’inchiesta del consorzio Erion WEEE e di Altroconsumo.

RAEE
foto Pixabay

Se il riciclo dei rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche (RAEE) non è un problema per il nostro Paese, il prelievo non avviene in modo altrettanto efficace: più di uno su tre, infatti, sfugge alle corrette pratiche di smaltimento. E la raccolta dei RAEE domestici si attesta su 6,12 chilogrammi per abitante, a fronte di un obiettivo europeo pari a 11 kg.

A rivelarlo è l’inchiesta “RAEE: Chi l’ha visto?”, presentata il 17 ottobre a Roma da Erion WEEE e Altroconsumo. L’indagine ha seguito per sei mesi, grazie all’utilizzo di tracker GPS, i percorsi di 370 RAEE (di cui 300 grandi e 70 piccoli) dal momento dell’uscita dalle case dei consumatori fino alla loro destinazione finale.

Che fine fanno i RAEE quando escono dalle nostre case

A fronte di un campione di 264 rifiuti ritenuto valido ai fini dell’inchiesta, solo 175 (pari al 66,3 per cento) sono giunti a un impianto accreditato al Centro di Coordinamento RAEE, rimanendovi per un periodo di tempo sufficiente a garantirne il trattamento. In dodici casi, al contrario, la permanenza degli apparecchi è stata troppo breve per consentirne l’adeguata lavorazione.

Quindici dispositivi sono invece finiti presso impianti non accreditati e, quindi, non tenuti formalmente a rispettare gli standard di trattamento riconosciuti dal Centro di Coordinamento (CdC). Anche i restanti 62 hanno raggiunto una destinazione diversa da quella prevista, finendo in alcuni casi perfino all’estero. Tre notebook, per esempio, hanno lasciato i porti nazionali per approdare in Senegal, Egitto e Marocco.

Servono più controlli contro i traffici illeciti

“Nel nostro Paese gli impianti accreditati al CdC sono in grado di riciclare oltre il 90 per cento in peso dei RAEE; il problema non è il riciclo, ma la raccolta: una parte di questi resta nelle case degli italiani, ma gli altri? Finiscono in mano a soggetti che usano i RAEE unicamente per il proprio tornaconto, catturando le materie più facili da estrarre nel modo più economico, senza minimamente curarsi dell’aspetto ambientale”, commenta Giorgio Arienti, direttore generale di Erion WEEE.

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“È necessario, affinché non vengano vanificati gli sforzi dei cittadini e dei soggetti virtuosi che operano nel settore, intensificare i controlli lungo la filiera e prevedere sanzioni più dure per chi alimenta i traffici illeciti”, conclude Arienti.

Resta importante la sensibilizzazione

“Cittadini e consorzi non possono essere lasciati soli. Servono regole stringenti, certezza delle sanzioni e più vigilanza: abbiamo denunciato al Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza energetica questi comportamenti illegali e auspichiamo l’intervento degli organi competenti”, aggiunge Federico Cavallo, responsabile relazioni esterne di Altroconsumo.

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“Accanto a ciò, rimane fondamentale continuare a lavorare per garantire piena e completa informazione al consumatore: sia su come ‘dismettere’ correttamente un’apparecchiatura non più utilizzabile, sia per promuovere il riuso o la riparazione di oggetti ancora valorizzabili”.

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