L’Italia e lo sviluppo dell’idrogeno verde: le tecnologie ci sono, servono incentivi e norme

Secondo Mario Antonio Scino, del Ministero dell’Ambiente, l’idrogeno è fondamentale per la transizione energetica. Il rapporto Agici-Fichtner svela a che punto siamo.

  • L’idrogeno verde ha un ruolo importante nel percorso di transizione energetica.
  • Lo ha ribadito Mario Antonio Scino, Capo di Gabinetto del Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, nel corso della presentazione del primo rapporto sull’idrogeno dell’Osservatorio H2 Agici-Fichtner.
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La presentazione del rapporto Agici-Fichtner © Elisabetta Scuri/Canale Energia

L’idrogeno (H2) prodotto da fonti energetiche rinnovabili è detto “verde”. Rappresenta la soluzione a zero emissioni più adatta per il settore dei trasporti pesanti, può contribuire a decarbonizzare le industrie più energivore, e può essere impiegato al posto delle batterie per immagazzinare grandi quantità di energia in poco spazio, fungendo da sistema di accumulo.

Per questo, l’Unione europea gli affida un ruolo importante nel prossimo futuro: per esempio, prevede che, entro il 2030, circa il 30 per cento della produzione di acciaio primario dell’Ue sarà decarbonizzato mediante l’utilizzo di H2 verde. Inoltre, il progetto IPCEI Hy2Tech mira a sviluppare tecnologie innovative per la catena del valore dell’idrogeno al fine di decarbonizzare i processi industriali e la mobilità.

Tuttavia, restano dei nodi da sciogliere: di questo si è parlato il primo dicembre a Milano durante la presentazione del primo rapporto sull’idrogeno dell’Osservatorio H2 Agici-Fichtner, che ha l’obiettivo di monitorare i progetti avviati o in fase di avvio, i modelli di finanza pubblica già disponibili o da prevedere, le tecnologie sviluppate, le policy e le risorse necessarie per portare a termine le varie iniziative.

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Idrogeno, il commento del Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica

“L’idrogeno è uno dei temi destinati a caratterizzare il nostro operato. Accolgo con grande favore questo Osservatorio che, ancora una volta, mette in luce il ruolo della ricerca. Come sottolineato dal Ministro Gilberto Pichetto Fratin, il contesto di crisi energetica ci impone di guardare all’innovazione. L’idrogeno è fondamentale per ridurre le emissioni di carbonio dei settori hard to abate. I piani REPowerEU e Fit for 55 definiscono obiettivi ben precisi che intendiamo raggiungere”, ha dichiarato Mario Antonio Scino, Capo di Gabinetto del Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica.

“L’idrogeno è destinato a diventare il gas di riferimento nel nostro panorama energetico: per questo, serve un piano decennale di sviluppo della rete. Il Ministero lavorerà per dare più certezze agli operatori. Nuovi paradigmi energetici assurgono a traino della ripresa economica. E permettono al Paese di rendersi più indipendente nel percorso di raggiungimento della sicurezza energetica”.

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Mario Antonio Scino © Elisabetta Scuri/Canale Energia

Mancano certezze a livello normativo

La maggior parte delle imprese italiane attende la partenza dei bandi PNRR; la mancanza di certezze a livello normativo e gli elevati costi di produzione dell’idrogeno, tra 7,4 e 11 euro al chilo, sono le principali barriere da superare. “In base alle nostre stime, le risorse a sostegno della produzione di idrogeno verde in Italia potrebbero essere nel range di 10-16 miliardi di euro per il modello misto, e di 14-20 miliardi per il modello hydrogen valley, a cui si devono aggiungere i 3,5 miliardi dei fondi PNRR”, ha spiegato Stefano Clerici, responsabile della ricerca per Agici.

Sono almeno 160 i progetti pronti a partire

Nel nostro Paese, sono almeno 160 i progetti avviati o pronti a partire, volti a decarbonizzare i settori hard to abate (acciaio, cemento, ceramica, ecc.) e il settore dei trasporti. La produzione dell’idrogeno su larga scala comporterà investimenti ulteriori nelle fonti energetiche rinnovabili e, in particolare, nella generazione di energia eolica offshore. Un percorso virtuoso, dunque, che vale davvero la pena continuare a seguire.

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Nata in provincia di Sondrio, ha studiato a Milano e Londra. Giornalista pubblicista, si occupa di questioni legate alla crisi climatica, all’economia circolare e alla tutela di biodiversità e diritti umani.