Una seconda vita per gli apparecchi elettronici: l’obiettivo del progetto Restart

Riciclare i RAEE nel modo corretto è fondamentale, ma riutilizzare i dispositivi che non necessitano di particolari riparazioni potrebbe essere ancora più importante.

Restart
Foto di Eirik Solheim/Unsplash

Quasi la metà dei dispositivi elettronici avviati al riciclo potrebbe essere riutilizzata. Almeno, secondo uno studio condotto dagli ideatori del progetto Restart, avviato a Londra nel 2013 per sensibilizzare l’opinione pubblica sul fenomeno del consumismo nell’ambito dell’elettronica e sull’enorme quantità di rifiuti (i RAEE) che un simile modello comporta.

Restart è responsabile della Brent Fixing Factory, con sede in un centro di raccolta di Abbey Road facente capo alla West London Waste Authority. Lì, recupera vecchi laptop che rimette a nuovo per poi donarli a chi ne ha più bisogno, con l’aiuto di giovani volontari che hanno così modo di apprendere le principali tecniche di riparazione. Al di là dei pc, però, ci sono tanti altri tipi di dispositivi, come gli smartphone, che vengono depositati per il riciclo.

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700 chili di rifiuti che potrebbero essere riutilizzati

Su 599 prodotti raccolti in una settimana alla fine di marzo, 217 (pari al 36,2 per cento) erano nelle condizioni di essere ancora utilizzati. Altri 57 (il 9,5 per cento) avevano bisogno soltanto di riparazioni minime. Ciò significa che quasi la metà dei prodotti gettati avrebbe potuto godere di una seconda vita nelle mani di qualcun altro.

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Più di 700 chili di “rifiuti” generati in una sola settimana in un solo sito che, se venissero riutilizzati anziché riciclati, eviterebbero l’emissione di quasi sei tonnellate di CO2 equivalente. Se venissero rivenduti, stando alle ricerche dell’organizzazione, potrebbero assicurare guadagni fino a cinquemila sterline.

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Riuso e riciclo, due facce della stessa medaglia

Si stima che la quantità di apparecchi elettronici potenzialmente riutilizzabili che vengono “sprecati” ogni settimana nell’intero Regno Unito si aggiri sulle 30mila unità. Secondo i fondatori del progetto Restart, dunque, non bisognerebbe promuovere soltanto il riciclo, per quanto importantissimo. Dovremmo ricordarci che, ancor prima, viene la possibilità di prenderci cura dei nostri oggetti, di ripararli, rivenderli o donarli. Opzioni senz’altro vantaggiose dal punto di vista economico, oltre che ambientale e sociale.

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