Gli investimenti delle utilities fra transizione energetica e instabilità finanziaria

I risultati del report Utilities 2024 di Agici, presentato il 20 febbraio a Milano.

investimenti utilities
Foto di Artem Kniaz su Unsplash

Nel 2023, abbiamo assistito alla prosecuzione del conflitto russo-ucraino e allo scoppio della guerra in Medio Oriente che, oltre alle drammatiche conseguenze sociali, sta avendo delle ripercussioni sugli scambi commerciali nell’area del Mar Rosso. Tutto questo ha generato nuove incertezze all’interno dei mercati energetici, in un anno caratterizzato dall’approvazione di direttive europee importanti come la RED III e l’EPBD e dalla fissazione di obiettivi ambiziosi alla COP28 di Dubai, dove i governi hanno stabilito la necessità di “fuoriuscire” dall’era dei combustibili fossili, raddoppiare l’efficienza energetica e triplicare la capacità rinnovabile.

La prima CFO utilities conference

Il rapporto Utilities 2024 di Agici ha l’obiettivo di fare il punto sullo stato di salute e sulle strategie di investimento del settore a livello italiano e a livello europeo. Realizzato in collaborazione con Accenture e con i partner Edison e CVA, è stato presentato il 20 febbraio a Milano durante la prima CFO utilities conference.

CFO utilities conference Agici
I CFO riuniti nella tavola rotonda del 20 febbraio © Elisabetta Scuri/Canale Energia

“La finanza sta assumendo un ruolo sempre più centrale e sempre più critico. In questo settore, purtroppo, è ormai finita l’era dei prezzi stabili e dei tassi di interesse bassi, ci sono criticità dal punto di vista inflazionistico e della catena di fornitura; il tutto in un contesto geopolitico in rapido mutamento e con gli effetti dei cambiamenti climatici che si fanno sempre più insistenti”, ha commentato Marco Carta, amministratore delegato di Agici e direttore R&A Unit utilities e rinnovabili. “In questo contesto, viene richiesto alle utilities e agli operatori di accrescere in maniera importante e continua gli investimenti; questo influenza il settore energetico, dove servono risorse per gestire la transizione”.

Un focus su impianti rinnovabili e ammodernamento delle reti

Il rapporto si divide in quattro capitoli: il primo è dedicato alle nuove politiche energetiche e climatiche, mentre il secondo e il terzo riguardano 32 utilities e operatori di rete in Italia e in Europa. Il quarto, realizzato dal team di ricerca di Intesa Sanpaolo, approfondisce lo stato di salute economico-finanziario delle società in questione fra il 2021 e il 2026.

“Complessivamente, guardando alle utilities italiane ed europee, vediamo come, nel 2023, gli investimenti siano aumentati del 19 per cento rispetto al 2022. Si tratta di risorse che sono state allocate principalmente nello sviluppo di impianti rinnovabili e nelle reti. Al 2030, si prevedono investimenti per 74 miliardi di euro in Italia, e 337 miliardi di euro in Europa”, ha spiegato Anna Pupino, senior analyst di Agici.

Gli investimenti delle multi-utilities italiane

Concentriamoci sull’Italia: si stima che, nel corso del 2023, gli investimenti complessivi delle multi-utilities abbiano raggiunto l’ammontare di circa 4,6 miliardi di euro, con un incremento del 17 per cento rispetto al 2022. Sono stati effettuati soprattutto interventi di ammodernamento delle reti e degli impianti, anche per aumentarne la resilienza di fronte ai cambiamenti climatici.

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“Per un’azienda come il gruppo Hera che gestisce quasi 90mila chilometri di reti, fra rete di distribuzione del gas, rete elettrica e ciclo idrico integrato, la logica di allocazione degli investimenti ha tenuto conto in maniera crescente, negli ultimi anni, delle strategie di mitigazione dell’impatto degli eventi climatici estremi”, ha raccontato Massimo Vai, direttore centrale amministrazione, finanza e controllo del gruppo Hera. “In particolare, per quanto riguarda il ciclo idrico, abbiamo investito molto sia sul fronte dell’acquedotto, ottimizzando le risorse per far fronte a episodi di siccità prolungata, sia sulla resilienza dei sistemi di depurazione in caso di eventi di piovosità estrema”.

Campione utilities italiane Agici

Le strategie dei gruppi energetici e degli operatori di rete

Si stima, inoltre, che gli investimenti dei gruppi energetici abbiano raggiunto l’ammontare di circa 7,2 miliardi di euro, con un incremento del 20 per cento rispetto al 2022. Una simile crescita è attribuibile all’aumento delle risorse destinate allo sviluppo delle fonti energetiche rinnovabili (fotovoltaico, eolico), al potenziamento e alla digitalizzazione delle reti nell’ottica di elettrificare e decarbonizzare i consumi, e all’installazione delle infrastrutture per la mobilità elettrica. Per il periodo compreso fra il 2024 e il 2026, sono stati pianificati investimenti intorno a 24,6 miliardi di euro. Circa il 70 per cento è attribuibile al Piano industriale di Enel, il 17 per cento a quello di Edison.

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Gli investimenti degli operatori di rete, infine, hanno toccato i 5,3 miliardi di euro (+16 per cento rispetto all’anno precedente). Gli sforzi di Snam, fra le altre cose, si sono concentrati sullo sviluppo del biometano, dell’idrogeno e delle tecniche di cattura e stoccaggio della CO2. Complessivamente, per il triennio 2024-2026, sono stati pianificati investimenti compresi fra 14,7 e 18,1 miliardi di euro.

Ricavi, EBITDA e utile netto

Nonostante la riduzione dei prezzi osservata nel 2023 abbia portato a minori ricavi dalla vendita di gas ed elettricità rispetto all’anno precedente, la maggiore produttività da fonte idroelettrica è tra i fattori che hanno contribuito all’incremento atteso dell’EBITDA aggregato delle 14 società italiane esaminate nel quarto capitolo (Enel ed ERG, in questo caso, sono incluse soltanto nel campione europeo). In particolare, l’EBITDA è atteso a 14,3 miliardi di euro (+10,4 per cento rispetto al 2022). Per quanto riguarda l’utile netto, ci si aspetta che il 2023 registri un risultato aggregato paro a 4,7 miliardi di euro (+13 per cento rispetto al 2022).

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Nata in provincia di Sondrio, ha studiato a Milano e Londra. Giornalista pubblicista, si occupa di questioni legate alla crisi climatica, all’economia circolare e alla tutela di biodiversità e diritti umani.