È indubbio che l’aumento del costo delle bollette impatterà su tutti i settori produttivi e sui cittadini, che provano a rialzarsi nel post pandemia di Covid-19. Ma è allo stesso tempo inevitabile che ciò accada, data la nostra dipendenza dalle importazioni di gas, come affermato dall’amministratore delegato di Terna Stefano Antonio Donnarumma. Intervistato oggi 16 settembre ai microfoni di Radio Anch’io, su Radio 1 ha spiegato che “il rincaro è dovuto all’aumento di domanda di gas nella ripresa post-pandemia che quindi ha fatto aumentare i prezzi, e l’Italia ne ha bisogno in quantità importanti, pari al 60% circa, dato che produciamo da rinnovabili solo il 36%, a volte il 40%, pertanto risentiamo di una forte oscillazione del gas”.

“Già nel precedente trimestre – ha aggiunto Donnarumma – il governo ha fatto un intervento di 1,2 miliardi di euro per ridurre gli oneri generali di sistema. Terna costa solo il 4% in bolletta. Questi soldi sono stati presi dai fondi pagati dalle aziende per compensare l’inquinamento, sostanzialmente, il costo della CO2 pagato dalle imprese”. “Aumentare la percentuale di rinnovabili in modo da essere indipendenti” è l’unica soluzione prospettata dall’amministratore delegato di Terna per ovviare al rincaro bollette.

Il ministro della Transizione ecologica Roberto Cingolani, intervenuto subito dopo ai microfoni di Radio Anch’io, ha risposto: “C’è da mitigare il trimestre, perché sappiamo che l’aumento sarà importante, ma è un fenomeno che riguarda tutta Europa, poiché è un mercato globale”. Inoltre, ha sottolineato, “c’è da mettere in piedi un intervento strutturale a questo punto: bisogna ragionare su come viene costruita e calcolata la bolletta, ogni Paese ha la sua ricetta. Va un pò riscritto il metodo di calcolo, lo stiamo facendo in queste ore, stiamo lavorando”.

Il Movimento 5 Stelle deposita alla camera una mozione

Davide Crippa (M5S), componente della X commissione attività produttive, per scongiurare il caro bollette propone di adottare dei modelli come quello spagnolo, che interviene riducendo l’Iva per le utenze domestiche, tutelando gli utenti più vulnerabili e sospendendo temporaneamente l’imposta sulla produzione di energia elettrica. Il Movimento 5 Stelle ha da poche ore “depositato alla Camera una mozione a mia prima firma”, dichiara in una nota stampa, “che, come auspicato nelle scorse ore anche da Giuseppe Conte, contribuisce a scongiurare che ne escano penalizzati il ceto medio e le fasce più deboli della popolazione”.

“In Spagna – dice Crippa – sta per nascere un Fondo nazionale per la sostenibilità del sistema elettrico finanziato con soldi pubblici e spostando sulle imprese delle energie fossili parte degli oneri per la diffusione delle eco-energie, che anche in Italia al momento sono a carico dei consumatori. Il Regno Unito, invece, ha prorogato la scadenza del periodo di tutela del prezzo dell’energia e ha attivato un ‘alert’ che comunica all’utente la possibilità di rinvenire sul mercato offerte di altri operatori energetici più convenienti della propria”. 

Secondo Crippa, sicuramente si può continuare a ricorrere ai fondi derivanti dal maggior gettito prodotto dalle aste di CO2 per ridurre i costi a carico dei cittadini. Poi, si può ridurre l’Iva sull’energia elettrica e gas e, al fine di evitare un rischio di un minor gettito a carico dello Stato, si può ipotizzare un sistema che disattivi la sterilizzazione Iva sotto un certo indice di prezzo. Andrebbero replicate anche le condizionalità per i clienti più fragili, estendendole oltre il prossimo trimestre.

Per il Wwf incrementare produzione da rinnovabili

Secondo il Wwf i rialzi sono un effetto deleterio e solo l’incremento della produzione e dell’utilizzo di energia rinnovabile potrebbe limitare l’importazione di gas. Per spingere la transizione energetica nel settore elettrico occorre favorire il passaggio alle rinnovabili, chiudere le centrali a carbone e spingere sull’energia più conveniente in assoluto: quella non consumata.

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I timori della Coldiretti su “effetto valanga”

Coldiretti fa una analisi di contesto generale di un impatto che a cascata ricade sulla spesa dei cittadini. Al rincaro dei costi energetici si somma quello per gli imballaggi, che incidono su diverse filiere. L’emergenza Covid-19 ha poi fatto aumentare i costi di trasporto con il rincaro di noli marittimi e costi dei container. Su questo scenario pesa il deficit logistico italiano per la carenza o la totale assenza di infrastrutture per il trasporto merci che costa al nostro Paese oltre 13 miliardi di euro.

L’appello di Confcommercio

Confcommercio esprime preoccupazione e chiede al governo di intervenire. L’associazione stima per il mese di ottobre un incremento dei costi per le imprese del 42% per l’elettricità e del 38% per il gas.

Per Enerbrain l’efficienza non consumata è la migliore

Enerbrain, azienda attiva nel campo dell’efficienza energetica, vede nella transizione energetica l’unica risposta ai rincari. La chiave, per limitare i danni di una domanda elevata, che quindi fa aumentare i prezzi improvvisamente, è l’efficienza energetica. Le realizzazioni effettuate dimostrano risparmi significativi, potenzialmente utili a compensare il rincaro dei prezzi, riducendo in maniera significativa le emissioni nocive. Ci sono poi diverse tecnologie che si possono applicare agli edifici e permettono di abbattere consumi ed emissioni.

La replica dei consumatori

Federconsumatori tiene a fare un pò di chiarezza sulla questione rincari. Questi aumenti non sono già avvenuti, anche perché le tariffe nel mercato tutelato sono regolate dall’Autorità, che le aggiornerà il prossimo 28 settembre. In secondo luogo, questi rincari non possono essere attribuiti alla transizione energetica, come sottolineato anche dal primo vicepresidente della Commissione europea Frans Timmermans, che ha chiarito che solo un quinto dell’attuale incremento può essere attribuito alla crescita del prezzo della CO2. Certamente, il fatto che tutti i cittadini indistintamente paghino egualmente gli oneri in bolletta e l’Iva calcolata anche su tasse e accise, applicando così una tassa su altre tasse, dovrebbe finire.

Pertanto, Federconsumatori avanza le sue proposte al governo:

  • Operi una urgente riforma della tassazione sull’energia, rimodulando oneri di sistema, accise e applicando l’Iva solo sui costi della materia prima e non su importi già comprensivi di altre tasse.
  • Istituisca l’albo dei venditori autorizzati ad operare nel settore dell’energia in base a parametri che prendano in considerazione non solo la solidità e la correttezza e soprattutto il loro impegno nel campo dell’energia sostenibile.
  • Utilizzare, come già proposte recentemente dal presidente Arera, i proventi delle aste dei permessi di emissione CO2 per calmierare i prezzi (per tali voci, solo nel secondo trimestre, l’Italia ha ricavato 719 milioni di Euro.)
  • Avviare delle politiche di sistema che puntino ad affermare la transizione nel nostro Paese senza creare inutili contrapposizioni tra chi promuove la sostenibilità e chi denuncia la grave emergenza sociale e l’avanzare della povertà energetica.

Pierpaola Pietrantozzi, segretario nazionale Adiconsum, dice: “Il Paese deve decidere in che direzione andare: se vuole andare verso le fonti rinnovabili allora si deve gradualmente “smarcare” dalle dinamiche di prezzo delle materie prime fossili revisionando la struttura tariffaria in modo tale che preveda, tra le altre cose, il trasferimento degli oneri generali di sistema sulla fiscalità generale, mantenendo in capo alla tariffa elettrica solo quelli effettivamente attinenti, l’esclusione del calcolo dell’Iva dagli oneri e dalle accise, l’applicazione dell’Iva agevolata al 10% sulle quote relative alla materia prima ed alla commercializzazione di luce e gas. Senza dimenticare di prevedere misure per combattere in maniera efficace la povertà energetica, che interessa milioni di famiglie, aggravata anche dall’emergenza Covid”.

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Professionista delle Relazioni Esterne, Comunicazione e Ufficio Stampa, si occupa di energia e sostenibilità con un occhio di riguardo alla moda sostenibile e ai progetti energetici di cooperazione allo sviluppo. Possiede una solida conoscenza del mondo consumerista a tutto tondo, del quale si è occupata negli ultimi anni.