Si continua a dire che la ripresa del trasporto pubblico locale nel post Covid-19 sarà molto difficile perché per mantenere il distanziamento sociale le persone preferiscono usare l’auto privata. L’abbandono, seppur momentaneo, dei mezzi pubblici offre una nuova prospettiva cui guardare. E dà spunti di riflessione approfondite sul rinnovo sostenibile del parco veicolante e sulla competitività del Made in Italy. In tal senso, la pubblicazione del “Dossier trasporto passeggeri e mobilità” di Anfia offre spunti utili. Intervista doppia a Marisa Saglietto, responsabile area Studi e Statiche Anfia, e Fabrizia Vigo, responsabile area Relazioni istituzionali Anfia.

Come riportato nel “Dossier trasporto passeggeri e mobilità” di Anfia, negli ultimi venti anni è venuta a mancare a livello nazionale e locale l’urgenza di investire nella mobilità pubblica. Quali le ripercussioni sulla vivibilità delle città? Il Covid-19 ne frenerà la crescita?
Nel 2018 i problemi più sentiti dalle famiglie rispetto alla zona in cui vivono sono traffico (38,8%), inquinamento (37,8%), difficoltà di parcheggio (35,7%) e di collegamento con i mezzi pubblici (32,4%), rumore (32,3%). I problemi ambientali che nel 2018 le persone dai 14 anni in su ritengono più preoccupanti sono inquinamento dell’aria e cambiamenti climatici. La forte riduzione, da inizio anni ’90, delle emissioni di particolato (PM 2,5), ossidi di zolfo (SOx), ossidi di azoto (NOx) e composti organici volatili non metanici (Covnm) dei veicoli – grazie alle innovazioni tecnologiche sviluppate in ottemperanza alla normativa Euro – non è ancora sufficiente a migliorare la qualità dell’aria, soprattutto in inverno, con il riscaldamento domestico.

Con l’emergenza Covid-19, le misure di distanziamento fisico hanno indotto cambiamenti comportamentali che si riflettono sull’uso dei mezzi pubblici, di per sé la modalità di trasporto più efficiente e più adatta a contenere la congestione stradale e l’inquinamento. Mantenere il distanziamento fisico sui mezzi è abbastanza complicato e costoso e ad oggi sembra essere preferito dai cittadini l’uso del mezzo privato che, se massivo, farà aumentare i livelli di smog nelle città, con conseguente introduzione di limiti alla circolazione dei veicoli più inquinanti. La ripresa della mobilità pubblica sarà quindi lenta, ma inevitabile.

L’andamento del mercato ha frenato duramente la produzione nazionale di autobus. Ci sono state perdite per il trasporto pubblico locale, tenuto conto anche della pandemia Covid-19? Influenze negative per il made in Italy (import/export)?

Il 94% degli autobus circolanti nel 2019 sono a gasolio (-0,4% rispetto al 2018), mentre quelli a metano sono quasi il 5% (+8% sul 2018). Elettrici e ibridi sono appena lo 0,7% del parco, ma in significativa crescita rispetto al 2018, a differenza di quelli a benzina (-3%) e a benzina-Gpl (-2%). Il mercato autobus ad alimentazione alternativa ha chiuso il 2019 a +38%, con una quota del 15% del venduto (10% nel 2018, 5% nel 2017, 4% nel 2016 e 6% nel 2015).

Negli ultimi 20 anni sono stati immatricolati in Italia 78 mila autobus nuovi. La mancanza di programmazione, indispensabile per i piani di produttivi, ha contribuito al dimezzamento del mercato nell’ultimo decennio, con un impatto pesante sulla filiera nazionale che però si sta finalmente riprendendo. Nel 2020, le immatricolazioni aumentano del 18% nel primo bimestre mentre subiscono un’analoga flessione nel bimestre marzo-aprile, per via delle misure anti-Covid-19. Con la riapertura, a maggio, di siti produttivi e servizi commerciali, le immatricolazioni di autobus sono calate del 69,5% nel mese e del 14% nei primi 5 mesi dell’anno.

È notizia recente che 91 autobus Atac acquistati dalla Turchia sono stati ritirati dalla strada per un probabile difetto di fabbricazione. I bus a metano erano stati presentati ad agosto 2019 e avrebbero dovuto far parte della flotta in servizio in alcuni quartieri periferici della città di Roma. Quali gli effetti di questi e altri episodi sull’immagine della filiera e sulla vivibilità delle metropoli?

L’episodio in questione, a nostro avviso, non ha leso l’immagine della filiera, visto che gli autobus non sono stati ritirati dalla strada, ma sono stati semplicemente oggetto di una campagna di richiamo fatta in via cautelativa dal costruttore. Questo, che, come tutte le aziende che producono autoveicoli, è obbligato per legge a farle quando un fornitore lo mette a conoscenza della possibile non conformità di un componente. I richiami vengono fatti spesso e servono a garantire le ottimali condizioni di funzionalità dei mezzi di trasporto. In questo specifico caso, i mezzi Atac sono stati fermi a rotazione in officina in media sei giorni tornando poi operativi e garantendo il regolare servizio, così come facevano già dal 2019, garantendo sia la percorrenza chilometrica che la disponibilità prevista da contratto di fornitura.

Sempre secondo il Dossier Anfia, gli investimenti pubblici degli ultimi anni e quelli previsti a breve-medio termine per il rinnovo delle flotte del Tpl sono insufficienti per l’efficientamento del parco veicolare. Come bisognerebbe strutturarli per favorire la competitività delle imprese, soprattutto perché il Trasporto pubblico locale si riprenda dopo l’emergenza Covid-19?

Dopo anni di assenza, le risorse pubbliche non sono poche, ma bisognerebbe compattare l’arco temporale di spesa in 5-6 anni, invece di 15. Inoltre, con l’approvazione del Piano nazionale della mobilità sostenibile, i finanziamenti pubblici sono stati vincolati ai soli acquisti di bus ad alimentazioni alternative e loro infrastrutture, con conseguente contrazione del numero di mezzi acquistabili con queste risorse, visti i costi decisamente maggiori rispetto alle tradizionali. Probabilmente una piccola scossa la darà la deroga del Dl Rilancio che sospende temporaneamente questi vincoli, ma bisogna fare di più: oltre ad ulteriori ingenti risorse, è fondamentale semplificarne la fruizione da parte delle imprese di trasporto pubblico perché i lunghissimi tempi di ripartizione e allocazione contribuiscono a ritardare il rinnovo del parco.

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