Caldo e temporali, a rischio le colture italiane

L’allarme di Coldiretti

Nelle ultime settimane, l’Italia si è trovata a fronteggiare pioggia, vento e neve, dopo aver vissuto l’inverno più mite mai registrato a livello nazionale (oltre che globale), con una temperatura media superiore di 2,19 gradi Celsius a quella del periodo 1991-2020. È quanto emerge da un’analisi della Coldiretti sulla banca dati aggiornata ISAC-CNR che registra le temperature dal 1800.

Coldiretti
Foto Coldiretti

L’anomalia climatica è risultata più evidente nel nord Italia, che ha fatto registrare una temperatura di 2,46 gradi sopra la media, mentre al centro è stata di +2,25 gradi e al sud di +2,01 gradi.

Una finta primavera

Il 2024 si è aperto con una temperatura di 1,6 gradi sopra la media nel mese di gennaio e addirittura di 3,09 gradi sopra la media nel mese di febbraio. Una tendenza in linea con il 2023, che si è classificato come l’anno più caldo di sempre con un’anomalia climatica di +1,14 gradi rispetto alla media storica e ha fatto registrare, in Italia, una media di oltre nove eventi estremi al giorno.

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Il risultato è che le fave vengono raccolte nel Lazio con oltre un mese di anticipo, così come in Sardegna e Puglia, e lo stesso vale per le fragole, mentre in Veneto sono comparsi sui banchi dei mercati contadini gli asparagi verdi. Ma in arrivo ci sono anche carciofi romaneschi, piselli, erbe spontanee e agretti.

Il ritorno del maltempo e l’appello di Coldiretti

Tuttavia, avverte Coldiretti, il rischio è che il ritorno del maltempo e dei fenomeni temporaleschi si abbatta sulle colture “ingannate” dalla finta primavera che ha mandato in tilt la natura anticipando le fioriture. Mentre gli eventi estremi sono nemici delle colture, le precipitazioni costanti e del giusto quantitativo servono a contrastare la siccità: i danni nel 2023, tra coltivazioni e infrastrutture, hanno superato i sei miliardi dell’anno precedente.

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Per questo, Coldiretti ha elaborato con ANBI un apposito Piano da sottoporre al Ministero delle Infrastrutture per aumentare la raccolta di acqua piovana, oggi ferma all’11 per cento, attraverso la realizzazione di invasi che garantiscano acqua per gli usi civili, per la produzione agricola e per la generazione di energia idroelettrica.

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