Dal 4 maggio con l’allentamento del lockdown è possibile svolgere attività sportiva in montagna. Nella Fase 2 di convivenza con il Covid-19 escursioni, gite in bicicletta e passeggiate sono concesse all’interno della propria regione. I gestori dei rifugi pensano alla riapertura, a come garantire la salute propria e dei clienti e scongiurare la produzione eccessiva di rifiuti monouso.

I rifugisti aspettano dal ministero dell’Ambiente un protocollo contenente le misure da rispettare per garantire la sicurezza sanitaria di tutti. Avere delle norme precise, attuabili e che non diano adito a interpretazioni è la prima richiesta che avanzano al governo. “Non vogliamo che i rifugi siano dimenticati e che non si rispetti la realtà montana”, ha esordito il presidente dell’Unione dei comuni, delle comunità e degli enti montani Marco Bussone nell’apertura del webinar “Rifugi outdoor fruizione della montagna. Il punto con i rifugisti” (7 maggio 2020). Chi gestisce un rifugio è intenzionato a continuare a presidiare il territorio, ha rimarcato Angelo Iellici, presidente del Coordinamento e associazione rifugisti, ma “le regole dovranno essere chiare”.

Frequentatore responsabile

Tutti sostengono che il frequentatore della montagna dovrà innanzitutto tutelarsi da solo. “Facciamo un appello: il frequentatore deve essere responsabile e disciplinato”, ha affermato Guido Rocci, associazione Agrap del Piemonte. La pratica dell’attività sportiva prevede di rispettare le stesse regole applicate nel quotidiano, per andare al lavoro o fare la spesa. “Faremo anche campagne di comunicazione per sensibilizzare i clienti”, prosegue Rocci. Un modo che tutti ritengono utile per dimostrare l’impegno dei rifugisti come garanzia di qualità e sicurezza.

Troppi rifiuti monouso

L’utilizzo dei materiali monouso sanitari rischia di far fare retromarcia alla sostenibilità finora promossa nei rifugi. Come evidenziato da Baccanelli: “Sarebbe importante che gli escursionisti si dotassero di kit personali: mascherine, guanti monouso, sapone, gel disinfettanti, sacco lenzuolo”. In questo modo si eviterebbe di produrre rifiuti in alta montagna difficilmente trasportabili a valle, se non attraverso elicotteri o animali da soma.

Prenotazione obbligatoria

Con ogni probabilità, la prenotazione sarà obbligatoria se si vorrà alloggiare o mangiare in rifugio. Gli accessi saranno regolati e il numero di ospiti, nei dormitori e nelle camere, calerà drasticamente. Per i rifugi piccoli la riapertura sarà più complicata, ha evidenziato Luca Mazzoleni, Ass Agra Appennino. “I costi di gestione aumenteranno mentre i guadagni diminuiranno”, ha precisato Gino Baccanelli, Assorifugi Lombardia. Alcuni gestori potrebbero decidere di mettere a disposizione delle tende, ha avanzato Baccanelli, “ma anche questi locali andranno sanificati e aumenteranno i costi di gestione”. Per aiutare il singolo rifugista la regione Piemonte ha annunciato un finanziamento a fondo perduto di 2 mila euro. E l’assessorato piemontese al Turismo ha intenzione di attivare una promozione intensiva delle strutture ricettive.

Spinta alla copertura banda larga

Nota positiva: la pandemia Covid-19 potrebbe annullare il digital divide tra le centinaia di strutture italiane. L’emergenza Coronavirus ha fatto scoprire nuove modalità di lavoro e comunicazione, prima inimmaginabili. In futuro, potrebbe accelerare la copertura con la banda larga, lavoro da due anni promosso da Uncem e Open Fiber attraverso la mappatura in Gps e l’installazione di ripetitori.

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