acque marine
Il campionamento. Fotografia di Claudio Palmisano

“Acque particolarmente limpide e una situazione nel complesso stabile per le sostanze legate alle attività produttive”. È questo il quadro di estrema sintesi risultato dal monitoraggio straordinario del Sistema nazionale per la protezione dell’ambiente (Snpa) e dal Comando generale del corpo delle capitanerie di porto che ha analizzato l’influenza del lockdown sulla qualità delle acque marine.

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Il mare è particolarmente trasparente e il livello di pulizia è superiore alle medie stagionali, precisa l’Snpa. È diminuita la quantità di sostanze legate alle attività produttive, come metalli, fitofarmaci e solventi. In alcune regioni è anche diminuita la quantità di nutrienti rispetto agli anni passati, in particolare dei composti dell’azoto e del fosforo che sono tra le cause di alterazione delle acque marino costiere.

La situazione nelle regioni

In alcuni tratti del ponente ligure si riesce a scrutare il fondale a occhio nudo fino a 15 metri di profondità, contro i 10 abituali. Maggiore trasparenza anche per le acque del litorale laziale ed emiliano-romagnolo. In Campania è diminuito anche l’inquinamento acustico provocato dalle imbarcazioni e dagli idrogetti.

Lockdown e qualità acque marine: risultati da aprile a giugno

Il monitoraggio condotto da aprile ai primi di giugno ha coinvolto 457 stazioni di prelievo lungo le coste italiane e 14 agenzie regionali con le direzioni marittime che presentano dati storici e confrontabili. “Uno studio che ci ha visti impegnati anche nel monitoraggio dell’aria, del suolo, dei rifiuti e su molti altri fronti legati alla salute dell’ambiente e dell’uomo. Impegno profuso da una rete di oltre 10 mila esperti su tutto il territorio nazionale”, spiega il presidente Ispra-Snpa Stefano La Porta.

Sia il Comando generale che le Agenzie ambientali hanno messo a disposizione appositi mezzi navali. Sono stati impiegati circa 300 militari della Guardia costiera che hanno effettuato 127 specifiche missioni. I cinque nuclei subacquei della stessa Guardia costiera hanno eseguito 24 missioni, finalizzate a verificare lo stato della flora e della fauna, soprattutto nelle aree di maggior pregio naturalistico quali le aree marine protette.

Campionamento e analisi

In alcuni casi è stato il personale della Guardia costiera, debitamente formato, a occuparsi del campionamento. In altri sono state le squadre di tecnici delle Arpa con il supporto dei militari e dei mezzi della Capitaneria.

Per le misure è stata adoperata la strumentazione oceanografica presente a bordo delle motovedette: sonde multiparametriche, Ctd, disco di Secchi e bottiglie Niskin, spiega l’Snpa. La campagna “ha permesso non solo di fotografare lo stato dei nostri mari, ma di consolidare la collaborazione tra Corpo delle capitanerie di porto e il Sistema nazionale per la protezione dell’ambiente”, ha commentato il comandante generale delle Capitanerie di porto, l’ammiraglio Giovanni Pettorino.

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Imbarcazione della Guardia costiera. Fonte: ministero dell’Ambiente

Usato anche Copernicus

In ausilio, è stato adoperato il sistema satellitare Sentinel-3 di Copernicus per osservare dall’alto la diminuzione delle particelle presenti in acqua. Presso le foci del Po e dell’Adige sono state condotte da Arpa Veneto, Ispra e Capitaneria di porto di Venezia sono state condotte specifiche indagini.

Il monitoraggio speciale è stato voluto dal ministero dell’Ambiente, spiega in nota il capo di dicastero Sergio Costa, per “avere evidenza scientifica di quello che già i nostri occhi potevano verificare”. L’impegno ora è “fare sì che questi standard di qualità siano mantenuti nella costruzione di una nuova normalità green”.

Per un’analisi più completa, sottolinea l’Snpa, bisognerà aspettare qualche mese.

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Fotografia di Claudio Palmisano
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