Perché guardare al nucleare nella transizione energetica

Nucleare come fonte energetica in grado di consentire una transizione energetica senza emissioni. Si tratta di una scelta che vede scontrarsi diverse scuole di pensiero tra chi vorrebbe solo energie rinnovabili e chi si sta aprendo a questo modello di transizione.

Un trend che si è rispecchiato anche negli esiti della COP28 a Dubai avvenuta nel 2023, in cui è stata inserita nel Global Stocktake come un possibile strumento per raggiungere gli obiettivi di decarbonizzazione. Oltre 22 Paesi si sono impegnati a triplicare la loro capacità di generazione di energia nucleare entro il 2050.

Non tutte le nazioni la pensano così. Ha fatto scalpore a fine 2023 la scelta della Spagna di uscire dal nucleare e puntare solo su rinnovabili soprattutto eolico.

Sulle potenzialità del settore si è interrogato anche lo studio pubblicato da EY “L’energia nucleare è sul punto di una rinascita”.

Nucleare per la transizione sì, ma attenzione ai costi

Una fonte energetica in cui l’Italia era stata apripista in passato e su cui ben due referendum hanno posto un veto a continuare. Nonostante ciò, secondo Paola Testa, EY Europe West Energy & Resources Consulting Leader, “in Italia, risulta determinante la collaborazione tra istituzioni, mondo accademico e industriale per consolidare il percorso verso la transizione energetica di cui questa energia ne rappresenta il futuro. Il Paese dispone già di forti competenze in materia, soprattutto sulla filiera, ma sarà fondamentale consolidare gli investimenti e superare le sfide legate all’adozione di tale tecnologia per trasformarle in opportunità di crescita e sviluppo.

L’aspetto dei costi però resta una chiave di lettura importante forse più delle emissioni prodotte, ci insegna la nostra economia, difatti lo studio di EY sottolinea come sia importante che i costi “conservino la propria componente competitiva”.

L’energia solare fotovoltaica rappresenta la fonte di elettricità più competitiva nella maggior parte dei mercati, ma nonostante ciò secondo gli esperti di EY “l’energia nucleare è comunque in grado di competervi”.

Tra gli ostacoli principali lo studio evidenzia come si siano l’aspetto legato alla regolazione della sicurezza, alla gestione dei rifiuti e altre tematiche di natura culturale.

Uno sguardo alla opportunità della fissione

Si parla anche di fissione nell’analisi di EY. In valutazione il progetto di cooperazione europea “Iter”, attualmente in fase di sviluppo. Tale progetto potrebbe portare 15,9 miliardi di euro all’interno dell’economia europea che si svilupperebbero in ambito di ricerca, mercato del lavoro e benefici ambientali.

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A questi si aggiungerebbero più di 70 mila nuovi posti di lavoro da creare entro il 2030 all’interno dell’Unione Europea, con l’Italia come principale beneficiaria.

L’Italia e il nucleare

Per l’Italia l’energia nucleare dovrebbe portare una generazione di valore aggiunto di 45 miliardi di euro, e un risparmio di 400 miliardi rispetto a uno scenario basato solamente su fonti rinnovabili e centrali convenzionali.

Un impatto importante anche in termini occupazionali con oltre mezzo milione di posti di lavoro a livello nazionale entro il 2050, e 52 mila nuovi posti di lavoro a tempo pieno nel breve termine, esclusivamente legati alla fase di costruzione.

Un dato che secondo l’indagine si accompagna a un cambio di approccio alla tecnologia per cui il 54% degli individui sarebbe a favore ma solo se permette di ridurre l’ammontare dei costi in bolletta; il 20% è favorevole al nucleare in qualunque caso; infine, il 26% degli intervistati è contrario.

Secondo lo studio quindi una rinascita del nucleare sarebbe possibile, grazie a una forte collaborazione tra tutti gli stakeholder coinvolti.

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