aconfronto con il Gpl e con riferimento al settore domestico, la filiera del pellet risulta peggiorativa in 12 delle 16 categorie di impatto considerate, con un incremento compreso tra il +39% (categoria tossicità umana cancerogena) e il +8769% (+1094% nella categoria assunzione di materiale particolato e +8769% nella categoria consumo di suolo). Le migliori prestazioni ambientali del Gpl in tali categorie sono associate ai minori carichi ambientali in fase di produzione (9 categorie di impatto), in fase di importazione e distribuzione del combustibile (tutte le categorie) e nella fase di combustione finale (11 categorie).

Lo rivela lo studio Valutazione degli impatti del ciclo di vita del Gpl per utilizzi stazionari, a confronto con altre tipologie di fonti/vettori energetici condotto dal politecnico di Milano per Assogasliquidi-Federchimica i cui dati sono stati divulgati il 7 marzo nel corso del webinar di presentazione.

Rispetto ai dati oggettivi che emergono dallo studio, per il presidente di Assogasliquidi-Federchimica, Andrea Arzà, occorre che i decisori politici adottino provvedimenti conseguenti, a cominciare “dalle posizioni che il nostro Governo dovrà prendere nella discussione a livello comunitario del pacchetto Fit for 55. Ciò garantirebbe il corretto rispetto del principio di neutralità tecnologica, senza quindi un salto immediato nel buio verso un’unica fonte e soprattutto garantendo in necessario contemperamento degli obiettivi di riduzione delle emissioni di CO2 con quelli di rispetto della qualità dell’aria e di tutela dai danni sanitari connessi all’inquinamento atmosferico. In questa scia il settore del Gpl è pronto e sta investendo in ricerca e sviluppo di processi che consentiranno di disporre già dal 2030 di quantità di bio Gpl e di altri prodotti rinnovabili da miscelare al Gpl per ulteriormente ridurre la sua impronta carbonica”.

Gpl: i benefici ambientali

Più nel dettaglio, secondo l’analisi, i benefici ambientali del Gpl durante la fase di combustione sono riconducibili ai seguenti aspetti:

  • minori emissioni dirette in atmosfera di ossidi di azoto (-82%) con un evidente beneficio nelle categorie di formazione fotochimica di ozono, acidificazione, eutrofizzazione marina e terrestre;
  • un’emissione diretta di particolato PM2,5 inferiore di tre ordini di grandezza (-99,9%) che garantisce un vantaggio ambientale nella categoria assunzione di materiale particolato;
  • assenza di ceneri nella filiera del Gpl, il cui smaltimento finale determina carichi ambientali non trascurabili per la filiera del pellet nelle categorie di tossicità umana.

L’analisi, condotta dal gruppo di ricerca Aware – Assessment on waste and resources del politecnico di Milano e basata sulla metodologia del ciclo di vita Life cycle assessment, ha valutato i potenziali impatti non solo sull’ambiente e sulla salute ma anche sul consumo di risorse associati alla filiera nazionale del Gpl per uso stazionario, confrontati con le più comuni alternative energetiche analizzando 16 categorie di impatto nelle tre aree considerate.

Il confronto con pellet e gasolio

Dalla raccolta dei dati d’inventario relativi ai fattori inquinanti caratterizzanti la fase di combustione, è emerso che le emissioni di benzo(a)pirene degli apparecchi alimentati a pellet sono tre ordini di grandezza superiori rispetto a quelle connesse all’impiego di Gpl (+19.650%). Nel confronto tra la filiera del Gpl e quella del gasolio, quest’ultima risulta peggiore in 9 delle 16 categorie di impatto con incrementi fino al 156% (categoria di impatto radiazioni ionizzanti).

La ragione è principalmente riconducibile al maggiore impatto ambientale del gasolio in fase produttiva, unitamente ai minori carichi ambientali che la filiera Gpl presenta durante la fase di combustione:

  • minori emissioni di ossidi di azoto (-42%) con benefici evidenti per le categorie di formazione di ozono fotochimico, eutrofizzazione terrestre e marina;
  • minori emissioni di ossidi di zolfo (-95%) con specifico riferimento alle categorie di impatto assunzione di materiale particolato e acidificazione;
  • assenza di emissioni di piombo e cadmio, con vantaggi significativi nella categoria di tossicità umana non cancerogena.

Si rileva inoltre che le emissioni di particolato fine (PM2,5) associate agli apparecchi alimentati a gasolio sono superiori rispetto a quelle generate dalla combustione in caldaia alimentata a Gpl (+627%).

Infrazioni comunitarie

Sul tema delle infrazioni comunitarie per le eccessive emissioni nocive a carico dell’Italia, è intervenuto Fabio Romeo, tecnologo della divisione Qualità dell’aria al Ministero della Transizione ecologica, ricordando le tre procedure aperte: sul PM2,5 e le altre più critiche sul biossido di azoto e sul PM10: “La Commissione europea sta monitorando cosa stiamo facendo per uniformarci alla sentenza, cioè per evitare che il periodo di inadempimento prosegua. Stiamo avendo un confronto molto frequente con la Commissione, insieme alle Regioni e alla presidenza del Consiglio, per dimostrare i nostri sforzi. Se la Commissione dovesse decidere di proseguire con la procedura potremmo andare incontro, in caso di nuova condanna della Corte di giustizia, a una sanzione di natura pecuniaria che potrebbe essere molto severa. Ma ancora non siamo in questa fase”, ha spiegato.

Ecco perché, come è stato sottolineato, sarebbe auspicabile il raggiungimento degli obiettivi target come frutto dell’impegno sulle misure da riorientare ed essere in piena conformità alle direttive europee.

politecnico Milano
Tab.1. Fonte: politecnico di Milano.

Impatti delle pompe di calore e settore industriale

Per quanto riguarda le pompe di calore elettriche risulta evidente dallo studio quanto gli impatti ambientali del loro ciclo di vita, e il conseguente confronto con la filiera Gpl, siano strettamente dipendenti dal mix elettrico di alimentazione. Quando l’elettricità è prelevata dalla rete, l’uso del Gpl è migliore in 10 su 16 categorie per la pompa idronica e in 9 su 16 categorie per l’impianto aria-aria.

Tra le categorie di impatto più significative, dal confronto con la filiera del Gpl, emerge quanto segue:

  • per la categoria assunzione di particolato (incidenza di malattia), un incremento del 32% per le pompe di calore idroniche e del 17% per quelle aria-aria;
  • per la categoria tossicità umana non cancerogena, un incremento del 47% per le pompe di calore idroniche e del 61% per quelle aria-aria;
  • per la categoria tossicità umana cancerogena, un incremento del 15% per le pompe di calore idroniche e del 6% per quelle aria-aria;
  • per la categoria consumo di risorsa idrica, un incremento del 906% per le pompe di calore idroniche e del 772% per quelle aria-aria

Guardando al settore industriale, il confronto tra le filiere Gpl e gasolio – considerando i diversi profili di utenza (80% settore small business e 20% grandi industrie) – restituisce un quadro del tutto simile al settore domestico. Emerge infatti che il Gpl fornisce prestazioni ambientali migliori in 10 delle 16 categorie di impatto analizzate, con la filiera del gasolio caratterizzata da incrementi di impatto compresi tra l’11% (categoria di impatto ecotossicità delle acque dolci) e il 149% (categoria di impatto radiazioni ionizzanti).

politecnico Milano
Tab.2. Fonte: politecnico di Milano.

Combustibile, per una gestione sostenibile del ciclo di vita

In modo da garantire una gestione futura più sostenibile nell’intero ciclo di vita del combustibile commercializzato, lo studio raccomanda i seguenti interventi:

  • valutare in un’ottica di ciclo di vita le prestazioni ambientali di processi produttivi del GPL di origine biogenica o di miscele di Gpl e combustibili rinnovabili e, in caso di risultati migliorativi rispetto alla filiera fossile attuale, promuovere la loro effettiva introduzione sul mercato nazionale;
  • promuovere l’uso di fonti energetiche alternative (fotovoltaico e cogenerazione) nel processo produttivo del Gpl a livello di raffinazione del petrolio nel contesto nazionale;
  • promuovere il rinnovamento della flotta di autocisterne per il trasporto stradale del Gpl. A tale proposito l’analisi sottolinea che al momento le società coinvolte nello studio prevedono un parco mezzi in prevalenza di classe Euro 5, che garantisce un carico ambientale in fase distributiva abbastanza contenuto nonostante la percorrenza media di un viaggio di consegna di sola andata si aggiri intorno ai 300 km (ambito domestico) e 350 km (ambito industriale). Sempre in relazione alla fase distributiva si raccomanda di promuovere il trasporto del combustibile su rotaia;
  • allungare quanto più possibile la vita del serbatoio di stoccaggio in acciaio al carbonio installato presso l’utente, la cui produzione è caratterizzata da impatti non trascurabili nelle categorie di impatto tossicità umana e consumo di risorse, metalli e minerali;
  • incentivare presso gli utenti la sostituzione di vecchie caldaie domestiche e industriali con moderni apparecchi a condensazione caratterizzati da rendimenti più elevati e quindi da un’effettiva riduzione delle emissioni in atmosfera a parità di calore utile prodotto.

Leggi anche Riduzione dei consumi e delle emissioni: il ruolo delle pompe di calore nell’elettrificazione del sistema energetico

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Freelance nel campo della comunicazione, dell’editoria e videomaker, si occupa di temi legati all’innovazione sostenibile, alla tutela ambientale e alla green economy. Ha collaborato e collabora, a vario titolo, con organizzazioni, emittenti televisive, web–magazine, case editrici e riviste. È autore di saggi e pubblicazioni.