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A partire dal 2023, sarà introdotto il meccanismo di adeguamento del carbonio alle frontiere (Cbam – Carbon border adjustment mechanism): un’imposta sui prodotti ad alta intensità di carbonio importati nell’Unione Europea.

Il provvedimento mira a supportare l’industria europea nel percorso di decarbonizzazione, esercitando pressione sui produttori extra UE che devono decarbonizzare i propri impianti per essere competitivi in Europa. 

Il Cbam quindi dovrebbe agire sia sul fronte delle emissioni globali, che su quello del vantaggio competitivo, come emerge dal rapporto di BCG – Boston Consulting Group per Sap, “How technology can tame the EU carbon tax on imports”. 

L’importanza del Meccanismo di adeguamento del carbonio alle frontiere

Il Cbam è fondamentale sia per evitare sanzioni che per restare competitivi contro il cambiamento climatico. Il suo impatto sarà dirompente sulle catene di forniture globali e sarà difficile gestire la conformità ai requisiti. Per i primi tre anni, riguarderà i settori dell’elettricità, acciaio, ferro, alluminio, cemento e fertilizzanti, ma potrebbero essere inclusi anche idrogeno, plastica e prodotti chimici.

Gli importatori extra-UE dovranno pagare un’imposta su ogni tonnellata di CO2 associata ai materiali che introducono nell’Unione, documentando e pagando l’impronta di carbonio dei materiali e dei prodotti finiti. 

Ciò comporta che molte aziende europee si dovranno rivolgere a fornitori con minori emissioni di carbonio, oppure fare in modo che i loro processi diventino più efficienti. 

Le soluzioni informatiche in grado di calcolare le emissioni di carbonio

“Perché ogni azienda parte della catena del valore, possa caricare e scaricare in modo agile le informazioni sulle emissioni e calcolare correttamente l’imposta, diventano necessarie soluzioni informatiche in grado di calcolare le emissioni di carbonio secondo la metodologia approvata dall’UE e di garantire uno scambio sicuro di dati, spiega Pietro Romanin, managing director e partner di BCG. “Il rischio, altrimenti, è quello di incorrere in costi di gestione e manutenzione particolarmente ingenti, oltre che di esporsi a eventuali errori di compliance”.

Una soluzione informatica potrebbe quindi aiutare le aziende ad orientarsi. Canada, Regno Unito e Stati Uniti stanno valutando politiche simili, come l’Inflation Reduction act (Ira), approvata recentemente dal Congresso americano con lo scopo di accelerare la transizione ecologica abbattendo il costo di molte leve di decarbonizzazione delle aziende. 

L’impatto finanziario del Cbam

Il Cbam avrà un forte impatto finanziario, calcolato dalla Commissione europea in costi aggiuntivi per gli importatori, dell’ordine di due miliardi di euro all’anno entro il 2030. 

Entro il 2032, secondo lo studio di BCG, il costo di ferro e acciaio importato nell’UE da USA e Regno Unito potrebbe aumentare del 6%, dalla Turchia del 10%, dalla Corea del Sud del 12%, dalla Cina del 17% e dall‘India del 32%. I settori su cui il suo impatto sarebbe significativo sono: quello automobilistico, edile, degli imballaggi e degli elettrodomestici, tra i maggiori utilizzatori di prodotti legati al Cbam.

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Il mercato interno del carbonio dell’Unione fisserà il prezzo e l’imposta dipenderà dall’intensità di carbonio del bene e dal prezzo del carbonio per tonnellata, soggetto a fluttuazioni. Una gestione efficace dei nuovi requisiti in materia di Cbam è positiva per l’ambiente, per i sistemi politici, le imprese e l’informazione technology.

“L’utilizzo di strumenti tecnologici abilitanti diventa necessario sia in termini di efficienza, poiché le nuove tecnologie permettono di fare un lavoro preciso evitando una burocrazia dispendiosa, che di efficacia, per evitare costi rilevanti legati ad un’eventuale non compliance. Avere poi uno strumento capace di assicurare dati certi è di fondamentale importanza, in particolare alla luce dell’attuale contesto di mercato, che vede l’introduzione dell’IRA americano e le conseguenti pressioni sull’operato dell’UE in merito al Cbam”, conclude Romanin.

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