Stop al commercio di pinne di squalo, la risposta della Commissione europea

L’UE ha accolto con favore l’iniziativa dei cittadini europei “Stop finning”.

pinne di squalo
Foto di Gerald Schömbs/Unsplash

Il 5 luglio, la Commissione europea si è espressa positivamente in merito all’iniziativa dei cittadini europei “Stop finning – stop the trade”, volta a fermare il commercio di pinne di squalo nell’Unione. In particolare, la Commissione si impegna a esaminare l’opportunità di adottare nuove misure legislative, avviando, entro la fine dell’anno, una valutazione dell’impatto ambientale, sociale ed economico della messa al bando del commercio di pinne.

La valutazione degli impatti ambientali, sociali ed economici

“Avere a disposizione questo tipo di valutazione prima di introdurre un nuovo regolamento è importante: riduce la probabilità che il regolamento possa essere contestato successivamente. Quindi, sul lungo termine, è vantaggioso considerare tutti gli impatti in anticipo e lavorare sulle strategie per compensare i danni economici in certe aree”, spiega Nils Kluger, portavoce dell’iniziativa Stop finning.

“Faremo in modo che la voce degli 1,1 milioni di cittadini europei venga ascoltata nei prossimi passaggi verso il #FinBanNow e rimarremo in prima linea in questa lotta per gli squali. Siamo fiduciosi che l’esito della valutazione dimostrerà che non c’è alternativa a un divieto commerciale legalmente vincolante”.

La tutela degli squali

L’Unione si impegna, inoltre, a rafforzare l’applicazione delle misure di tracciabilità lungo l’intera catena del valore, dal monitoraggio delle attività di pesca al controllo dei prodotti sbarcati, fino alla sensibilizzazione dei consumatori. Rafforzerà le misure di conservazione delle specie marine, a partire dagli squali, e fornirà, entro il 2024, statistiche più precise sullo “spinnamento”.

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Una pratica per cui gli squali vengono privati delle loro pinne che, sul mercato, valgono una fortuna. L’UE è responsabile di quasi la metà delle esportazioni a livello globale – si parla di circa 3.500 tonnellate, secondo Marevivo. I Paesi maggiormente coinvolti nel traffico sono Spagna, Portogallo, Paesi Bassi, Francia e Italia che, tra il 2009 e il 2021, è risultata essere il terzo più grande importatore di prodotti di squalo a livello mondiale, con circa 98mila tonnellate di prodotti importati, di cui 1.712 tonnellate di pinne.

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