Inquinamento aria: attenzione al riscaldamento domestico a biomassa

Anteprima AssogasliquidiIl legno e il pellet, seppur impiegati in apparecchi di riscaldamento domestico di alta gamma, incidono in maniera significativa sull’inquinamento atmosferico. Le differenze maggiori rispetto agli altri combustibili emergono nelle emissioni di particolato e idrocarburi policiclici aromatici – in quest’ultimo caso soprattutto di benzo(a)pirene – dove gas naturale e GPL registrano, invece, valori pressoché nulli. Per il monossido di carbonio CO e gli ossidi di azoto NOx i valori dei combustibli gassosi sono inferiori rispetto a pellet e legna: da tre a sei volte nel primo caso, tre volte nel secondo. Unica eccezione gli ossidi di zolfo: è il gasolio a mostrare un valore di emissione nettamente superiore agli altri combustibili.

Sono i risultati emersi dallo “Studio comparativo sulle emissioni di apparecchi a gasolio, gas, GPL e pellet” realizzato da Innovhub-Stazioni sperimentali per l’industria e presentato ieri a Roma nel convegno promosso da Assogasliquidi e Anigas.

Nell’analisi, come evidenziato da Angelo Lunghi di Innovhub, “siamo partiti dal combustibile adoperato e dalla gestione che ne fanno gli utenti. Inoltre, abbiamo tenuto conto della peculiarità tecnologica (non tutti gli apparecchi riescono a generare efficientemente il calore) e delle prestazioni (con cui calcoliamo l’efficienza dal punto di vista della produzione termica e della riduzione delle emissioni)“. Gli apparati per il riscaldamento domestico rappresentano, oltre ai trasporti, la più importante voce di inquinamento cittadino proprio perchè presenti in maniera omogenea sul territorio. La loro diffusione capillare è così suddivisa: “La percentuale maggiore degli impianti centralizzati è nel Nord Ovest del Paese, mentre gli impianti autonomi sono diffusi maggiormente al Nord Est e nel Centro Italia – ha spiegato Gabriele Migliavacca di InnovhubInoltre, si può avere un impianto centralizzato alimentato con combustibili fossili ma abbinato a una caldaia a biomassa. Difatti per gli apparecchi autonomi la biomassa è il combustibile più diffuso“.

Oggi in Italia le concentrazioni di SO2 non sono più un problema, è il monossido di azoto NO di cui sono colpevoli i traporti in larga parte, che immesso in aria si trasforma in atmosfera in biossido di azoto NO2 – spiega Mario Cirillo di Ispra AmbienteIl rapporto non è lineare: per dimezzare i livelli di NO2 devo incidere doppiamente su quelli di NO“. E tra ozono, biossido azoto e particolato il file rouge è proprio questa non linearità: si ha a che fare oggi con il risultato di stili di vita non corretti promossi nei decenni passati. Dunque, occorre “un piano unitario“, evoca Cirillo. Gli fa eco Carlo Maria Medaglia, capo segreteria tecnica Ministero dell’Ambiente:Il pacchetto infoAria sarà un vero e proprio portale open in cui verranno raccolti i dati sulle emissioni raccolti dalle ARPA regionali” che “dal gennaio del prossimo anno, consentirà di avere una rete di misura chiara, performante, uniforme e visibile a tutti”.

Altro punto fondamentale è la risposta dell’organismo alla presenza di queste sostanze in aria. Come spiegato da Isabella Annesi-Maesano, Institute Pierre Louis of Edpidemiology and Public Health (INSERM), “non siamo tutti uguali di fronte al rischio dell’inquinamento: ad esempio, le persone anziane, stressate o sovrappeso sono maggiormente esposte“. I danni più noti e frequenti? “Morte prematura del feto, infertilità nella donna e nell’uomo, diabete, malattie cardio-polmonari. Nel mondo nel 2015 sono stati circa 40.000 i morti provocati dalla combustione delle biomasse“.

Di seguito i commenti di Francesco Franchi, Presidente Assogasliquidi

Bruno Tani, Presidente Anigas

Isabella Annesi-Maesano, Institute Pierre Louis of Edpidemiology and Public Health (INSERM)

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