Cos’è la tecnologia VIPER, l’idea di una startup australiana per stoccare l’energia rinnovabile

Gli ingegneri di Economical Energy hanno sviluppato un sistema di Underground Gravity Energy Storage che si basa sull’impiego dei rifiuti di estrazione.

  • VIPER è un sistema di immagazzinamento di energia tramite la gravità messo a punto dai giovani ingegneri della startup australiana Economical Energy.
  • Ne parliamo col fondatore e con un altro membro del team.

Trovare il modo di stoccare l’energia rinnovabile nella maniera più efficiente possibile rappresenta una delle più importanti sfide legate alla transizione energetica. Ai tradizionali sistemi di accumulo e alla tecnica del pompaggio idroelettrico si stanno affiancando proposte sempre più innovative che promettono vantaggi dal punto di vista economico e ambientale. Fra queste, ce n’è una che arriva dall’Australia: è la tecnologia VIPER (Vertically Integrated Potential Energy Reservoir), sviluppata dai giovani ingegneri di Economical Energy.

Il riuso delle risorse in ottica di economia circolare

“Il nostro è un sistema di Underground Gravity Energy Storage, cioè un metodo di stoccaggio dell’energia che si basa sulla gravità”, spiega Matthew Forrest, che ha fondato la startup nel 2019. “Semplicemente, si sollevano delle masse dal basso verso l’alto per accumulare energia, e dall’alto verso il basso per rilasciarla. Noi utilizziamo i prodotti di scarto delle attività estrattive, che vengono spostati dalla superficie a una cavità sotterranea, appositamente costruita, e viceversa”.

Una soluzione simile a quella ideata dai ricercatori dell’istituto IIASA che, al contrario, si basa sull’impiego di sabbia (invece che di prodotti di scarto) e sullo sfruttamento di siti minerari dismessi. Secondo Forrest, il numero di questi siti abbandonati è sovrastimato, e il loro utilizzo non è sicuro. Costruire nuove cavità permette di sceglierne forma, profondità e localizzazione geografica, identificando così le zone migliori per un ridotto impatto ambientale.

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I vantaggi della tecnologia VIPER

La tecnologia VIPER si presta per l’immagazzinamento di lunga durata (otto-dodici ore), il che la rende particolarmente adatta all’abbinamento con un impianto fotovoltaico. E presenta diversi benefici. “Sappiamo che, per costruire le batterie, servono materie prime critiche. Il pompaggio idroelettrico, invece, rischia di avere un elevato impatto sull’ambiente quando comporta l’alterazione del corso dei fiumi. Noi possiamo scegliere zone che non presentano rischi dal punto di vista ecologico”, prosegue il fondatore di Economical Energy. “Inoltre, i rifiuti minerari sono fino a 2,5 volte più densi dell’acqua, il che consente di immagazzinare più massa, e quindi più energia, sottoterra”, aggiunge Michael Short, un altro membro del team.

I prossimi passi di Economical Energy

VIPER è in attesa di brevetto. Nel frattempo, gli ingegneri hanno messo a punto un modello computazionale che permette di ottimizzare le fasi progettuali e ottenere, al tempo stesso, i risultati migliori a costi più bassi. Entro la fine dell’anno sarà ultimata la prima unità dimostrativa, dalla capacità ridotta, mentre nel 2024 i test avverranno su larga scala. Il 2025 sarà l’anno di lancio del prodotto sul mercato. Un traguardo importante per dei giovani che vogliono davvero dare il proprio contributo alla transizione ecologica: “Crediamo nell’importanza delle fonti energetiche rinnovabili per decarbonizzare l’economia e combattere i cambiamenti climatici”, conclude Forrest. “È un settore che crescerà ancora molto ed è stimolante poter contribuire a questa crescita”, gli fa eco Short.

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Nel 2021, il 29 per cento della produzione totale di elettricità in Australia è derivato da FER, tra cui solare (12 per cento), eolico (10 per cento) e idroelettrico (6 per cento). Per riuscire a ridurre le emissioni del 43 per cento entro il 2030 (rispetto ai livelli del 2005) e raggiungere la neutralità climatica entro il 2050, come stabilito dal governo, la percentuale di fonti pulite nel mix energetico dovrà necessariamente aumentare. Una rivoluzione che non potrà verificarsi senza i sistemi di accumulo.

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Nata in provincia di Sondrio, ha studiato a Milano e Londra. Giornalista pubblicista, si occupa di questioni legate alla crisi climatica, all’economia circolare e alla tutela di biodiversità e diritti umani.