Progetto Ora
Un momento dell’evento

“È O.R.A. di muoversi!” è lo slogan del progetto O.R.A., Open road alliance, presentato stamattina a Roma, per promuovere una nuova cultura e pianificazione della mobilità urbana. Promosso da Fondazione Unipolis e Cittadinanzattiva, si rivolge agli studenti del III anno delle scuole superiori di 14 città metropolitane.

Obiettivo e sviluppo di O.R.A.

O.R.A. è una delle “mobility action” italiane promosse nel corso della Settimana europea della mobilità sostenibile e vuole stimolare i giovani a immaginare città migliori e strade più sicure e ben curate.

Video tratto del canale Youtube del Progetto O.R.A.

Da oggi e fino al 20 dicembre c’è tempo per inviare la propria candidatura. Le classi selezionate inizieranno a frequentare un percorso formativo ad hoc per produrre degli elaborati multimediali che esprimano l’idea di mobilità sostenibile del futuro. Gli elaborati saranno perfezionati con il supporto di un esperto per partecipare a un contest di idee creative. I 9 più votati confluiranno nel Manifesto della mobilità sostenibile-La mobilità del futuro e riceverà una visita a Bologna a Cubo, il museo d’impresa del gruppo Unipol. La prima classificata riceverà anche un premio di 3.000 euro.

Idee giovani e supporto delle istituzioni

Coinvolgere i giovani nella definizione e nell’adozione di modelli e politiche più sostenibili è un modo per renderli consapevoli degli sforzi che i soggetti competenti stanno compiendo nella pianificazione della mobilità urbana ed extra-urbana. Saranno loro i veri protagonisti di una nuova idea di futuro. “Consapevolezza, partecipazione, diffusione ed educazione”, ha dichiarato nel corso dell’evento Francesco Moledda, project manager della Fondazione Unipolis, sono i quattro pilastri di O.R.A. che ha illustrato nel dettaglio l’iniziativa.

Le idee dovranno essere elaborate pensando al raggiungimento di alcuni Obiettivi di sviluppo sostenibile stabiliti dall’Agenda 2030 delle Nazioni Uniti. In particolare, l’obiettivo 11 che prevede di “rendere le città insediamenti umani inclusivi, sicuri, duraturi e sostenibili”. Uno degli aspetti interessanti del progetto prevede la dimostrazione delle simulazioni sugli effetti alla guida dovuti all’assunzione di sostanze stupefacenti o alcool per sensibilizzare i ragazzi, e di rimando gli adulti, alla guida.

Nelle varie fasi di O.R.A. saranno coinvolte importanti istituzioni di respiro nazionali: Anci, i ministeri dell’Ambiente, dell’Istruzione e della Ricerca, l’Università Cattolica del Sacro Cuore, il Politecnico di Milano e i Consigli regionali Unipol. “E’ stata fatta una vera e propria opera di convocazione delle istituzioni”, ha commentato Antonio Gaudioso, segretario generale di Cittadinanzattiva.

“Adottiamo un approccio sempre più ecosistemico”, precisa il presidente del gruppo Unipol e Fondazione Unipolis, Pierluigi Stefanini, “offriamo prodotti assicurativi più adeguati e declinati sulla connessione dei mezzi di trasporto”. Questa visione della mobilità sostenibile prevede una “maggiore sicurezza stradale” e, più in generale, una “consapevolezza della strada come bene comune e come paradigma di un modo nuovo di vivere nella comunità”.

Incidenti e decessi in Italia e in Europa

Il progetto tocca il nervo scoperto delle morti sulla strada. In Italia il 62,4 per cento dei decessi riguarda la fascia di età tra i 14 e i 17 anni e si contano 11,4 decessi in strada nella fascia d’età 0-17 per milione di abitanti, dato “inferiore alla media europea di 16 ma doppio rispetto a quello della Norvegia”, ha sottolineato Werner De Dobbeleer, rappresentante del Consiglio europeo della sicurezza dei trasporti (Etsc), riprendendo i dati pubblicati a gennaio frutto del progetto LEARN! (Leveraging education to advance road safety now).

L’iniziativa, promossa insieme alla Fundacion MAPFRE e alla Fondazione fiamminga per la conoscenza del traffico (VSV), vuole indagare il livello di educazione alla sicurezza stradale e alla mobilità in Europa, responsabilizzare bambini e ragazzi e aumentare lo scambio tra generazioni di buone pratiche.

“Si parla di ‘fatalità’ ma non c’è niente a che fare col fato, tutto può essere prevenuto”, ha commentato De Dobbeleer illustrando i dati. Conforta vedere che il dato sul tasso di mortalità dal 2006 al 2016 è diminuito in tutti i Paesi analizzati, anche se le morti su strada sono state più di 19.500. Tra gli Stati analizzati restano molte differenze: in Romania, per fare un esempio, il tasso di mortalità è 5.5 volte più alto che in Norvegia.

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