Dall’ENEA un nuovo metodo per ridurre l’uso di pesticidi in agricoltura

I ricercatori stanno sperimentando con successo il trattamento di frutta e verdura con raggi ultravioletti.

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Piante di basilico sottoposte a irraggiamento UV-C © ENEA

Ogni anno, a livello globale, si consumano due milioni di tonnellate di pesticidi. L’Unione europea mira a dimezzarne l’uso entro il 2030. In Italia, l’ENEA sta lavorando alla progettazione di un piccolo robot a controllo remoto per trattare frutta e verdura con raggi ultravioletti: una procedura che ha il potenziale per ridurre del 50 per cento la quantità di pesticidi impiegati e incrementare il valore nutraceutico dei prodotti.

Il progetto “Ormesi”

Con i primi test su basilico, limoni e mele, i ricercatori hanno dimostrato che “un’opportuna dose di luce ultravioletta UV-C determina una maggiore resistenza ai patogeni e alle malattie pre e post raccolta. In pratica, la luce ultravioletta crea uno stress positivo a cui la pianta reagisce con la produzione di particolari metaboliti, simili ai nostri anticorpi: un effetto noto come ‘ormesi’, da cui prende il nome il nostro progetto”, spiega Paolo Di Lazzaro, responsabile dello studio insieme a Daniele Murra, Sarah Bollanti, Antonia Lai e Loretta Bacchetta.

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Limone sottoposto a trattamento UV-C © ENEA

Meno pesticidi, e minor inquinamento

Il team sta valutando di equipaggiare il robot con sensori ottici che possano riconoscere le zone della pianta che più necessitano del trattamento, così da mettere a punto un vero e proprio sistema hi-tech da fornire alle aziende che costruiscono trattori e droni per i trattamenti fitosanitari.

L’irraggiamento UV-C, inoltre, agisce sulle poliammine che inibiscono la maturazione, con un impatto positivo sulla commercializzazione per l’aumento della durata dei prodotti. Infine, “l’impiego di questa tecnica permetterebbe di abbattere l’inquinamento di suolo, acqua e aria, oltre a ridurre il rischio per la salute di agricoltori e consumatori che troverebbero meno pesticidi residui nei cibi e nelle bevande”, conclude Loretta Bacchetta.

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