Dalla salute degli oceani dipende quella della società e dell’economia

È uno dei messaggi emersi al Blue Economy Summit, organizzato da One Ocean Foundation in occasione della Giornata mondiale degli oceani.

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Terry Garcia, CEO di Exploration Ventures © Elisabetta Scuri/Canale Energia

Preleviamo dall’oceano tutto ciò che ci piace, per poi buttarci tutto ciò che “non ci piace”. Con questo messaggio, lanciato dall’esploratore Terry Garcia, si è aperto il Blue Economy Summit. Una serie di tavole rotonde organizzate presso l’Università Bocconi di Milano da One Ocean Foundation (OOF), in occasione della Giornata mondiale degli oceani dell’8 giugno. Il tema dell’edizione di quest’anno era Tides are changing, “Le correnti stanno cambiando”: è ora di mettere la tutela del mare al primo posto.

“Abbiamo sfruttato talmente tanto le risorse del Pianeta, a partire dall’acqua, che ora rischiamo di restarne privi. Questa consapevolezza deve spingerci sempre di più all’azione. Perché l’oceano è la più grande infrastruttura naturale di cui disponiamo”, ha commentato Elena Grandi, Assessora all’Ambiente del Comune di Milano.

Un Pianeta blu

Circa il 97 per cento dell’acqua della Terra si trova negli oceani, come riporta il WWF. Quello degli oceani è l’unico bioma che si estende in tutte le aree climatiche, da quella tropicale a quella polare. La vita prospera negli strati più superficiali, ma è presente anche negli abissi. La maggior parte delle specie marine dev’essere ancora classificata.

Qualcosa come 250 milioni di persone dipendono direttamente dagli ecosistemi marini, ma dalla salute dei mari dipende quella di tutti noi. Anche perché, al di là dei servizi ecosistemici che offrono, sono anche in grado di assorbire grandi quantità di anidride carbonica e di calore, giocando un ruolo fondamentale nella mitigazione del riscaldamento globale.

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La mission di One Ocean Foundation

L’obiettivo di One Ocean Foundation è proprio quello di contribuire alla salvaguardia di un tesoro tanto prezioso, come ha spiegato il segretario generale, Jan Pachner. È un’iniziativa italiana di rilevanza internazionale, nata nel 2017 per volere dello Yacht Club Costa Smeralda. Negli ultimi anni, ha collaborato con istituzioni, centri di ricerca e università di alto livello per accelerare le soluzioni ai problemi degli oceani e promuovere un’economia blu sostenibile.

Come ha sottolineato Stefano Pogutz, presidente del comitato scientifico dell’organizzazione, per ottenere i risultati desiderati è necessario puntare anche sul ripristino degli ecosistemi e sulle cosiddette Nature-Based Solutions, importantissime per preservare il capitale naturale. Nel caso degli ambienti “blu”, si può fare riferimento alle tecniche di restauro delle scogliere coralline, alla ricostruzione delle barriere di mangrovie, alla reintroduzione delle praterie sottomarine.

Gli obiettivi dell’Ocean Disclosure Initiative

Misure che anche le imprese sono chiamate a promuovere, nell’ambito della Blue Economy. È con questa consapevolezza che, nel 2019, è nata l’Ocean Disclosure Iniziative di OOF, in collaborazione con il Sustainability Lab di SDA Bocconi, la società di consulenza McKinsey & Company e il CSIC spagnolo. Si basa sulla volontà di fornire alle aziende e ai loro stakeholder una piattaforma comune su cui basare i processi decisionali volti a mitigare l’impatto delle attività produttive sugli habitat oceanici. È stata creata grazie al coinvolgimento del mondo della finanza e della comunità scientifica; non a caso, mette in correlazione le dimensioni manageriali con le tematiche legate alla tutela dei mari.

“Per attivare comportamenti responsabili a livello di imprese e istituzioni finanziarie, bisogna garantire la trasparenza delle informazioni legate al tema oceano, cercando di spingere verso il cambiamento”, ha concluso Pogutz. “Abbiamo, quindi, elaborato un framework per far emergere in maniera trasparente la governance, l’analisi dei rischi, le azioni pratiche e la misurazione di ciò che le aziende stanno facendo con riferimento alla protezione dell’oceano”.

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Il framework elaborato nell’ambito dell’Ocean Disclosure Initiative © OOF

Come ha ricordato Garcia al termine dei lavori, soltanto la tecnologia e l’innovazione potranno fare la differenza in questa sfida, e assicurare che il nuovo modello di sviluppo in cui stiamo investendo sia sostenibile e inclusivo.

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Nata in provincia di Sondrio, ha studiato a Milano e Londra. Giornalista pubblicista, si occupa di questioni legate alla crisi climatica, all’economia circolare e alla tutela di biodiversità e diritti umani.