Aprono le candidature per diventare città “climaticamente neutre” entro il 2030. L’Apre, l’Agenzia promozione ricerca europea, invita le realtà, grandi e meno grandi, a stimolare percorsi di sostenibilità ambientale, sociale ed economica per azzerare le emissioni nocive entro dieci ani.

La sfida non è certo facile, sono tanti gli aspetti su cui concentrare l’attenzione e le risorse: il coinvolgimento dei cittadini e delle comunità, l’accessibilità dei dati, le azioni di trasformazione verso la mobilità attiva e, come detto, l’azzeramento delle emissioni. Il percorso di ogni realtà confluisce nel programma promosso dalla Commissione europea “100 climate neutral cities by 2030” nell’ambito dell’EU horizon Europe framework.

smart city
Slide proiettata durante l’evento Apre.

Come diventare città climaticamente neutre

Costruire una città intelligente, come discusso durante l’evento a tema promosso dall’Apre lo scorso 16 ottobre, richiede il coinvolgimento partecipativo di tutti gli attori e il monitoraggio dei possibili interventi di miglioramento. Tra gli esempi citati, significativo quello dei catasti energetici, che in Italia per legge erano previsti già nel 1991, per censire e classificare gli impianti alimentati da fonti rinnovabili e, di conseguenza, analizzare le prestazioni energetiche degli edifici.

La condivisione delle informazioni sui consumi non deve essere vista dagli utenti come una minaccia, ma anzi essere stimolata. Aiuterebbe anche la crescita delle comunità energetiche, ha evidenziata Eleonora Sanseverino dell’università di Palermo, “concetto legato non solo ad aspetto tecnologico ma (…) al comportamento delle persone e all’interazione tra cittadini e pubblica amministrazione”. La “creazione della fiducia tra privati, il benessere economico sufficiente a intraprendere l’investimento, l’accettazione di livelli socio-economico diversi” rappresentano le sfide da vincere per spingere l’adozione di questo modello.

comunità energetica
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Altri temi di rilievo affrontati durante l’evento sono stati la semplificazione burocratica e la creazione di una nuova governance urbana. L’abbandono del mezzo privato a favore della mobilità attiva, come evidenziato dall’avvocato Anna Gerometta. La trasmissione dei benefici ottenuti “dagli enti locali”, ha aggiunto Carlo Mango, rappresentante italiano nella mission assembly “Climate – neutral and smart cities”. E come ha detto Jacopo Bencini, policy advisor di Italian climate network, la messa a fattor comune de “i dati in senso prettamente ambientale”. Informazioni che provengono da sensori o da dispositivi di geolocalizzazione presenti in città, di cui ancora non è chiara la paternità, ma che servirebbero per elaborare modelli di tipo cooperativo.

città climaticamente neutre
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“La limitatezza delle competenze, soprattutto quando si sale di livello nella complessità e nell’integrazione delle fonti di finanziamento” è un ostacolo da superare, secondo Annalisa Corrado, direttrice scientifica di Kyoto club. Lo si potrà fare inserendo a scuola, ad esempio, l’educazione sostenibile. Materia di rilievo al pari della tutela della salute umana: Chiara Spinato, direttore generale Healthy city institute, ha mostrato come il monitoraggio del diabete ne abbia rivelato la maggiore incidenza in 14 città metropolitane.

Prima di arrivare a far decollare il modello del prosumer, c’è un modo di fare energia ancora da scardinare: “Il legame tra crescita economica ed emissioni di CO2 non si scioglie”, ha commentato Davide Tabarelli di Nomisma energia, “nel mondo si costruiscono ancora centrali a carbone e quello è il modello di sviluppo”.

emissioni CO2
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Gli esempi di Siena, Milano, Savona e Bologna

D’altro canto, c’è chi dimostra che un cambio di rotta è possibile e si è già candidato alla sfida al 2030. A Siena e provincia, ha spiegato Simone Bastianoni, si redige il bilancio dei gas serra ed è stata siglata un’alleanza territoriale per raggiungere la neutralità climatica che riunisce soggetti disparati, dalle scuole ai provider. A Milano, ricorda Angela Simone di fondazione Basseti, nel 2018 è stato promosso il Covenant of majors for climate and energy e nel 2019 Giuseppe Sala ha dichiarato lo stato di emergenza climatica e ambientale. Al pari Bologna che sta cercando di mettere in pratica l’uso dei dati ambientali e di proporre assemblee cittadine per il clima. E poi Savona dove i progetti sostenibili già partiti sono stati presi da Ilaria Caprioglio e tradotti in dati utili a stimolare il processo di decarbonizzazione. Buoni presupposti che, ci auguriamo tutti, saranno tradotti in buoni risultati.

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