In vista della stesura definitiva del Piano nazionale di ripresa e resilienza, Legambiente ha avanzato alcune proposte alla luce degli indicatori dei principali capoluoghi italiani su mobilità, qualità dell’aria e dell’acqua, gestione rifiuti e reati ambientali contenuti nella quarta edizione del Rapporto ecosistema urbano 2020.

Spunti del Rapporto ecosistema urbano per il Pnrr

Presentato venerdì 12 marzo durante un evento digitale, il Rapporto ha offerto “i numeri sul quale fondare il nostro ambientalismo scientifico”, ha introdotto Roberto Scacchi, presidente di Legambiente Lazio. Nicola Riitano, responsabile scientifico di Legambiente Lazio, ha ripercorso l’analisi multilivello fatta da Legambiente sul Pnrr, per il quale è stato audito la settimana scorsa in Parlamento il presidente Stefano Ciafani. “La prima impressione è stata piuttosto negativa” per via di una “disomogenea ripartizione dei fondi: 40 di 74 mld di euro destinati alla transizione ecologica sono riservati all’efficientamento energetico degli edifici. Molte confluiscono nel Superbonus 110%, con il rischio che ne beneficeranno coloro che dispongono di risorse e non coloro che ne hanno più bisogno”, ha detto Riitano. Anche i fondi destinati all’alta velocità “hanno raccolto molte critiche, più di qualche spunto di riflessione”. Inoltre, la “reazione alla crisi climatica non è contemplata nel Piano” quando, invece, rappresenta una “priorità trasversale”, al pari di economia circolare, rigenerazione urbana e mobilità.

legambiente pnrr
Slide proiettata in sede d’evento.

I dati dell’Italia

Mirko Laurenti, responsabile aree urbane di Legambiente nazionale, ha illustrato i valori delle performance ambientali di 104 capoluoghi italiani, riassunti in un indice di sintesi elaborato da AmbienteItalia. Negli anni, ha commentato positivamente Laurenti, “è aumentata la completezza e la condivisione dei dati da parte dei comuni”. Questo alla luce di una “maggiore comprensione sulle modalità di superamento delle sfide degli Sdgs, i 17 obiettivi di sviluppo sostenibile fissati dalle Nazioni Unite. Del resto, ha aggiunto, “tre miliardi e mezzo di persone oggi vivono nelle città e il carico antropico andrà ad aumentare nei prossimi anni”.

La transizione da un modello di economia libera a uno circolare, la maggiore vivibilità e l’inclusione saranno valori indispensabili e distintivi delle realtà urbane del futuro presente. Nel 2019, ha illustrato Laurenti riprendendo i dati del Rapporto, i valori del PM10 erano in calo rispetto a quelli del 2009, anche se solo nove città capoluogo hanno registrato una qualità dell’aria tra il buono e l’ottimo. “Ogni anno l’Italia conta 58.600 morti premature per la qualità dell’aria”. L’uso dell’auto privata è ancora preponderante, “complice la pandemia”, con “646 auto ogni 1.000 abitanti”. Se il ricorso al trasporto pubblico registra una flessione, la diffusione del veicolo elettrico va invece al rialzo.

Sempre in riferimento al 2019, in queste realtà la raccolta differenziata tocca il 58.1% (dati Ispra), “l’organico purtroppo è trasferito nelle regioni di competenza, viene trattato poco nei propri confini”. Il consumo di suolo si riduce “a Milano nonostante la popolazione aumenti”, caso d’eccezione tra i capoluoghi di provincia. Cosenza è d’esempio per l’“inaugurazione online di una pista ciclabile”, Torino e Milano per lo sharing.

Il caso di Terracina, preso ad esempio in sede d’evento, è stato presentato da Gabriele Subiaco, responsabile scientifico di Terracina, autore del rapporto. Buona la qualità dell’aria (dati Arpa Lazio 2019) tranne che per i valori oltre la media di PM10. Meno virtuosa la fornitura dell’acqua per via degli elevati tassi di dispersione della rete, dell’alta spesa delle famiglie per il servizio idrico e della non ottimale capacità di depurazione degli impianti. “Anche gli investimenti sono abbastanza ridotti nella Ato rispetto ai valori nazionali”, commenta Subiaco, alla luce di “una situazione grave della rete” che non può essere risolta con l’aumento, del 15%, della tariffa per il servizio idrico. Il risultato è l’assenza di servizio per il 12% della popolazione, pari a oltre 5.000 abitanti.

Ottimi, invece, i numeri della raccolta differenziata e del servizio porta a porta, esteso a intero territorio. Ancora assenti la delibera comunale plastic free e la tariffa puntuale. Sul fronte della mobilità il dato critica riguarda le aree pedonali, le ztl, le aree 20 e 30 (completamente assenti), il car sharing e il Pums. “Abbiamo proposto un osservatorio sulla mobilità senza ricevere risposta da parte del comune”. Eppure “occorrono piste ciclabili per favorire il flusso casa-lavoro e casa-scuola, occorre sviluppare la mobilità dolce e la multimodalità per quei cittadini e turisti che hanno bisogno di collegamenti veloci”.

Infine, la città di Terracina registra valori negativi per le aree verdi fruibili, gli orti urbani e le superfici bruciate. “L’indicatore segnala chiaramente una criticità rilevante”. Il consumo di suolo è elevato, con una “riduzione della superficie agricola” e reati ambientali che riguardano in larga parte le infrazioni sul ciclo del cemento. Infine, per promuovere l’uso delle energie rinnovabili, ha concluso Subiaco, sarebbe utile “diffondere la cultura” e “introdurre un regolamento edilizio sostenibile” contenenti “stimoli all’utilizzo delle fonti alternative” come “strumento fondamentale per rendere operativa e reale la conversione città”.

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