“Chi inquina non paga: in Italia i trasporti aereo e marittimo godono di esenzioni fiscali per oltre 7 miliardi l’anno. I settori hard to abate sono esentati dal pagare per le emissioni che generano, come invece fanno invece altri settori” è quanto afferma in uno studio Transport & Environment (T&E). Un impatto anche a livello di “Tax Gap”, in quanto un’applicazione solo parziale del sistema ETS di prezzamento del carbonio e l’esenzione dall’IVA per i biglietti aerei, cioè un mancato gettito fiscale, superiore ai 7 miliardi all’anno.
Una riforma che porterebbe maggiori introiti nelle casse dello Stato

Si tratta di esenzioni che almeno sul volo creano un vantaggio competitivo verso la scelta di questo mezzo di trasporto più inquinante. Si tratterebbe di una tassazione progressiva nel tempo, modulata in base alla distanza e alla classe del volo. Considerato che nel 2024 si tratta di 5,2 miliardi di euro di esenzioni fiscali. Stesso approccio sul trasporto marittimo visto dal punto di vista delle crociere. Mentre per le crociere la proposta è una tassa sul biglietto delle crociere più lunghe con un costo crescente in base al numero delle notti. Una misura in grado di generare fino a 400milioni di euro all’anno.

La richiesta anche a fronte del fatto che il treno è più tassato dell’aereo un mezzo di trasporto più efficiente e meno inquinante.
Inquinamento dei trasporti una tassazione ad hoc per investire nel green
“Da decenni, la fiscalità premia i settori più inquinanti, mantenendo esenzioni per il consumo di carburanti fossili e fallendo nell’orientare industrie e consumatori verso scelte di mobilità sostenibili. Correggere queste distorsioni è necessario, giusto dal punto di vista climatico e anche utile per lo Stato, che può recuperare importanti risorse finanziarie da impiegare per la decarbonizzazione dei trasporti o per contenere il debito pubblico, ridistribuire secondo criteri di equità sociale, garantire servizi sociali” afferma Carlo Tritto, Sustainable Fuels Manager di T&E Italia.
Introiti così ottenuti potrebbero quindi essere reinvestiti parzialmente nella produzione di carburanti sintetici per l’aviazione (e-SAF) e nella ricerca e nello sviluppo di infrastrutture per la decarbonizzazione del settore.
“Correggere queste distorsioni significa ridurre la dipendenza da petrolio importato, stimolare investimenti industriali nazionali e allineare la fiscalità ai principi europei di neutralità climatica. È una scelta di equità, non di ideologia. Introdurre le misure che proponiamo vorrebbe permetterebbe inoltre di recuperare gettito dall’overtourism, facendo sì che i flussi turistici verso il nostro Paese diventino una risorsa davvero collettiva” conclude Tritto.
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