packaging

Dai rifiuti legnosi, attraverso un processo di gassificazione, si può ottenere sia gas per il riscaldamento di industrie e case, sia char, materiale attualmente smaltito come rifiuto industriale ma adatto a numerosi impieghi industriali e agricoli. A trovare il modo di valorizzare e trasformare i packaging legnosi in una possibile fonte di reddito per le imprese, riducendo le emissioni di CO2 e la dipendenza dal gas naturale sono i ricercatori della libera università di Bolzano afferenti al laboratorio Bioenergy & biofuels presso il parco tecnologico Noi Techpark.

L’attività di ricerca si concentra sui processi di produzione di energia e biocombustibili dalle biomasse, in particolare rifiuti legnosi utilizzati per il packaging (pallet, imballaggi industriali e per prodotti alimentari, bobine), per mezzo di tecniche come la pirolisi e la gassificazione.

Energia e materiali da scarti packaging

Nel gassificatore utilizzato nel progetto FrontSh1p, vengono bruciati rifiuti legnosi di vario genere derivanti da precedenti imballaggi. Da questo processo si estrae come primo prodotto un gas di sintesi che può rimpiazzare l’uso del gas naturale negli impianti industriali: “Ciò rappresenta una grande opportunità in quanto si offre la possibilità di reperire risorse energetiche aggiuntive a costo zero, tanto più preziose in un momento come quello che stiamo vivendo, in cui l’economia dell’Europa rivela la sua dipendenza dagli equilibri geopolitici”, si legge nella nota stampa.

Il risultato della gassificazione di questi scarti, non conduce solo alla produzione di energia termica per uso domestico o industriale. Infatti, dalla massa iniziale di rifiuto legnoso rimane un 10% circa di char, materiale solido carbonioso, simile alla carbonella che, considerato un vero e proprio rifiuto industriale: “Nel nostro laboratorio, esploriamo le possibilità di utilizzare il char per abbassare i costi connessi al funzionamento dell’impianto di gassificazione e allo smaltimento dei rifiuti solidi che rimangono al termine del processo”, spiega il direttore del laboratorio, prof. Marco Baratieri, aggiungendo: “L’obiettivo è attenuare l’impatto ambientale globale dell’impianto e aumentarne la redditività nell’ottica dell’economia circolare”.

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Char: impieghi industriali e agricoli

Le particolari caratteristiche del char lo rendono adatto a numerosi impieghi industriali e agricoli: “Durante le campagne sperimentali previste dal progetto, testeremo il char sia come pigmento che come materiale alternativo a fibra di carbonio, nerofumo, grafene e altri materiali ad alto costo e impatto ambientale, per le produzioni industriali di plastica”, chiarisce il prof. Baratieri. In campo agricolo, il materiale si caratterizzerà per il suo utilizzo come additivo nei processi di compostaggio: “La sua aggiunta promette di accelerare il processo fertilizzante e ridurre le emissioni maleodoranti. A ciò si aggiunge una riduzione delle emissioni di gas serra e delle perdite di ammoniaca e un incremento della redditività dell’impianto di gassificazione”, spiega a tal proposito.

La sfida al centro del progetto è la creazione di una nuova catena di valore. Nonostante le prospettive molto promettenti, al momento però esisterebbero dubbi relativi alla fattibilità tecnica, soprattutto per quanto riguarda il materiale da processare: “I rifiuti legnosi potrebbero essere contaminati da sostanze chimiche o oggetti, come chiodi di metallo, dannosi per il gassificatore”, ammette nella nota stampa il prof. Baratieri. Nonostante la presenza di tali criticità tecniche, il progetto potrebbe aprire nuove possibilità di guadagno e minimizzazione i costi per le industrie consumatrici di ingenti quantità di packaging legnosi.

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