Non solo sharing, verso la “città autonoma” grazie all’AI

Come Ai e comportamenti umani insieme possono fare la differenza per ridurre l'inquinamento in città. La discussione nel corso della 7a Conferenza Nazionale della Sharing Mobility

città autonoma
La sharing mobility, la mobilità condivisa che include auto, scooter biciclette e monopattini, ha cambiato il sistema di misura della mobilità, ma non è tutto oro quello che luccica. Alla 7a Conferenza Nazionale della Sharing Mobility, oggi 5 ottobre a Roma ha partecipato Carlo Ratti, architetto ricercatore del Mit che ha ripreso i concetti e i dati della ricerca che lo ha reso molto noto in ambito di smart city sull’uso dei big data per analizzare il traffico di una grande metropoli, mostrando un esito che non era scontato e neanche prevedibile.
“La condivisione del veicolo all’epoca ci sembrava un’ottima idea. In seguito abbiamo pensato di ottimizzare anche la distribuzione delle auto, difatti usiamo le auto solo il 5% del tempo, per il resto l’auto occupa prezioso spazio nelle città. Invece quello che è successo che le persone dai mezzi pubblici sono passati alle auto in sharing. Quindi il comportamento delle persone ha cambiato i risultati.
In questo modo è peggiorata la viabilità e l’inquinamento delle città invece che diminuire.
Torna su questo concetto Luigi Onorato partner monitor Deloitte: “La combinazione tra tecnologia e persone è centrale. Per questo serve un approccio pragmatico ci sia una analisi di sinergia tra fenomeni, tecnologia e cittadini. In questo l’AI può svolgere un ruolo importante, ma spetta al comportamento umano fare la differenza”. Per queto secondo Onorato per sintetizzare tutto in un claim si può dire che si passa dalla smart city allo smart citizen, alla città autonoma“.
la slide della sharing nella città autonoma
A questo si somma l’effetto del passaggio culturale tra generazioni. Come anticipato da Ronchi in apertura lo studio di Deloitte conferma come l’auto privata sia una scelta imposta dal non avere una buona alternativa di mezzi pubblici. “Su questo i giovani si distinguono perché preferiscono il car sharing rispetto l’auto di proprietà” ribadisce Onorato.
Al centro resta il tema della sicurezza nella condivisione: “Condivido se sono sicuro“.

La città sostenibile secondo le risposte dell’indagine svolta da Deloitte:

il 95% degli intervistati ritengono importante vivere in un quartiere che offre servizi di prossimità.
deloitte sharing mobility
Tra i principali servizi richiesti ci sono: verde pubblico 55% supermercati e alimentari 54%; ospedali e centri medici e istruzione 36%.
Rispetto la digitalizzazione vince la forma ibrida fisico digitale. Il che richiede grande flessibilità alle imprese.
Il 72% ritiene che la sostenibilità sia centrale in primis con lo sviluppo di aree verdi.
Non solo il cittadino vuole essere coinvolto direttamente. Oltre il 60% ritiene di poter fare la differenza se coinvolto.
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Giornalista, video maker, sviluppo format su più mezzi (se in contemporanea meglio). Si occupa di energia dal 2009, mantenendo sempre vivi i suoi interessi che navigano tra cinema, fotografia, marketing, viaggi e... buona cucina. Direttore di Canale Energia; e7, il settimanale di QE ed è il direttore editoriale del Gruppo Italia Energia dal 2014.