Le città verdi hanno bisogno di pianificazione

Il commento di Maurizio Conticelli dott. forestale per l'associazione ambientalista Amici della Terra

jungle- foreste urbane
Foto di Sasin Tipchai da Pixabay

Città ricoperte di verde per tornare a respirare. Un approccio che sta prendendo sempre più piede. Come ha dimostrato la premiazione agli SDG Action Award, l’Oscar dedicato ai 17 Obiettivi di Sviluppo Sostenibile dell’ONU di  Green Obsession”, la filosofia progettuale di Stefano Boeri Architetti in cui le città del futuro “si trasformano grazie a giardini sui tetti, orti comunitari nei cortili, agricoltura urbana e filari alberati nelle strade. Aumentare la connettività tra boschi, giardini e aree verdi  ma dove mettere questo verde e come sceglierlo”. A tutto questo però le nostre città potrebbero non essere pronte. Gli eventi estremi di questi ultimi giorni hanno riconfermato la pericolosità di un verde mal gestito e non manutenuto, ma di alberi abbiamo bisogno.  E allora che fare?

Ne abbiamo parlato con il dott. forestale Maurizio Conticelli dell’associazione ambientalista Amici della Terra.

Riforestazione locale, perché sceglierla rispetto a lavorare in zone più lontane

“In Italia negli ultimi decenni c’è stato quasi un raddoppio della superficie forestale dai 6 milioni di quasi un decennio fa, ai più recenti 11 milioni. Ed è avvenuto tramite un processo spontaneo di rimboschimento“, spiega Conticelli. “Per questo come associazione abbiamo ritenuto più urgente concentrarci sul verde urbano. Nelle città constatiamo gravi disattenzioni dal punto di vista della realizzazione e della manutenzione del verde”.

“Le città a volte non hanno spazi idonei al verde. Non sono state costruite pensando di includere degli spazi verdi idonei. La prima soluzione che viene proposta dalle amministrazioni è inserire il verde nei marciapiedi. Ma non c’è luogo meno adatto, in quanto le diverse tubature e reti di servizi non facilitano la crescita delle radici. Per non parlare degli effetti dati dalla manutenzione di queste linee. Si rischia spesso in corso di opera di tagliare le radici, mettendo a rischio la stabilità delle piante. Infine c’è da considerare che alcuni alberi posti troppo vicino alle abitazioni possono levare la luce e non essere gradite”.

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Nonostante ciò, rinverdire le città è importante “ma è necessario effettuare delle scelte che seguano un criterio tecnico scientifico, senza trascurare le esigenze della comunità”.

L’esperienza di Graffignano

Nella Tuscia Viterbese ci siamo concentrati sull’intervento realizzato nel comune di Graffignano. “Qui abbiamo riqualificato la piazza della città dove c’erano piante albizie non più vitali. Per sostituirle abbiamo agito secondo il criterio indicato sopra. Quindi guardando sia agli aspetti scientifici sia alle esigenze della comunità. Nel caso specifico l’amministrazione comunale aveva richiesto piante che non si sviluppassero troppo vistosamente in larghezza e altezza. A questa richiesta abbiamo fatto subito presente che la risposta non era nella potatura, ma nella scelta di una pianta che non crescesse troppo. Abbiamo quindi proposto, al posto del bagolaro, pianta tipica della zona, dei gelsi. Anch’essi sono tipici delle nostre campagne ma hanno la proprietà di sviluppare una chioma ampia come ombreggiatura, senza crescere troppo in altezza. Sempre per assecondare le esigenze di manutenzione, abbiamo infine proposto una varietà senza frutti”.

I danni delle potature “estreme”

Tra le cause dei crolli di alberi nelle città non c’è dubbio secondo il dottore forestale degli Amici della Terra che non sono da escludere gli effetti della cosidetta “capitozzatura“. Si tratta di una tipologia di potatura violenta che prevede una stroncatura, quasi completa, della chioma. “Si usava molto negli anni ’80. Ma nel tempo si è dimostrato che danneggia la stabilità della pianta. Queste sezioni di tagli causano fenomeni di marcescenza che portano infiltrazioni. Le infiltrazioni nel tempo si ampliano. Le piante sono resilienti, ma alla lunga i punti deboli cedono. Questa incomprensione nasce dal fatto che non tutti sanno, se non si affidano a tecnici specialistici, che le alberature forestali non si potano come quelle agricole. Tranne alcune specie, come il leccio, che sopportano bene anche potature artistiche”.

“Su questo come associazione vorremmo a breve inviare all’Anci nazionale le linee guida del ministero sul verde urbano. Sono molto ben fatte e tra l’altro esplicitano come la pratica della potatura sia da evitare”.

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Giornalista, video maker, sviluppo format su più mezzi (se in contemporanea meglio). Si occupa di energia dal 2009, mantenendo sempre vivi i suoi interessi che navigano tra cinema, fotografia, marketing, viaggi e... buona cucina. Direttore di Canale Energia; e7, il settimanale di QE ed è il direttore editoriale del Gruppo Italia Energia dal 2014.