Economia Circolare E1575045719275L’Italia è ancora  prima “tra le cinque principali economie europee, nella classifica per indice di circolarità, il valore attribuito secondo il grado di uso efficiente delle risorse in cinque categorie: produzione, consumo, gestione rifiuti, mercato delle materie prime seconde, investimenti e occupazione”. Tuttavia il nostro Paese “sta perdendo posizioni: a minacciare un primato che è anche un asset per la nostra economia è la crescita veloce di Francia e Polonia, che migliorano la loro performance con, rispettivamente, più 7 e più 2 punti di tasso di circolarità nell’ultimo anno, mentre l’Italia segna il passo”.

E’ la fotografia scattata dal “Rapporto nazionale sull’economia circolare in Italia” 2020, realizzato da Enea e  Cen-Circular economy network, la rete promossa dalla Fondazione per lo sviluppo sostenibile e da 14 aziende e associazioni di impresa.

“Oggi registriamo un rallentamento”

“Nell’economia circolare – sottolinea in nota Edo Ronchi, presidente del Circular economy network  l’Italia è partita con il piede giusto e ancora oggi si conferma tra i Paesi con maggiore valore economico generato per unità di consumo di materia”.

“Sotto il profilo del lavoro – aggiunge Ronchi – siamo secondi solo alla Germania, con 517.000 occupati contro 659.000. Percentualmente le persone che nel nostro Paese vengono impiegate nei settori ‘circolari’ sono il 2,06% del totale, valore superiore alla media Ue 28 che è dell’1,7%. Ma oggi registriamo segnali di un rallentamento, precedente anche alla crisi del coronavirus, mentre altri Paesi si sono messi a correre: in Italia gli occupati nell’economia circolare tra il 2008 e il 2017 sono diminuiti dell’1%. È un paradosso che, proprio ora che l’Europa ha varato il pacchetto di misure per lo sviluppo dell’economia circolare, il nostro Paese non riesca a far crescere questi numeri”. 

“Serve un intervento sistemico per realizzazione di infrastrutture e impianti”

Il Rapporto che presentiamo oggi conferma come l’Italia sia ai primi posti tra le grandi economie europee in molto settori dell’economia circolare”, evidenzia in nota Roberto Morabito, Direttore del Dipartimento Sostenibilità dei Sistemi Produttivi e Territoriali di Enea – “Tuttavia, l’andamento temporale degli indicatori mostra purtroppo un peggioramento per il nostro Paese. Stiamo pericolosamente rallentando e se continuiamo così corriamo il rischio di essere presto superati dagli altri Paesi, che invece nel frattempo stanno accelerando. Serve un intervento sistemico con la realizzazione di infrastrutture e impianti, con maggiori investimenti nell’innovazione e, soprattutto, con strumenti di governance efficaci, quali l’Agenzia Nazionale per l’Economia Circolare”.

Qualche numero

Secondo il rapporto CEN, la bioeconomia cresce di valore e peso complessivo. In Europa il  fatturato si è attestato su 2.300 miliardi di euro, con 18 milioni di occupati nell’anno 2015. In Italia questo comparto registra un fatturato di oltre 312 miliardi di euro e circa 1,9 milioni di persone impiegate (177 volte i dipendenti dell’Ilva).

I comparti che contribuiscono maggiormente al valore economico (63%) e occupazionale (73%) della bioeconomia sono l’industria alimentare, delle bevande e del tabacco e quello della produzione primaria (agricoltura, silvicoltura e pesca). “Si tratta di settori di peso rilevante e di attività che hanno un ruolo fondamentale nel rapporto con il capitale naturale: indirizzarli in direzione della sostenibilità è essenziale”, spiega il report.

Bioeconomia ed economia circolare

Per quanto riguarda la connessione tra bioeconomia ed economia circolare, ad oggi non esiste un quadro definito e condiviso” – sottolinea in una nota Morabitose per il monitoraggio dell’economia circolare bisogna ancora lavorare sull’individuazione di nuovi indicatori di prestazione e sullo sviluppo di strumenti armonizzati di raccolta ed elaborazione dati con cui popolarli, per la bioeconomia circolare dobbiamo cominciare dall’inizio, a partire dall’individuazione dei settori da prendere in considerazione. Tutto ciò va fatto subito, per misurare le prestazioni della bioeconomia in termini di circolarità e assicurarne una diretta connessione con l’economia circolare”. 

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