La Rete delle Università per lo Sviluppo sostenibile (RUS) è un network che riunisce 55 atenei italiani (su circa 80 in totale) per promuovere, fattivamente, il concetto di sviluppo sostenibile, declinandolo in termini anche culturali all’interno delle università, delle comunità scientifiche e delle persone che frequentano gli atenei. Nata due anni fa per favorire il confronto e lo scambio di esperienze è diviso in cinque tavoli: Mobilità, Rifiuti, Cambiamenti climatici, Educazione ed Energia, quest’ultimo partito l’anno scorso.

“L’obiettivo di fondo è incrementare il nostro grado di sosteniblità e resilienza per fronteggiare le sfide poste dai cambiamenti climatici”, ci spiega Alberto Poggio, ricercatore universitario in Sistemi per l’energia e l’ambiente del Politecnico di Torino e coordinatore del tavolo Energia.L’ipotesi di avere un tavolo che stabilmente lavora sul tema del risparmio energetico degli atenei è fondamentale – prosegue – si condividono principi, linee guida, esperienze legate al monitoraggio o alla regolazione degli impianti, aspetto quest’ultimo importante per individuare indicazioni condivisibili”.

Incontrato all’indomani della riunione dei coordinatori del suddetto tavolo, momento di condivisone delle linee d’azione da adottare l’anno prossimo, Poggio ci anticipa che sarà lanciata “in questi giorni l’attività di rilevazione e monitoraggio dati sui consumi energetici degli edifici per verificare il peso energetico del singolo ateneo e della rete a livello nazionale”. Le informazioni saranno raccolte tramite un foglio di calcolo sviluppato all’interno della RUS con il contributo dei rappresentanti del tavolo Energia per poi essere tradotte in un data base che aiuterà a “ragionare ulteriormente sulla traduzione dei dati in indicatori per misurare l’efficienza energetica”. La speranza è di riuscire a rilevare il consumo elettrico di tutte le sedi dislocate di ogni singolo ateneo e di rendere pubblici questi dati: “Non per stimolare il confronto tra le università, tra chi è più bravo o meno, ma per garantire una maggior trasparenza dei dati”, precisa il coordinatore.

In particolare, l’attività del tavolo Energia si declina in un’attività pratica, che punta alla riqualificazione del patrimonio edilizio; divulgativa, declinata nella sensibilizzazione delle comunità interne ed esterne agli atenei; e di ricaduta sul territorio, per cercare di alimentare l’attenzione sulle potenzialità d’azione a livello locale. Iniziative che poggiano su risorse proprie delle università e da cui possono partire ipotesi di finanziamento più ampie e articolate.

Tra i progetti futuri Poggio cita l’adesione alla campagna “Italia in classe A” promossa dall’Enea e alla prossima edizione di M’illumino di Meno, occasione per mostrare i risultati conseguiti dal Politecnico di Torino con l’illuminazione smart: “Abbiamo installato fonti luminose a LED in corridoi, uffici e nel vano tecnico mantenendo, in alcune zone, i vecchi dispositivi. Abbiamo cablato l’impianto elettrico installato i contatori su tutte le sezioni per monitorare in diretta i consumi. I risparmi conseguiti sono stati del 70-80%, il 30% registrato con la regolazione”.

Di seguito l’intervista approfondita al coordinatore del tavolo Energia, il Prof. Alberto Poggio del Politecnico di Torino.

Prof. Poggio perchè parla di “resilienza”, termine di cui (forse) un po’ si abusa?

Anche le sedi delle università italiane possono definirsi dei “colabrodo energetici”?

Quant’è alta l’attenzione ai consumi energetici e alla sostenibilità all’interno degli atenei?

Con la RUS riuscite ad alimentare il dialogo con i soggetti privati? Stimate che la rete possa avere risvolti a livello occupazionale?

Il 2017 è ormai agli sgoccioli: propositi per il prossimo anno?

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