Come ridurre l’impronta carbonica del digitale

Si prevede che le emissioni dell’ICT aumenteranno significativamente da qui al 2050, ma esistono strategie per arginare il problema, che vanno dai green software all’architettura a microservizi.

Sostenibilità digitale
Foto Shutterstock

La transizione digitale avrà un ruolo importante accanto a quella ecologica, permettendo di aumentare la produttività e ridurre l’impatto ambientale di molte attività economiche, in ambito agricolo, energetico, e non solo. Bisognerà però tenere conto dell’impronta carbonica che l’industria digitale, a sua volta, lascerà lungo il cammino.

L’impatto di blockchain e IA

Se il settore digitale fosse una nazione, si collocherebbe al quinto posto tra i maggiori emettitori di anidride carbonica a livello mondiale, contribuendo al 3,8 per cento delle emissioni totali. La colpa è anche dell’elevato consumo energetico di tecnologie come la blockchain e l’intelligenza artificiale che, secondo la Green Software Foundation, potrebbe portare le emissioni dell’ICT (Information and Communications Technology) al 33 per cento del totale entro il 2050.

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Un futuro digitale sostenibile

Si tratta di “numeri impressionanti che ci comunicano un’imperativa necessità di azioni immediate da parte delle aziende per rendere il settore digitale più sostenibile, mitigando così il suo impatto ambientale in rapida crescita”, commenta Davide Bianchi, Senior Technical Lead di Mia-Platform. “Costruire un futuro digitale sostenibile è un investimento nel bene comune e per le generazioni che verranno, e può rappresentare anche un vantaggio competitivo per le aziende attente a preservare il nostro Pianeta”.

Davide Bianchi, Senior Technical Lead di Mia-Platform
Davide Bianchi, Senior Technical Lead di Mia-Platform

Le soluzioni proposte da Mia-Platform

Quali sono, quindi, le strategie che l’ICT può adottare per ridurre le proprie emissioni di gas serra del 45 per cento entro il 2030 e raggiungere la neutralità climatica entro il 2050? Gli esperti del settore IT di Mia-Platform hanno provato a redigere un piccolo elenco, che include:

  • i software open-source. Essendo accessibili a tutti, sono soggetti a un continuo processo di miglioramento, anche in ottica di sostenibilità;
  • i green software, progettati per massimizzare l’efficienza energetica, minimizzando le emissioni di anidride carbonica;
  • l’architettura a microservizi, un approccio di sviluppo che consente di segmentare le applicazioni aziendali in servizi modulari indipendenti, ognuno programmabile in diversi linguaggi software. Questa metodologia consente di scalare un singolo microservizio in caso di necessità, senza coinvolgere l’intera infrastruttura;
  • la collaborazione con fornitori virtuosi, sia in ambito Cloud sia in ottica di smaltire in modo corretto i prodotti tecnologici a fine vita. Un esempio è l’associazione Pelligra, con cui collabora la stessa Mia-Platform, che si occupa di rigenerare PC usati e donarli a scuole, associazioni e case-famiglia.

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