Con CambioPulito parte la caccia ai “fantasmi” degli pneumatici

FotocambioContrastare l’illegalità nella filiera degli pneumatici e dei PFU. Per farlo nasce CambioPulito, la piattaforma di whistleblowing per la segnalazione anonima di pratiche illegali legati, ad esempio, alla vendita – quindi a monte della filiera – o all’abbandono – quindi a valle – degli pneumatici.

Il settore ha bisogno di un ‘revamping’“, ha commentato l’On. Alessandro Bratti, Presidente Commissione di inchiesta sulle attività illecite connesse a ciclo dei rifiuti e su illeciti ambientali ad esse correlati durante la conferenza stampa di presentazione della piattaforma. Innanzitutto, “dobbiamo sfatare la convinzione valida ancora oggi che associa al concetto di indifferenziato fenomeni di illegalità e al differenziato di legalità“. Inoltre, ha proseguito Bratti, occorre superare il gap legislativo: la legge sugli ecoreati “non basta, sia perchè non soddisfa tutti, sia perchè talvolta si creano meccanismi propositivi dal lavoro interdipendente dei molteplici soggetti”.

“Questa volta alla denuncia si risponde con uno strumento che può essere d’aiuto ai cittadini”, ha proseguito l’On. Ermete Realacci, Presidente Commissione ambiente della Camera. Una risposta forte che coinvolge attivamente le oltre 50.000 aziende del comparto. A promuoverla l’Osservatorio sui flussi illegali di pneumatici e PFU in Italia costituito da Legambiente, i consorzi Ecopneus, EcoTyre e Greentire (che gestiscono circa l’85% del totale nazionale), le associazioni Confartigianato, CNA, AIRP e Federpnneus. A gestirla Legambiente in sinergia con gli altri aderenti: “L’economia circolare va tutelata dall’illegalità, dai soggetti che inquinano l’economia pulita“, ha commentato Stefano Ciafani, Direttore generale Legambiente. L’associazione ambientalista, una volta ricevuta la segnalazione, cui risponderà entro 5 giorni, valuterà se richiedere ulteriori dettagli, processarla o archiviarla nel caso fosse ritenuta infondata. Il tempo di gestione della pratica è fissato in 30 giorni e le segnalazioni più significative e verificate saranno trasmesse alle autorità competenti.

Il fenomeno ha dimensioni importanti: annualmente in Italia arrivano a fine vita 350.000 ton di pneumatici staccati da autovetture, mezzi a due ruote, camion, autocarri e grandi mezzi industriali e agricoli. I PFU, una volta ritirati presso i punti di generazione, vengono trasportati negli impianti di frantumazione e poi avviati al trattamento, riciclo e recupero: sotto forma di granulo e polverino trovano numerose applicazioni, come pavimenti gommati nelle strutture sportive e ludiche per bambini o come materiali antivibranti e impermeabilizzanti in edilizia. Circa 20/30 mila ton di pneumatici sono, invece, immessi illegalòmente nel mercato del ricambio e ciò comporta un ammanco annuale per i contributi ambientali (pagati dagli acquirenti al momento della vendita) di 12 mln di euro pari a un’evasione IVA di 80 mln di euro.

CambioPulito ha risvolti promettenti. Sia in ambito ambientale, in merito alla riduzione del fenomeno di abbandono dei PFU, sia in termini economici: “Nel 2015, a fronte di una situazione di rischio, ci siamo rivolti alle istituzioni senza ottenere risposta. Abbiamo pochi fondi perchè derivano solo dalle vendite regolari e, per questo, abbiamo fatto partire le alleanze“, ha commentato Giovanni Corbetta, Direttore generale Ecopneus. A fargli eco Enrico Ambrogio, Presidente Ecotyre: “Intorno a fine 2016 si è creata la paura dei ‘fantasmi degli pneumatici’, i pfu abbandonati perchè tutti dichiaravano di aver raggiunto la percentuale di raccolta“. Ma sono due le ragioni reali dietro questa situazione, ha precisato Corbetta: “O non tutti dichiarano l’immesso o non tutti raccolgono i PFU“.

“Per i ricostruttori di pneumatici la legalità è vita”, ha evidenziato Giancarlo Veronesi, Vicepresidente Federpneus, ma “dove trovare il coraggio per controllare questi professionisti dell’illegalità?”. CambioPulito “può rappresentare un supporto per le forze dell’ordine per colpire le celle del malaffare“, prosegue Veronesi, ricordando che le segnalazioni avvengono per via anonima e sono associate a un codice di riferimento, con cui seguire l’aggiornamento della pratica, che non può essere in alcun modo tracciato.

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