Il contatore poco intelligente: il Rider

Trovarsi tra le mani una bolletta tropo cara e cercare un'altra vita in un sogno

Ieri ho compiuto quarant’anni anni, senza neanche rendermene conto. La mia vita è diventata una sequenza senza fine di giorni e notti, di consegne in bicicletta, scandite da una implacabile app. Sono un Rider.

Ogni mattina, mi sveglio senza sapere cosa mi riserverà la giornata. L’unico indizio è il mio smartphone che vibra incessantemente, annunciando nuovi ordini da consegnare.
Sono un rider, un moderno cavaliere. Pedalo tra le strade trafficate e i vicoli nascosti, consegnando pizze, panini o cibo cinese a persone sconosciute che mi sorridono solo se arrivo in orario.

Immagine Contatore 18marzo 1

Il mio telefono è il mio orologio, il mio calendario, il mio datore di lavoro. Non ho un capo che mi guardi negli occhi o un ufficio in cui recarmi. Lavoro per un’entità digitale, un algoritmo che decide il mio destino. Non ho colleghi con cui scherzare o pause caffè per condividere.

La mia vita è diventata una corsa senza fine, una lotta per sopravvivere nell’eterno presente. E le mie notti sono spente, illuminate dalla luce blu del cellulare. Le notifiche si susseguono senza tregua e io pedalo come un fantasma solitario per le vie della città.
Il mio passato è sfocato e il futuro è un enigma. Non ho tempo per riflettere su chi ero o su chi potrei diventare, imprigionato in un oggi senza fine.

Stasera aspetto le chiamate su una panchina di piazza della Pace, quella rossa che sembra gridare un richiamo alla calma. Lì accanto c’è anche un lampione e nell’attesa posso leggere.

Tiro fuori dalla tasca una busta che ho trovato nella cassetta delle lettere stamattina, mentre uscivo di casa. A quell’ora incrocio sempre Oliviero Occhipinti, il giornalista che abita al quinto piano. Ci scambiamo un saluto e un mezzo sorriso. Come alle assemblee condominiali dove mi manda il proprietario del mio appartamento. So che non è legale, ma ci vado perché mi piace osservare la gente mentre dà il peggio di sé. Come l’altra sera per la faccenda dei contatori nuovi.

Arriva la bolletta della luce

E a proposito di contatori, è proprio la bolletta della luce. La apro e guardo l’importo con occhi increduli. È enorme, un debito che non riuscirò a pagare né a giustificare con la mia esistenza frenetica.

Mi siedo un attimo a pensare. Potrebbe essere stata la cena con gli amici, mi dico. Eravamo a casa mia e abbiamo cucinato e scherzato, ridendo come ai tempi dell’università. Avevo acceso il forno, perché volevo preparare piatti che non mangiavo da un’eternità. La parmigiana di melanzane come la preparava mia nonna. Le lasagne che avevo assaggiato in quel ristorante dei Quartieri Spagnoli e il cuoco mi aveva rivelato la ricetta. Quella bella serata mi aveva dato un assaggio di una vita diversa, di momenti che sembravano perduti nella mia incessante corsa verso il prossimo ordine.

Ma nella bolletta ci sono anche le notti interminabili, passate davanti alla TV, dopo che Claudia ha abbandonato la nostra promessa di andare a vivere insieme. È stata una decisione dolorosa, un nodo alla gola che non riesco a sciogliere. Abbiamo condiviso sogni e progetti, ma la realtà sembra averli inghiottiti uno dopo l’altro.

E le notti sono le peggiori. La solitudine si fa sentire e la TV è diventata la mia unica compagna. Quando rientro a casa, accendo lo schermo e cerco di perdere me stesso nei programmi senza senso come se quella scatola luminosa possa essere l’unico rifugio dalla realtà in cui sono intrappolato.

Claudia e io abbiamo passato momenti felici insieme, ma il mio lavoro di rider ha messo a dura prova la nostra relazione. È difficile pianificare il futuro quando il mio presente è così caotico e incerto.

Ma mentre guardo quella bolletta, decido di chiamarla. Le chiedo se posso passare e, lei senza esitazione, accetta.

Arrivo davanti alla sua porta con il cuore in gola. Quando mi ha apre, i suoi occhi sono pieni di sorpresa e speranza.
«Ciao,» le dico con voce tremante.
«Da quanto tempo,» mi risponde e, in quell’istante, so di essere nel posto giusto.

Parliamo per ore, dei nostri sentimenti e delle paure. Condividiamo un abbraccio che sembra poter cancellare tutto il passato. E poi, lentamente ci avviciniamo e i nostri corpi si ritrovano come se non avessero mai smesso di desiderarsi.
È una notte magica, una notte in cui il nostro amore è rinato con una forza incredibile. Nel calore del suo abbraccio le prometto che lascerò quel lavoro e che costruiremo un futuro insieme. È una promessa che so di poter mantenere, una promessa che mi riempie di speranza.

Il rider torna a pedalare

Ma, mentre dormo accanto a lei, il mio smartphone vibra con insistenza. Un nuovo ordine da consegnare, una richiesta urgente.

Mi sveglio. Sono sulla panchina rossa di piazza della Pace. Salgo sulla bici e corro. La bolletta è finita nel cestino.

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