La mobilità del futuro dovrà certamente essere sostenibile, ma cosa pensano gli italiani dell’intermodalità, quali i mezzi scelti per gli spostamenti quotidiani e quali le loro richieste?

Queste sono alcune delle domande a cui ha dato risposta la ricerca presentata oggi in occasione del webinar “La domanda di nuova mobilità collettiva sostenibile per la Bus industry e il Tpl” all’interno della Digital Green Week organizzata da Italian Exhibition Group.

Giuseppe Catalano, della Struttura tecnica di missione per l’indirizzo strategico, lo sviluppo delle infrastrutture e l’alta sorveglianza del Mims (Ministero delle infrastrutture e mobilità sostenibili) ha dichiarato: “La ricerca sulla decarbonizzazione dei trasporti del Mims è orientata ad individuare dei percorsi che si fondano anche sulle aspettative delle persone che si muovono per diverse esigenze. Il Mims ha cambiato il suo nome e con esso la sua visione: dobbiamo fare un percorso insieme ai diversi attori e dare un indirizzo, fornendo un quadro di riferimento necessario a compiere le proprie scelte imprenditoriali. Siamo di fronte alla necessità di ridurre le emissioni, un percorso importante che deve rispettare il trasporto pubblico, essendo tutti consapevoli del fatto di dover vincere la battaglia della mobilità pubblica versus quella privata. Per fare ciò, c’è bisogno di guardare alla logica della domanda e non più solo dell’offerta. Le tecnologie aiutano a mettersi dalla parte degli utenti, garantendo flessibilità e appropriatezza delle tariffe e della mobilità”. 

Status quo e prospettive future dell’intermobilità 

La ricerca si basa su un campione di popolazione italiana utilizzatrice di Tpl (Trasporto pubblico locale), su cui è stato condotto un carotaggio qualitativo, ma anche quantitativo sia sugli utenti, che sugli stakeholder, che insieme offrono una visione sul futuro della mobilità collettiva.

I desiderata del trasporto pubblico in generale

Quasi i due terzi degli intervistati vorrebbero un trasporto più ecologico e rispettoso dell’ambiente, a cui segue la necessità di avere mezzi più frequenti per il 49,8% e più sicuri ed affidabili per il  24,4%. La maggior parte delle persone pensa abbastanza all’ambiente quando deve scegliere come spostarsi per il 50,7%, e ci pensa molto per il 38,8%.

L’importanza dell’intermobilità e la percezione dell’offerta

Circa i tre quarti degli intervistati utilizza più mezzi e, quasi sette su dieci, ritengono importantissimo che si “parlino” tra loro. Otto su dieci colgono il gap tra auspicio e realtà, e sanno bene che l’attuale offerta di intermobilità è lontana, nonostante i due terzi riconoscano i passi in avanti fatti.

Complessivamente, l’80% sente l’esigenza di un’ulteriore intermobilità. 

Il trasporto su gomma come paladino dell’intermodalità

Il trasporto su gomma è ritenuto il “paladino dell’intermobilità” e dovrebbe dare il maggiore contributo: il bus urbano, secondo il 44% degli utenti, il bus extraurbano per il 14,6%, per un complessivo 58,7%. Le persone ritengono inoltre che, il trasporto su gomma sia cruciale, funzionale ed efficace per la maggioranza degli utenti Tpl (61,4%), grazie ad una sua maggiore capillarità rispetto ad altri mezzi. 

Le aree da migliorare nel trasporto pubblico su gomma

Gli intervistati hanno dichiarato che il trasporto pubblico su gomma dovrebbe investire maggiormente in puntualità (56,5%) e frequenza (44,9%), nonché garantire praticità ed una maggiore pulizia.

La prospettiva degli stakeholder

Gli stakeholder si trovano in linea con le risposte degli utenti e per loro sono quattro le parole chiave dell’intermobilità del futuro: ricorre l’ecologia come primo obiettivo, il secondo è la sicurezza (attraverso sistemi Adas), l’integrazione per avere una vera “Mobility as a service” (Maas) che passi dai sistemi integrati. Infine, la digitalizzazione anche attraverso il concetto di gamification, così da essere invogliati ad utilizzare le app.

Il futuro del trasporto su gomma 

Il trasporto su gomma sta attraversando una vera e propria rivoluzione tecnologica e funzionale, che consentirà di andare verso una maggiore autonomia e flessibilità, inoltre, la tecnologia permetterà di ridurre il gap di certezza e “previsibilità” della frequenza e durata della corsa.

Secondo gli stakeholder, l’interazione tra offerta di mezzi e gestione infrastrutturale darà il meglio di sé nelle realtà urbane dove si possono prevedere quartieri concepiti come hub autonomi rispetto al centro città. Qui, il trasporto su gomma non sarà soggetto a variabili di traffico e mezzi a “emissioni zero” consentiranno la sostenibilità economica del servizio.

Il segmento “Coach” secondo gli utenti

Gli utilizzatori regolari dei servizi Coach lo ritengono pratico, comodo e puntuale (80% utenti). Questo comparto vede una sua evoluzione su due direttrici: la prima, il comfort su cui gli investimenti sono continui per offrire un servizio comodo ed efficiente; la seconda, per attrarre un bacino sempre più ampio si rende l’offerta sempre più accessibile.

Il ruolo della tecnologia

Secondo quattro utenti su dieci, l’apporto della tecnologia per il trasporto pubblico su gomma è essenziale, ad esempio nel caso delle interfacce “user-friendly” quali app in grado di fornire informazioni integrate e l’acquisto dei biglietti, oppure ancora informazioni affidabili sull’arrivo del mezzo.

Il TP su gomma del futuro

Gli utenti, pensando al futuro del trasporto su gomma, ritengono tecnologia ed ecologia due capisaldi irrinunciabili, la prima per il 41%, la seconda per il 34,5%, la parte economica è sul podio, ma arriva terza. Gli stakeholder sottolineano come le applicazioni Gps e ad esso correlate consentiranno una “fluidificazione” del servizio del trasporto pubblico, sempre più prossimo al mondo dell’on-demand, attraverso le interfacce.

La sfida della qualità e della digitalizzazione

Durante la prima tavola rotonda, è emerso come oramai la strada di una mobilità sostenibile sia stata tracciata e le nuove tecnologie entreranno inesorabilmente a farne parte. Certamente, questo passaggio comporta nuovi trend che impatteranno sulla componentistica dell’automotive, ma grazie al lavoro di Anfia con i diversi ministeri e, al Pnrr, il processo della riconversione avverrà in modo non traumatico. 

Il Tpl dipende dagli investimenti, che stavolta ammontano complessivamente a 17 miliardi di euro, una cifra mai vista prima. Da soli però non saranno sufficienti, bisognerà infatti far fronte ad un calo della domanda e per recuperare ci vorranno diversi anni. Quindi, qualità ed accessibilità rappresentano gli elementi necessari a risollevare la domanda del Tpl.

I bus turistici

In tema di qualità, anche i bus turistici fanno la loro parte, ma sono pronti a rinunciare al diesel? Riccardo Verona, presidente AN.Bti, afferma che in seguito al fatto di percorrere lunghi tragitti, l’Euro 6 è il loro elettrico e, nel Pnrr, non è stato stanziato un solo milione per i bus turistici, quindi è bene prevedere delle risorse anche per la sostituzione di questi mezzi. Il comfort è un fattore fondamentale su un bus turistico dove il passeggero sta per almeno otto ore, e i bus Euro 6 lo garantiscono.

Sergio Veroli, presidente Consumers’ Forum sottolinea che, spesso i cittadini rimangono esclusi dalle fasi progettuali sulla valutazione della qualità dei servizi. Anche sulla digitalizzazione manca il loro coinvolgimento: la maggior parte di essi non è in grado di utilizzare le app, esiste ancora un forte gap da colmare in tema di competenze digitali, soprattutto per la popolazione più anziana. La formazione però necessita di tempo, altrimenti parte di essa ne sarà tagliata fuori.

Cassa depositi e prestiti con il suo nuovo piano strategico 2022-2024 cerca una nuova impostazione guardando all’impatto dei suoi interventi sui territori. Tra di essi, prioritari sono i temi delle infrastrutture, della logistica e dei servizi ai cittadini. Oggi, il tema non sono i finanziamenti, ma la capacità di mettere a terra i progetti, aiutando le amministrazioni locali nel disegno dei servizi sul territorio, da ripensare completamente, attraverso una capacità progettuale non indifferente. La filiera industriale dell’automotive è un elemento strategico dell’Italia e per la sua configurazione storica incontra delle difficoltà, ma le risorse devono rimanere in Italia.

Gli aspetti tecnici e tecnologici della mobilità

Le aziende hanno confermato di essere focalizzate su una mobilità alternativa offrendo nuovi servizi e soluzioni  per i bus elettrici e l’autotrasporto. Come nel caso di Enel X Way, che offre servizi alla rete e microrete di utenza, in modo che si possa cogliere l’occasione di ottimizzazione energetica e la flessibilità del processo di ricarica. 

Il ruolo dell’idrogeno

Così per l’azienda Sapio che produce idrogeno dal 1922, possiede quattro siti produttivi e lo distribuisce attraverso 4 idrogenodotti. Grazie al Pnrr, sono stati stanziati tre miliardi per la produzione di idrogeno rinnovabile, certamente il quadro normativo è in evoluzione, ma attraverso i fondi da utilizzare entro il 2025, sono previste oltre 40 stazioni di rifornimento in Italia, e il vantaggio dell’idrogeno è che una volta prodotto può essere stoccato. 

In nord Europa, già circolano 500 bus a idrogeno, in Germania hanno già un centinaio di stazioni a idrogeno per rifornire i mezzi pesanti sulle strade, mentre in Italia, una ventina di bus si trovano quasi tutti a Bolzano. Qui, si trova anche l’unico distributore di idrogeno accessibile ai privati. Un aspetto importante è quello dell’informazione per le municipalizzate, che spesso non ne conoscono ancora le potenzialità. 

La tecnologia che mette il cittadino al centro

L’azienda Almaviva sta implementando la piattaforma aperta Muva, che mette il cliente al centro per offrirgli ciò che vuole. Questo significa avere a disposizione un servizio ecologico e multimodale che consente che tutti i dati sul trasporto del territorio siano connessi tra loro e resi fruibili al cliente. Muva consente dunque di pianificare in maniera integrata i mezzi e capire che sono tutti interconnessi. 

La centralità del dato

L’informazione e il dato sono fondamentali, si pensi a Google maps che rende le informazioni accessibili attraverso i dati raccolti. A partire da quest’anno, Google permetterà di sapere quanto il nostro percorso incide sulle emissioni in base al mezzo scelto per lo spostamento, in modo da promuovere scelte sostenibili. È una delle tante innovazioni che contribuirà a ridurre il traffico privato, grazie ai dati raccolti si possono quindi costruire soluzioni differenti.

Un trasporto pubblico sempre più on demand

Secondo Giovanni Dimopoli, responsabile Strategie e sviluppo business di My Cicero, il trasporto dovrebbe essere on demand  e avvicinarsi sempre più alle esigenze individuali, dato che sono sempre più frastagliate. Il Tpl raggiunge attualmente il 5% degli acquisti digitali, contro lo sharing che raggiunge quasi il 100%, ciò significa che, nonostante l’innovazione, non ci si deve dimenticare dell’utente meno digitalizzato. L’azienda infatti sta pensando di utilizzare la semplice carta di identità elettronica come biglietto, per agevolare le persone che non sono digitalizzate.

Una intermobilità a misura di hub

Redo Sgr, primo gestore di fondi immobiliari impegnato nella creazione di spazi che siano di qualità ed economicamente sostenibili per le persone, ha condotto un’indagine da cui emerge la difficoltà che il loro target di riferimento incontra nel trasporto pubblico. Per Redo, l’intermobilità è uno degli ingredienti della progettazione, per fare in modo che si crei un hub che permetta di avere la città “a 15 minuti”. La promozione del trasporto pubblico permette di ridurre gli impatti ambientali, intercettando la domanda dei propri inquilini e il loro bisogno di intermobilità. L’obiettivo è di dialogare non più con il singolo utente, ma con gruppi di utenti, realizzare dei progetti in convenzione e proporre piani migliorativi della mobilità.

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Professionista delle Relazioni Esterne, Comunicazione e Ufficio Stampa, si occupa di energia e sostenibilità con un occhio di riguardo alla moda sostenibile e ai progetti energetici di cooperazione allo sviluppo. Possiede una solida conoscenza del mondo consumerista a tutto tondo, del quale si è occupata negli ultimi anni.