Biometano: crescono i costi per realizzare o convertire gli impianti

Focus dell’Hydrogen and alternative fuels report 2025 del politecnico di Milano

Con la pubblicazione dei risultati della quinta asta, lo scorso aprile, si è concluso l’iter applicativo del decreto ministeriale 2022, nato con l’obiettivo di sostenere gli investimenti nella realizzazione di nuovi impianti di produzione di biometano. Se le prime quattro aste avevano riscosso un successo piuttosto limitato, nella quinta il contingente disponibile è stato quasi completamente assegnato. Molto elevata è stata la partecipazione di impianti agricoli (292), con una prevalenza di quelli derivanti dalla riconversione di impianti a biogas esistenti (191). Due sono i fattori principali che spiegano questa predominanza. Primo, la scarsa partecipazione alle aste precedenti, dovuta all’attesa della pubblicazione di altre misure di sostegno (come il decreto sui prezzi minimi garantiti per l’energia elettrica prodotta e il Fer 2). Secondo, i tempi di realizzazione più rapidi che favoriscono il completamento dei lavori entro il termine per accedere ai contributi in conto capitale finanziati dal Pnrr (30 giugno 2026).

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Foto di Fujiphilm su Unsplash.

È questa una tra le maggiori evidenze dell’Hydrogen and alternative fuels report 2025, redatto dall’Energy&Strategy della School of Management del politecnico di Milano.

Biometano: probabili rinunce dai vincitori della quinta asta

A causa della crescita dei costi di realizzazione o conversione degli impianti, con conseguente maggiore richiesta di finanziamento media per progetto, dei 298 progetti vincitori della quinta asta solo i primi 148 in graduatoria avranno accesso al contributo in conto capitale (se rispetteranno la scadenza del 30 giugno 2026), mentre 150 rimarranno esclusi a causa dell’esaurimento dei fondi stanziati. “Questo potrebbe provocare un numero di rinunce molto elevato, perché le simulazioni economico-finanziarie indicano come il contributo sia un elemento cruciale per la sostenibilità tecnico-economica dei progetti” si legge a commento.

Per scongiurare questo rischio, il Governo ha presentato alla Commissione EU una proposta di revisione del Pnrr contenente due richieste fondamentali che saranno determinanti per la fattibilità: l’ampliamento dei fondi, destinando al contributo in conto capitale le risorse inutilizzate da altre missioni e uno slittamento di sei mesi del termine ultimo per l’accesso ai contributi in conto capitale.

Per cercare di avvicinarsi agli obiettivi del Pniec, “servirebbe una nuova misura governativa di sostegno allo sviluppo che raccolga l’eredità del DM 2022” sostiene l’Energy&Strategy. Inoltre, potrebbe essere opportuno “individuare soluzioni che stimolino la domanda di biometano da parte dei clienti, in particolare quelli più energivori”.

Capacità resterà al di sotto degli obiettivi fissati dal Pniec al 2030

In base alle previsioni dello studio, la capacità produttiva di biometano rimarrà comunque ben al di sotto degli obiettivi fissati dal Pniec per il 2030, con una percentuale stimata che oscilla tra il 40% e il 50% a seconda degli scenari. “Ciò sottolinea l’urgenza di ulteriori interventi a sostegno del settore” sollecita il rapporto. Questi potrebbero includere: una sesta asta nell’ambito del DM 2022 per assegnare la capacità residua, “condizionata però all’approvazione da parte della Commissione EU della rimodulazione dei fondi e dell’allentamento delle scadenze”.

Ma anche l’introduzione di un nuovo decreto incentivante, accompagnato da una revisione delle tariffe, con procedure competitive. Viene inoltre menzionata la proposta Biometano Release, lanciata da Confindustria, ispirata allo schema Energy Release e volta a connettere i produttori di biometano con le industrie hard-to-abate, “basato su uno schema normativo ben strutturato”.

Misure come quelle previste dal Dl Agricoltura, che punta a integrare maggiormente la filiera agricola con le industrie hard-to-abate, e la messa a punto di ulteriori schemi incentivanti, potrebbero contribuire a un significativo incremento dell’offerta nei prossimi anni. L’idrogeno, in base ai risultati dell’analisi, presenterebbe invece due principali criticità: un significativo gap di costo rispetto al gas naturale e una rete infrastrutturale ancora in fase di sviluppo, che ne limita l’accesso su larga scala.

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