L’economia circolare nel 2025 porta in Italia un risparmio di 18,3 miliardi di euro all’anno. Si tratta di un dato in crescita rispetto al 2024 (16,4 miliardi) ma nonostante ciò siamo ancora lontani dai 119 miliardi di euro previsti al 2030. Anche su profilo di impatto ambientale abbiamo raggiunto solo il 15% del potenziale.
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Stando al Circular Economy Report 2025 di Energy&Strategy – POLIMI School of Management, presentato oggi a Rimini a Ecomondo.
Economia circolare e imprese
Nell’ultimo biennio si è assistito a un consolidamento delle pratiche circolari (il 49% è di attuazione recente) e alla crescita delle aziende intenzionate a introdurle (dal 24% al 34% in un anno), così come sono in progressivo aumento gli investimenti. Nel complesso
l’industria è arrivata a una maturità media nell’adozione dell’economia circolare di 3,1 su 5. L’anno scorso il valore era di 2,2.
E’ quanto asserisce un campione rappresentativo di 320 imprese in 10 settori produttivi analizzato dall’Energy strategy group.
“Nonostante il parziale cambio di rotta imposto dal Clean Industrial Deal, che nel post Green Deal affianca al percorso di decarbonizzazione la più stringente tutela della competitività dell’industria europea – commenta in una nota Vittorio Chiesa, direttore di E&S -, il riconoscimento del ruolo dell’economia circolare per il raggiungimento dei target al 2030 e al 2050 non risulta compromesso. Anzi, le recenti evoluzioni normative indicano un rinnovato interesse”.
La consapevolezza dei cittadini
Quest’anno il lavoro dell’E&S ha guardato anche ai cittadini. Grazie a una indagine effettuata con DOXA su circa 3.000 individui emerge come il 60% dei rispondenti dichiara di conoscere l’economia circolare (solo il 7% non ne ha mai sentito parlare), di applicarla nella quotidianità e di attribuirle un’importanza pari a 4,2 su 5.
Protagonista soprattutto la fascia più anziana, tra i 65 e i 75 anni, mentre tra i ragazzi di 18-24 anni la percentuale di chi la considera estremamente importante scende al 39%.
Inoltre, solo 1 cittadino su 4 si sente pienamente responsabile dell’impatto dei propri acquisti e la fiducia media nelle aziende che dicono di attuare pratiche circolari si attesta a 3,3 su 5, confermando che trasparenza e comunicazione dei benefici rappresentano condizioni essenziali per proseguire nel percorso verso la circolarità.
Chi effettua comportamenti circolari? Giovani o anziani?
Quando andiamo a vedere chi nella pratica mette in atto comportamenti circolari, la situazione si capovolge: sono i giovani tra i 18 e i 34 anni quelli più inclini a sperimentare nuove forme di utilizzo come sharing (8%), noleggio (6-7%), acquisto di usato o ricondizionato (fino al 18%). Però la motivazione è perlopiù economica. La preferenza per il prodotto nuovo cresce con l’età, raggiungendo quasi il 60% tra i 55-75 anni.
Un dato che evidenzia una importante divergenza tra il “dichiarato e l’agito”.
Le categorie più amate per l’acquisto del nuovo:
- grandi elettrodomestici (70%),
- piccoli elettrodomestici (61%)
- l’arredamento (57%).
- Nei prodotti tecnologici il ricondizionato raggiunge il 26%.
- Nel settore auto e moto l’usato è pari al nuovo (36-37%).
Un primato poco noto
L’indagine evidenzia anche una limitata conoscenza dei risultati positivi dell’Italia nel panorama di economia circolare. Solo il 20% degli intervistati sa che l’Italia è prima in Europa per il riciclo dei rifiuti e quasi il doppio non lo ritiene credibile; appena il 17% conosce il nostro ottimo posizionamento, certificato a livello di Commissione Europea, nell’economia circolare globale e il 47% la ritiene credibile, mentre il 35% no. Rigeneriamo il 98% degli oli minerali usati, lo sa meno di 1 rispondente su 6, il 48% ci crede e il 35% no.
Inoltre la transizione verso modelli circolari si accompagna a un progressivo aumento degli investimenti. La percentuale che si colloca tra i 50.000 e i 150.000 euro è passata dal 20% del 2024 all’attuale 43%, mentre al contrario chi si è mantenuto al di sotto della soglia dei 50.000 euro è sceso da quasi la metà al 33%. Solo il 16% ha investito tra 150.000 e 250.000 euro, appena l’8% ha superato i 250.000 euro.
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