Salvamare, al via la sperimentazione di recupero plastica nei fiumi

I fiumi europei sono pieni di plastica. Secondo un recente studio a cui ha collaborato anche Ispra e pubblicato su Nature Sustainability, rivista del gruppo Nature, dei più di 600 milioni di rifiuti maggiori di 2,5 cm, la maggior parte è composto da questo materiale. Non solo, oltre il 40% secondo lo studio arriva al mare già frammentato.

Sempre secondo un ulteriore studio dell’Ispra l’85 per cento dei rifiuti dispersi nei corsi d’acqua italiani è costituito da plastica, il 35 per cento della quale monouso.

Per questo la legge Salvamare include nelle attività di prevenzione e bonifica anche la prevenzione della plastica nei fiumi.

Ora è diventato operativo un programma sperimentale di recupero delle plastiche nei fiumi. 

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Interveniamo fattivamente a salvaguardia dei nostri mari e dei nostri fiumi sempre più esposti al pericolo dell’inquinamento antropico. Lo facciamo operativamente e sotto il profilo culturale, che consideriamo architrave per gli obiettivi di economia circolare e di sostenibilità” ha dichiarato il viceministro all’Ambiente e Sicurezza Energetica Vannia Gava.

L’iniziativa di cui è stato ultimato anche il passaggio in Corte dei Conti, avrà durata triennale.

Cosa prevede l’azione di recupero di plastica dai fiumi

plastica nei fiumi
plastica nei fiumi Anche i fiumi producono ossigeno e CO2 © Dave Hoefler/Unsplash

L’attività sperimentale prevede azioni direttamente sui corsi d’acqua in cui si attueranno opere di: cattura, rimozione e gestione dei rifiuti plastici galleggianti. S

Sono previste inoltre campagne di sensibilizzazione sul tema. Si tratta di azioni che saranno attuate in sinergia con le Autorità di bacino distrettuali. I fondi a disposizione sono di 2 milioni di euro per ogni anno di operatività 2022, 2023 e 2024.

Quali sono le cause dei rifiuti plastici nei fiumi italiani

Stando a una indagine dell’Ispra che ha monitorato i fiumi: Adige, Agri, Magra, Misa, Neto, Ombrone, Pescara, Po, Reno, Sarno, Simeto e Tevere. E’ soprattutto la produzione e consumo di alimenti, a produrre la dispersione di plastiche nei corsi di acqua. Inoltre a quanto sembra i rifiuti compiono percorsi brevi e sostano di volta in volta in numerose aree di accumulo per poi raggiungere il mare.

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