Il ruolo di infrastrutture e certificazioni per la transizione ecologica

Digitalizzazione, nuove figure professionali e sinergia delle certificazioni dal Ciclo di vita ai Criteri ambientali minimi. Uno sguardo tra Italia e Norvegia

Ridurre l’impatto ambientale delle infrastrutture in ottica di transizione ecologica. Per farlo al meglio esistono diverse tecnologie e processi di lavorazione che le certificazioni aiutano a ottimizzare. Ad esempio gli EPD, Environmental product declaration, e gli LCA, Life Cycle assessment. Ma quanto aumenta l’efficienza e la sostenibilità complessiva se tutto questo mondo vive una forte digitalizzazione. Sono questi i temi del convegno promosso e organizzato da EPD Italy con EPD Norway che si è svolto a Roma lo scorso 4 maggio.
La transizione ecologica è un fenomeno ricco di variabili e protagonisti. Per questo bisogna guardare oltre la sola transizione energetica e approcciare a una nuova ottica di sviluppo e produzione. In questo le infrastrutture giocano un ruolo importante come sottolinea l’ambasciatore della Norvegia in Italia Joan Vibe.
Un ruolo questo che vede un ruolo attivo della digitalizzazione nella progettazione e nella stessa gestione dell’opera.
Sono diverse le sinergie con il nostro Paese, evidenzia inoltre l’Ambasciatore, sia sul piano delle infrastrutture sia di nuove frontiere delle tecnologie di CCS di cui la Norvegia si presenta come un hub strategico per l’Europa (vedi l’intervista video completa).

Transizione ecologica e digitalizzazione, due mondi collegati

“Digitalizzazione e sostenibilità, possono e devono andare insieme” rimarca Lorenzo Orsenigo, presidente e direttore generale ICMQ. “Se vogliamo cambiare come l’uomo abita il Pianeta, dobbiamo far sì che la sostenibilità crei valore positivo così da accelerare questo fenomeno” (vedi l’intervista completa di seguito).

Le istituzioni hanno individuato come dietro la spinta dell’industria e del mercato ci siano concrete opportunità di efficientamento di processo e di efficacia della gestione. Non a caso, come sottolinea Pietro Baratono, DG del Dipartimento per le infrastrutture, i sistemi informativi e statistici del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, la parte digitale nell’attuale codice ne pervade tutti gli articoli, dalla realizzazione alla gestione, al collaudo in modo strutturato.

Ci aspettiamo stazioni appaltanti pubbliche certificate, per le opere pubbliche”, spiega, in quanto a loro spetta un ruolo strategico nello sviluppo di infrastrutture green di nuova concezione. Un risultato per cui servono “formazione e strumenti” rimarca Barotono che conclude ai microfoni di Canale Energia: “Significa che tutta la parte relativa al product manager e all’informazione e alla gestione degli asset deve essere digitalizzata e integrata. Questa è la carta vincente”.

Azioni in cui, sottolinea il dirigente del Mite “c’è un ottimo dialogo con il Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza energetica” (vedi l’intervista completa di seguito).

Le nuove figure professionali previste nel DLgs 36/2023

Ad oggi l’implementazione del digitale ha portato un aumento dell’efficienza di processo e di costi di circa del 10/15%” sottolinea Baratono nel corso del convegno. A questo risultato si sommano le nuove opportunità lavorative date dalle figure professionali identificate dal DLgs 36/2023. Si tratta di ruoli specifici dedicati al coordinamento e alla implementazione del digitale come ad esempio:

  • il technical economy visibility;
  • il digital manager;
  • il risk manager;
  • l’asset manager;
  • l’information manager.

La sinergia delle certificazioni dal Ciclo di vita ai Criteri ambientali minimi

Intanto il Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza energetica sta valutando l’impatto dei Criteri ambientali minimi su imprese e stazioni appaltanti. Un’indagine spiega Cristina Peretti del Mase che ha lo scopo di “valutare in modo preciso come questo strumento viene visto dagli interlocutori e quali siano gli impatti reali sul settore economico”. Allo strumento dei Cam è “intrecciato” quello del LCA, “alcuni Cam considerano l’LCA, ma dipende dalla categoria merceologica” (vedi l’intervista completa di seguito).

La visione è integrare sempre di più gli LCA ai Cam. Un elemento per valorizzare nei contratti pubblici non solo l’aspetto economico ma anche la qualità del prodotto.
In questo modo sarà possibile considerare la tecnologia e il costo su tutto il ciclo di vita.
“E’ previsto anche un focus specifico sulla riduzione dei rifiuti in ottica di economia circolare” spiega nel corso del convegno la Peretti. “Si tratta di un approccio nuovo dal punto di vista dei lavori pubblici. Mentre le aziende sono più abituate a ragionare in questa ottica il pubblico in Italia no. E’ una integrazione importante per il nostro Paese”.
La visione dell’industria tra certificazioni e infrastrutture 

Intanto l’industria non sta a guardare come ha già anticipato Orsenigo e va avanti nello studio dei target di transizione ecologica che siano indirizzati al business e non solo.

Come illustra Arne Karin Johannessen, EPD Norway, l’obiettivo è far si che l’analisi del ciclo di vita guardi alla sostenibilità ambientale ma anche economica dei processi così da individuare le migliori performance possibili. Uno studio che deve anche tenere bene a fuoco i target sociali “come la salute dei nostri addetti”. Per farlo è bene mettere a fuoco le azioni che “possono fare la differenza”. Ad esempio suggerisce la Johannessen come la scelta dei carburanti o dei materiali utilizzati sul luogo delle operazioni. Azioni che devono guardare anche ai costi annuali degli operatori.

Per ottimizzare questi processi diventa “necessario avere una documentazione che sia comparabile e completa” come sottolinea Trond Edvardsen, Ceo LAC.NO. Per questo la proposta dell’azienda è un software che permette di ottimizzare il processo di certificazione ambientale. Si tratta di uno strumento che consente di velocizzare il processo di certificazione e validazione. Percorso che altrimenti richiederebbe giorni di attività. A questo si aggiunge un’implementazione di efficienza e di controllo e gestione successiva molto agile. Inoltre il software facilita la stessa messa a confronto dei dati immessi, grazie alla facilità di estrazione e revisione dei dati.

Un esempio chiaro di come la digitalizzazione stia aiutando e sostenendo la transizione digitale delle imprese e il loro efficientamento. Orsenigo ricorda difatti che le certificazioni stesse possono essere semplificate grazie all’utilizzo di specifici software. Questi fanno sia che sia sufficiente certificare e revisionare il solo software, velocizzando ed efficientando il processo di certificazione stesso.

Come il comparto del cemento e dei calcestruzzi sta guardando alla transizione ecologica

L’intervista a Marco Borroni presidente di ERMCO, European ready mixed concrete association.

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Giornalista, video maker, sviluppo format su più mezzi (se in contemporanea meglio). Si occupa di energia dal 2009, mantenendo sempre vivi i suoi interessi che navigano tra cinema, fotografia, marketing, viaggi e... buona cucina. Direttore di Canale Energia; e7, il settimanale di QE ed è il direttore editoriale del Gruppo Italia Energia dal 2014.