L’Italia ha ridotto del 26% le proprie emissioni di gas serra rispetto al 1990, con un calo del 6,8% nel 2022 e del 7% nel 2023. Tuttavia, secondo le stime, al 2050 serviranno oltre 1.010 miliardi di euro di investimenti. “In particolare, sono i settori dei trasporti, dell’edilizia e dell’industria ad avere ancora trend emissivi stabili o, addirittura, in crescita”: è quanto emerge dallo scenario elaborato da ClimateSeed e presentato in occasione della Giornata Mondiale dell’Ambiente che si celebra il 5 giugno.

In questo contesto, secondo la startup, “è fondamentale non solo investire” si legge nella nota stampa, “ma anche rendere consapevoli le imprese, chiamate a misurare, pianificare e ridurre il proprio impatto per contribuire attivamente alla transizione”.
Emissioni: criticità strutturali nei trasporti
Nel quadro del Green deal e del Regolamento europeo sull’Effort sharing, il nostro Paese si è impegnato a ridurre le emissioni dei settori non-Ets del 43,7% entro il 2030 e a raggiungere la neutralità climatica entro il 2050. Negli ultimi trent’annianni, ha ridotto del 26% le emissioni di gas serra rispetto al 1990, passando da 522 a 385 milioni di tonnellate di CO2 equivalente. Secondo i dati Ispra-Eurostat, solo tra il 2022 e il 2023, si è registrato un ulteriore calo del 7%, e del 18% rispetto al 2013. “Un risultato significativo, sostenuto da molteplici fattori quali la diffusione delle energie rinnovabili, la riduzione dei consumi energetici, il miglioramento dell’efficienza energetica e il conseguente passaggio all’uso di combustibili a minor contenuto di carbonio”. Tuttavia i livelli attuali, chiarisce la ricerca, “restano troppo elevati per centrare gli obiettivi fissati senza una decisa accelerazione”.
Le principali criticità strutturalirestano nel settore dei trasporti, le cui emissioni provengono per oltre il 90% dal trasporto stradale, ed è responsabile del 28% delle emissioni nazionali. A questo si aggiungono il settore energetico e quello residenziale, che determinano rispettivamente il 21% e il 18% delle emissioni nazionali. Insomma, nella prospettiva tracciata, le sole risorse messe a disposizione dal Pnrr e dagli strumenti dell’UE non sono sufficienti: entro il 2030, saranno infatti necessari fino a 180 miliardi di euro in fondi aggiuntivi per raggiungere gli obiettivi fissati per il 2050.
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La responsabilità delle aziende lungo la supply chain
“Le imprese hanno oggi la responsabilità e l’opportunità di agire in modo strategico lungo tutta la filiera” afferma ClimateSeed. Il primo passo riguarda la misurazione accurata dell’impronta di carbonio, che consente di mappare le principali fonti emissive e definire in modo puntuale le priorità di intervento. Partendo da qui, le aziende avrebbero la possibilità di sviluppare piani di riduzione “validati scientificamente, con obiettivi misurabili nel tempo”. Oltre a coinvolgere attivamente i propri fornitori in un percorso condiviso di decarbonizzazione, riducendo l’impronta di carbonio su tutta la supply chain.
Un ulteriore strumento concreto è il sostegno a progetti certificati di rimozione o mitigazione del carbonio, attraverso l’acquisto di crediti generati da iniziative ad alto impatto sociale e ambientale: “Le aziende che investono oggi in sostenibilità rafforzano infatti il proprio posizionamento, rispondono alle attese di consumatori e stakeholder, e contribuiscono in modo diretto alla costruzione di un’economia a basse emissioni” conclude ClimateSeed.
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