Dopo il Covid-19, che ha contribuito ad aumentare il numero di poveri europei, un’altra pandemia si sta abbattendo sulla popolazione già provata, ed è quella del caro-energia, divenuta oramai insostenibile dopo mesi di rincari. I governi stanno adottando delle misure contingenti per calmierare i prezzi, ma in attesa di una soluzione strutturale, i poveri energetici in Europa continuano ad aumentare.
Una delle possibili soluzioni è quella di agire in prossimità e localmente, sui territori, per far sì che diversi attori supportino i poveri energetici attraverso iniziative sul campo.
Proprio su questo, il prossimo martedì 15 febbraio, Aisfor (Agenzia per l’innovazione, lo sviluppo e la formazione), partner di Epah (Energy poverty advisory hub), in collaborazione con Coordinamento Agende21 locali italiane e Alleanza per il Clima, organizzerà un convegno sul “Ruolo dei Comuni nel contrasto alla povertà energetica – Il lancio del primo bando Epah”.

Canale Energia ha approfondito il tema intervistando il presidente di Climate Alliance, Karl-Ludwig Schibel.

In che modo l’Alleanza per il Clima aiuta cittadini e stakeholder istituzionali nella lotta al cambiamento climatico?

La rete di città Alleanza per il Clima (Climate Alliance) ha 1800 membri in 28 Paesi europei, di cui 120 in Italia, che si impegnano a ridurre le emissioni di CO2 del 10% ogni quinquennio e a diventare carbon-neutral entro il 2050.
La nostra rete li sostiene con strumenti per la pianificazione della politica climatica in una prospettiva di sviluppo sostenibile territoriale, attraverso lo scambio di esperienze, campagne e disseminazione di buone pratiche, mentre i colleghi nell’ufficio di Bruxelles fanno lobbying per gli interessi degli enti locali e ci tengono aggiornati sulle strategie e i programmi comunitari.
I cinque principi guida della nostra organizzazione sono: equo, ecologico, locale, sostenibile, variegato.
Le città dell’Alleanza per il Clima comprendono che il cambiamento climatico non è solo una sfida ambientale, ma anche sociale ed economica.

Qual è il ruolo/rilievo della povertà energetica all’interno dei Paesc?

I Piani d’Azione Energia Sostenibile e Clima, da elaborare obbligatoriamente dai firmatari dell’iniziativa europea Patto dei Sindaci, prevedono azioni per la mitigazione, per l’adattamento ai cambiamenti climatici e per la lotta alla povertà energetica.
Mentre nei primi otto anni del Patto dei Sindaci, l’attenzione si è focalizzata esclusivamente sulla mitigazione delle emissioni di gas serra, dal 2015 in poi, l’adattamento è diventato il secondo pilastro dei Paesc, con l’ulteriore obbligo, tutt’ora in vigore, di inserire almeno un’azione di lotta alla povertà energetica.
Negli ultimi anni, questo terzo pilastro ha assunto un’importanza crescente per almeno due ragioni. Transizione energetica significa una profonda trasformazione non solo tecnica, ma anche economica e sociale. La questione sociale va quindi affrontata in modo da garantire una transizione equa. Ma, e questo è il secondo punto, la povertà energetica è un tema non solo per ragioni di equità, ma anche di fattibilità della transizione energetica medesima. Non funzionerà senza il sostegno attivo di una maggioranza delle cittadine e dei cittadini europei. Solo nella misura in cui rivendicheranno la loro cittadinanza energetica attivamente, la transizione avrà una chance.

Quali sono le azioni che i Comuni stanno mettendo maggiormente in campo per fronteggiare la povertà energetica? 

Le azioni per fronteggiare la povertà energetica nei Paesc devono essere abbinate a misure di mitigazione o di adattamento. Nel campo della mitigazione, quelle più frequenti sono la mobilità sostenibile. Il Comune di Pistoia prevede, per esempio, investimenti di oltre quattro milioni di euro per l’estensione della rete di piste ciclabili. Rafforzare la ciclabilità, come anche il trasporto pubblico, ovviamente va soprattutto a favore delle fasce deboli, che possono spostarsi con più facilità e sicurezza senza dover avere un’automobile. Nel campo dell’adattamento, i vantaggi per le fasce deboli sono ovvii. La protezione dalle ondate di calore interessa più che altro chi non ha una casa grande e ben isolata, provvista di condizionamento dell’aria.

Qual è il rapporto tra Paesc presentati e Paesc monitorati? Le misure adottate a livello locale vengono successivamente controllate e misurate per verificare i loro impatti? Quali i benefici ambientali, economici e sociali ottenuti, anche in termini numerici?

Il monitoraggio, purtroppo, riceve troppa poca attenzione. Come rete noi di Alleanza per il Clima sottolineiamo i benefici non solo ambientali, ma anche economici e sociali (un’economia locale resiliente, posti di lavoro) delle politiche climatiche locali. Con la mitigazione la situazione è abbastanza chiara. L’efficienza energetica è un’attività produttiva: un milione di euro investiti creano tra i 15 e i 20 posti di lavoro (Iea), nel 2020 il settore delle energie rinnovabili contava 12 milioni di posti di lavoro (Irena). Quando scendiamo però a livello locale o territoriale, in termini numerici i dati mancano. C’è da augurarsi che la situazione migliori nei prossimi anni con più Paesc monitorati nel campo della mitigazione. Per quanto riguarda l’adattamento, la situazione è ancora più complessa perché stiamo parlando essenzialmente di costi futuri evitati.

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Professionista delle Relazioni Esterne, Comunicazione e Ufficio Stampa, si occupa di energia e sostenibilità con un occhio di riguardo alla moda sostenibile e ai progetti energetici di cooperazione allo sviluppo. Possiede una solida conoscenza del mondo consumerista a tutto tondo, del quale si è occupata negli ultimi anni.