Promuovere la mobilità elettrica, ponendo al centro il consumatore. E’ questo il perno attorno a cui ruota il progetto europeo User-Chi, che parte dall’analisi delle esigenze degli utenti per cercare di aumentare l’appeal di questa modalità di spostamento sostenibile. L’iniziativa vede la partecipazione di soggetti appartenenti ai diversi segmenti del comparto della mobilità elettrica e punta a favorire modalità operative sinergiche e integrate. In Italia, in particolare, sono coinvolti, tra gli altri, Enea, Enel x, Roma servizi per la mobilità e Digital system integrator (Dsi), insieme ad altri partner provenienti da Spagna, Finlandia, Germania e Ungheria.

Insieme a Natascia Andrenacci, ricercatrice del Laboratorio sui sistemi e le tecnologie per la mobilità e l’accumulo dell’Enea, abbiamo approfondito alcuni aspetti del progetto.

Quali sono gli obiettivi di questo progetto?

L’obiettivo principale di questo progetto, che è partito a febbraio e durerà quattro anni, è quello di creare una serie di servizi e di prodotti che possano far crescere il potenziale della mobilità elettrica in Europa. L’idea è, in particolare, quella di rendere l’e-mobility il più semplice possibile per i fruitori, mettendo in atto una serie di iniziative in più ambiti.

Creare una serie di servizi e di prodotti che possano far crescere il potenziale della mobilità elettrica in Europa.

Si lavorerà, ad esempio, per cercare di uniformare la fruizione delle strutture di ricarica, sia dal punto di vista dell’hardware sia da quello software. L’obiettivo è creare, nel comparto della mobilità elettrica, una specie di roaming dei fornitori del servizio tra i diversi Paesi, in modo analogo a quanto avviene già per il settore della telefonia mobile.

In ambito hardware, ad esempio, c’è il problema legato alla presenza di diversi tipi di connettori. Ovviamente il progetto non può andare a influenzare questi aspetti, perché sono regolamentati da standard nazionali e internazionali, ma punta a fornire un’analisi molto approfondita. Lato software, invece, si può lavorare molto. Si possono creare delle piattaforme che consentano all’utente di effettuare pagamenti tramite delle app in modo agile e trasparente.

Altri aspetti su cui si concentra il progetto sono poi la ricerca di soluzioni per omogeneizzare e integrare la mobilità elettrica nel sistema di produzione dell’energia verde. Ciò può essere fatto tramite la realizzazione di hub di ricarica – composte da un impianto fotovoltaico, un sistema di accumulo a terra e stazioni di ricarica – che massimizzino l’uso delle fer.

Un’altra opzione è poi quella dell’uso delle smart grid e delle app che consentano ai veicoli di effettuare ricariche senza creare picchi di richiesta di potenza. Nello specifico l’obiettivo è far sì che la richiesta di energia venga distribuita opportunamente, attraverso delle rimodulazioni della richiesta di potenza della batteria, con scambi tra batteria e rete elettrica o batteria e batteria. Il tutto minimizzando l’impatto della ricarica sulla rete elettrica.

Quali sono le aree urbane coinvolte?

Le aree urbane coinvolte sono: due in Italia (Roma e Firenze), due in Spagna (Barcellona e Murcia) e una rispettivamente in Germania (Berlino), Ungheria (Budapest) e Finlandia (Turku). Nello specifico: Budapest, Turku, Barcellona, Roma e Berlino sono città pilota in cui saranno sviluppati prodotti o modelli di business specifici. A Murcia e Firenze invece verrà verificato che questi progetti siano scalabili e replicabili.

In particolare quale progetto verrà realizzato a Roma?

A Roma è prevista la realizzazione dell’hub di cui parlavo prima. Si tratta di una struttura in cui si integrano dei pannelli fotovoltaici, un sistema di accumulo a terra e delle infrastrutture di ricarica per light electric vehicles, da definire in base al contesto. Pensiamo inoltre di introdurre alcuni sistemi di ricarica per le auto elettriche. L’idea centrale è fornire tutta una serie di servizi aggiuntivi, come postazioni per lo smart-working o palestre, che possano dare valore ai tempi di attesa per la ricarica. Naturalmente creare un hub con questi servizi sarà il punto di arrivo finale del progetto. In generale cercheremo di creare sinergie tra le strutture che già esistono sul territorio.

Avete già individuato delle zone di Roma su cui intervenire?

In questa fase iniziale del progetto stiamo valutando alcune zone della città. Tra queste c’è il quartiere dell’Eur e corso di Francia, ma ripeto è ancora tutto da decidere.

A Firenze invece come si procederà?

Firenze, proprio per il ruolo specifico che ha nell’analisi della replicabilità delle soluzioni, entrerà attivamente nel progetto un po’ più avanti, quando già saranno sviluppati modelli di business e soluzioni in altre città. In questo momento la città partecipa, come tutte le altre realtà urbane coinvolte, al processo di rilevazione e analisi dei big data che stiamo realizzando. Nell’ambito del progetto saranno inoltre coinvolte altre 5 città, al momento ancora da individuare, che vorranno testare la replicabilità di soluzioni e modelli adottati.

Attualmente in quale fase del progetto siamo?

Ora siamo in una fase di analisi dei dati. Si stanno coinvolgendo con questionari gli utenti, ma in alcuni casi anche fornitori di servizi di ricarica e fornitori di servizi elettrici. Si è cercato di procedere nel modo più trasversale possibile, coinvolgendo tutti gli stakeholder del comparto. A breve inizierà la fase più operativa, dedicata allo studio delle applicazioni possibili e della fattibilità dei progetti che devono essere realizzati.

Come declinate il tema del Vehicle to grid?

Il V2g è una soluzione che vogliamo sfruttare, quello che bisogna valutare è la maturità della tecnologia e la regolazione nei singoli Paesi.

Il V2g è una soluzione che vogliamo sfruttare, quello che bisogna valutare è la maturità della tecnologia e la regolazione nei singoli Paesi. Ad esempio al momento in Italia non c’è una regolamentazione in quest’ambito, mentre in altri Paesi è presente. Un altro aspetto da considerare è poi il fatto che il numero di auto attualmente in circolazione, capaci di erogare energia alla rete è piuttosto bassa. Il problema verrà affrontato nell’ambito del progetto, considerandolo come una questione che nei prossimi anni assumerà un’importanza sempre maggiore. In particolare studieremo le norme delle diverse nazioni e daremo una panoramica delle best practices, in modo da orientare i soggetti che a livello governativo stabiliscono le policy del settore.

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Giornalista professionista e videomaker con esperienze in diverse agenzie di stampa e testate web. Laurea specialistica in Filosofia, master in giornalismo multimediale.